Usa: contaminati da mercurio i pesci di fiume. E in Italia?
Tutti i pesci di fiume del territorio americano sono contaminati con tracce di mercurio piu’ o
meno elevate: l’allarme viene dalla piu’ ampia rilevazione del genere condotta
negli Usa, tra il 1998 ed il 2005 analizzando campioni raccolti in oltre 300
fiumi, sorgenti e torrenti. Il mercurio e’ tossico per la salute specialmente
oltre certi livelli di concentrazione e puo’ indurre disturbi organici, tra
questi danni al sistema nervoso che possono indurre ritardi mentali nei feti e
nei bambini.
Per la U.S. Geological Survey i ricercatori hanno raccolto campioni
e analizzato migliaia di pesci da circa 300 fiumi sparsi sul territorio: sotto
la lente degli studiosi sono finiti trote, pesci-gatto, sogliole, merluzzi. Un
quarto dei pesci e’ risultato avere livelli di mercurio superiori ai limiti
fissati dall’Epa, l’agenzia federale Usa per l’ambiente. ”Ma ogni singolo
pesce che abbiamo analizzato e’ risultato contaminato con mercurio”, ha
osservato uno dei ricercatori Andrew Rypel dell’universita’ del Missouri. Le
concentrazioni piu’ alte sono state riscontrate nei fiumi del Sud-est degli
Stati Uniti: in Georgia, Florida, Louisiana, nel Nord e Sud Carolina, dove i
batteri delle lagune che circondano i torrenti favoriscono la conversione delle
emissioni dalle miniere di carbone in ‘metil-mercurio’, la sostanza tossica che
poi ricade nei fiumi con le piogge. Livelli allarmanti anche in alcune aree
dell’Ovest specialmente in Nevada, nelle zone delle miniere d’oro.
L’Amministrazione Obama ha promesso all’inzio dell’anno la messa a punto di
nuove regole per controllare le emissioni di mercurio dalle fabbriche.
Ma la contaminazione da mercurio è un
problema globale. In Italia Nicola Pirrone direttore dell’istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr, ha studiato i livelli di contaminazione da mercurio del Mediterraneo, domandandosi come mai benchè la quantità di
mercurio presente nel nostro mare sia inferiore a quella degli oceani, i pesci
ne risultano più inquinati. “Vogliamo capire – ha
spiegato Pirrone – in che modo il mercurio si accumula e in che misura,
riducendo le emissioni, può essere ridotta la sua assunzione nei pesci”. Alla
luce dell’indagine americana sarebbe importante conoscere i livelli di
contaminazione anche nei fiumi e nei laghi italiani.
Ma quanto mercurio su emette in Italia? Secondo Legambiente _ “stando ai
dati pubblicati dall’Ines, la versione italiana dell’Eper curata da Apat_ nel 2004 sono state emesse in atmosfera 2,16
tonnellate di mercurio, di cui 1,13 tonnellate (pari al 52% del totale) emesse
dal settore metallurgico, 552
kg (26%) dagli impianti della chimica inorganica, 174 kg (8%) dai cementifici
e 154 (7%) dalle centrali termoelettriche. Entrando nel dettaglio dei singoli
impianti, solo l’Ilva di Taranto, stando a quanto riportato nell’Eper, ha
emesso in atmosfera oltre 1 tonnellata di mercurio su 2,9 nel 2001, pari al 36%
del totale nazionale. E che lo stesso stabilimento siderurgico tarantino ha
sversato in via diretta in acqua 118 kg di mercurio, su un totale nazionale di 660 kg, pari a quasi il 18%”.
“Analogamente gli impianti cloro-soda italiani _ prosegue Legambiente _ non
“sfigurano” nella classifica delle emissioni di mercurio. Nel nostro
Paese sono 10 gli impianti cloro-soda censiti da Eurochlor, l’associazione
europea dei produttori di cloro, e da Federchimica, per un capacità complessiva
di circa 982mila tonnellate di cloro all’anno. Di questi 10, solo l’impianto di
Assemini, in provincia di Cagliari, da 170mila annue di cloro, è stato
riconvertito alla tecnologia più sostenibile oggi disponibile sul mercato, e
cioè quella a membrana.. Dei 9 impianti cloro-soda che utilizzano il mercurio
solo 7 sono realmente operativi – perché i siti di Porto Torres e Priolo sono
fermi rispettivamente dal 2002 e dal 2005. Gli impianti di Priolo, Porto
Marghera, Porto Torres, Rosignano, Torviscosa (Ud), Bussi (Pe) e Pieve Vergonte
(Vco) nel 2001 hanno emesso nell’ambiente ben 765 kg di mercurio su un
totale nazionale di 3,6 tonnellate (pari al 21% del totale), di cui 637 kg in aria (22%) e 128 in acqua (18%)”.
Il gruppo Zero Mercury, del quale fa parte anche Legambiente, ha condotto un monitaggio
che ha evidenziato come la situazione più grave è in India, dove c’è una media
pro capite di assunzione di pesce molto alta e livelli di mercurio nel pesce
disponibile localmente elevati (25 delle 56 varietà analizzate contengono più
di 0,5 mg/kg di mercurio, limite massimo consentito dagli standard
internazionali). Non è migliore la situazione nelle Filippine, né in sei Paesi
europei esaminati. In Italia su 26 campioni analizzati solo in Europa, il pesce
spada fresco pescato nel canale di Sicilia ha presentato i livelli di
concentrazione di mercurio più elevati 1,6 mg/Kg e il tonno sempre proveniente
dal canale di Sicilia ha superato, anche se di poco, il limite massimo
consentito dagli standards internazionali di 0.5 mg/Kg.
E quindi il suggerimento per i consumatori è variare la dieta: pesce sì, ma non
sempre delle stesse specie.