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Ue: tonno rosso a rischio di estinzione. Ma è scontro sul bando.

8 settembre 2009 0 commenti

Greenpeace activists take action against US tuna purse seiner Ca
La Commissione europea ha deciso, dopo un lungo braccio di ferro al suo interno, di appoggiare la proposta del Principato di Monaco di inserire il tonno rosso fra le specie a rischio di estinzione, protette dalla Convenzione Cites (Convenzione internazionale sul commercio delle specie in pericolo). La decisione sarà comunicata oggi dall’Esecutivo comunitario, ha confermato Barbara Helfferich, portavoce del commissario all’Ambiente Stavros Dimas, dopo che Greenpeace, in una nota nel pomeriggio, aveva salutato la notizia con soddisfazione, anticipandone il contenuto. L’iscrizione nella lista Cites comporterebbe, in sostanza, il blocco della pesca e la fine del commercio del tonno, almeno temporaneamente.

Ma sul bando è scontro. “La posizione finale della Commissione europea – ha detto il commissario maltese Joe Borg, un oppositore dell’introduzione del divieto – sara’ presa dopo la riunione della Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell’Atlantico (Iccat) in programma a novembre, e probabilmente sara’ discussa a gennaio in sede di Consiglio Ue. La decisione deve essere presa dagli Stati membri che si riuniranno in sede Cites”, a Doha (Qatar), nel marzo 2010″.
“Da parte nostra – ha spiegato Borg – analizzeremo a novembre il rapporto dell’Iccat sui dati scientifici piu’ recenti relativi allo stato di salute del tonno rosso, vedremo anche le misure che sono state prese durante il periodo di pesca 2009 e valuteremo se questa stagione e’ stata un successo o meno per quanto riguarda il rispetto delle quote del tonno e il modo in cui i nostri pescatori hanno gestito l’attivita’. Vedremo anche – ha aggiunto – se possiamo ottenere misure per quanto riguarda le quote e la riduzione di capacita’ di pesca in linea con lo stato di salute del tonno rosso”. Una linea molto prudente la sua.

La proposta di Monaco, formulata nel giugno scorso allo Iaccat (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) era stata subito appoggiata dal presidente francese Nicolas Sarkozy e poi anche dai governi britannico; olandese, tedesco, polacco e austriaco. Per l’Italia, invece, il ministo della Pesca Luca Zaia si è detto contrario. E contrari sarebbero anche gli spagnoli.

La posizione finale dell’Ue sarà formalizzata dopo l’esame della proposta della Commissione da parte degli Stati membri. L’esame, tuttavia, non avverrà in Consiglio Ue, ma – ha sottolineato Helfferich – secondo la procedura detta “di comitolgia” (la stessa usata per l’approvazione degli Ogm), che richiede la maggioranza qualificata dei Ventisette per
bocciare le decisione dell’Esecutivo comunitario.

In prima fila per la tutela del tonno c’è Greenpeace.
Ecco un estratto dal “dossier tonni” di Greenpeace Italia.

“Oltre due metri di lunghezza, 700 chili di peso, veloce e scattante come un cavallo, il tonno è uno dei re del mare. Come noi è a sangue caldo e la capacità di regolare la temperatura del suo corpo gli permette di migrare attraverso gli oceani, nuotando migliaia di chilometri ogni anno e sopravvivendo in condizioni ambientali molto diverse. Il tonno, però, non riuscirà a sopravvivere alla pesca industrializzata che sta minacciando gravemente il suo regno”.

“Il tonno rosso ha avuto a lungo un importante ruolo nell’economia e nella vita dei popoli del Mediterraneo. Nell’antica Roma, la pesca e la salatura del tonno erano due delle attività più importanti, ma oggi la pesca industriale, finalizzata all’esportazione in Giappone, sta mettendo in pericolo il futuro della specie e quello di centinaia di pescatori”.

“Il mar Mediterraneo _ prosegue Greenpeace _ è fondamentale per la sopravvivenza dei tonni rossi che, ogni anno, vengono a riprodursi nelle sue tiepide acque. E ogni anno trovano ad attenderli una flotta sempre più numerosa di pescherecci sempre più grandi. Queste imbarcazioni usano reti conosciute come tonnare volanti, così grandi da circondare un intero banco. Come se catturare i pesci nella loro zona di fecondazione non fosse già una pazzia, le flotte pescano più del consentito e aumentano così i pesci che vengono catturati troppo giovani. Il tonno rosso arriva alla maturità tra i 5 e gli 8 anni, ma gran parte degli esemplari viene catturato prima di aver avuto la possibilità di riprodursi”.

“Negli ultimi anni, la nuova minaccia per i tonni rossi è costituita dall’ allevamento dei tonni, un’attività che unisce agli impatti dannosi dell’acquacoltura quelli di una pesca mal gestita. La produzione da allevamento del tonno supera le 51.000 tonnellate all’anno, quasi il 60 per cento oltre la quota annua di cattura ammessa. Per allevare questi pesci bisogna prima catturare degli esemplari giovani che sono poi trasferiti in gabbie. I tonni vengono così messi “all’ingrasso” usando un mangime prodotto a partire da pesci più piccoli. Per produrre un chilo di tonno si utilizzano fino a venti chili di mangime, innescando un processo che porta a un ulteriore sovrasfruttamento delle risorse ittiche. La quantità necessaria per alimentare i tonni d’allevamento è così grande che c’è bisogno di importare pesce pescato in altri mari, con il rischio di introdurre nel Mediterraneo malattie contagiose che, come già successo altrove, potrebbero decimare le popolazioni ittiche locali”.

“È triste constatare _ osserva l’associazione ambientalista _ che sia l’aumento dello sforzo di pesca che quello dell’ingrasso del tonno sono stati finanziati dall’UE con sussidi che negli ultimi 10 anni hanno superato i 28 milioni di euro. Le popolazioni di tonno nell’Atlantico e nel Mediterraneo dovrebbero essere gestite da un’organizzazione internazionale, la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico (Iccat) alla quale aderiscono 41 Paesi, compresa l’Italia, più l’Ue. Secondo gli scienziati, i livelli attuali di pesca non sono sostenibili nel lungo termine, ma a dispetto di questi avvertimenti l’Iccat non è riuscita a intervenire per salvare il tonno rosso. Per la popolazione dell’Est Atlantico, che include il mar Mediterraneo, la quota consentita è di 32.000 tonnellate, cioè il 23 per cento in più del livello massimo di pesca oltre il quale la popolazione declina e ben oltre il livello che consentirebbe la sua ripresa. Un rapporto di Greenpeace, inoltre, dimostra che le catture superano la quota annua di oltre 12.000 tonnellate, cioè del 37 per cento”.

“Il 2006 è un anno vitale per il recupero o il collasso della popolazione dei tonni nel Mediterraneo: è giunto il momento che l’Iccat adotti misure forti per proteggere questa risorsa. Oltre a diminuire la pesca, è necessario prendere con urgenza una serie di misure di tutela adeguate. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature, il 90 per cento di tutti i grandi pesci marini, inclusi i tonni, sono già stati pescati. È urgente proteggere i tonni nelle loro zone di riproduzione, come le Isole Baleari, e dare a questi grandi pesci la possibilità di riprodursi. Per questo Greenpeace si batte per l’istituzione di una rete globale di riserve marine che tuteli il 40 per cento dei mari del Pianeta, incluso il Mediterraneo”.

“Inoltre _ afferma Greenpeace _ è necessario che a bordo dei pescherecci siano presenti osservatori indipendenti per garantire che i pesci più piccoli non vengano pescati e che non si peschi di più di quanto consentito. L’esperienza dimostra che, in assenza di una gestione indipendente, la pesca industriale non rispetta le regole. Infine, l’espansione dell’attività di ingrasso dei tonni deve essere fermata fino a quando la popolazione non si riprenda e la pesca venga correttamente gestita. Non si può barattare la sopravvivenza dei tonni e il futuro della pesca con un guadagno a breve termine”.