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Messina: la procura indaga su omissioni e fondi non spesi

6 ottobre 2009 0 commenti

Italy Mudslides
I disastri di oggi sono l’effetto dell’incuria di ieri. Sembra esserne convinta la procura di Messina,
intenzionata a scavare nel passato e a cercare la responsabilita’ degli amministratori che non hanno prestato attenzione alla lunga serie di eventi che ha minacciato il territorio. I magistrati, che hanno delegato i carabinieri a svolgere le indagini e affideranno ad alcuni periti le verifiche tecniche, integreranno nell’attuale inchiesta quella aperta nel 2007, all’indomani dell’alluvione che colpi’ le stesse zone in cui il primo ottobre si e’ verificato il disastro.
L’indagine sui fatti di due anni fa faceva capo all’allora procuratore aggiunto Giuseppe Siciliano, finito ai domiciliari il 25 maggio scorso per tentativo di concussione, favoreggiamento personale e rivelazione di segreto d’ufficio. I capi d’imputazione si riferiscono a tre episodi che riguardano appalti nel Messinese. Il 13 giugno successivo il tribunale della liberta’ ha respinto la richiesta di scarcerazione. Il vecchio fascicolo in mano ai magistrati contiene il monitoraggio delle attivita’ svolte dalle amministrazioni competenti negli ultimi
due anni e dalle carte sara’ possibile accertare le eventuali omissioni. Ma l’inchiesta prendera’ in considerazione anche i periodi precedenti, e oggi, nel massimo riserbo, il procuratore capo Guido Lo Forte ha convocato un vertice con gli uomini del suo pool.
Davanti al pressing della procura, i sindaci scaricano le responsabilita’ piu’ in alto, e chiamano in causa il ministero dell’Ambiente, la Protezione civile e la Regione. Giuseppe Buzzanca, che guida il Comune nella citta’ dello Stretto, spiega di non aver ricevuto somme destinate alla messa in sicurezza del territorio e svela che gli oltre 11 milioni trasferiti dal ministero a partire dal 2007 erano destinati ad altri impieghi: autobus a metano, piste ciclabili, rete tranviaria. Soltanto il 6% di quella somma, 735 mila euro, sarebbe stato impiegato
per la messa in sicurezza del torrente Annunziata, alla periferia nord di Messina. Il condizionale e’ d’obbligo, perche’ quella cifra, insieme al resto del finanziamento, non e’ stata inserita nel bilancio dell’amministrazione, e dunque non e’ mai stata spesa. Il motivo sta in un difetto di comunicazione tra due uffici dello stesso ente: il dipartimento della mobilita’ urbana, destinatario dei fondi, e la ragioneria generale.
Per tirarsi fuori dalle responsabilita’, il Comune rispolvera il Piano di assetto idrogeologico (Pai) inviato nell’agosto del 2008 all’assessorato regionale al Territorio e mai ratificato.
Per Giampilieri, la frazione piu’ colpita dal disastro, il Pai valuta la necessita’ di costruire una vasca di deposito dei detriti a monte della via Chiesa, colpita dall’alluvione del 2007. Sarebbe costata circa 800 mila euro ma non e’ stata realizzata. Sulla mancata ratifica del piano i tecnici comunali si sono fatti un’idea: se fosse stato dichiarato il rischio di dissesto, l’area sarebbe diventata ”R4” e vincolata all’inedificabilita’ assoluta. E invece bisognava continuare a costruire.
Se il sindaco di Messina lamenta la scarsa attenzione dello Stato, il primo cittadino di Scaletta Zanclea, Mario Briguglio, non la pensa diversamente: ”Nel febbraio 2009 – spiega – dopo che un masso enorme si abbatte’ sull’abitato isolando il paese per 42 giorni, inoltrai al ministero e alla Regione il progetto di una barriera per contenere le frane, senza mai ricevere alcuna risposta”. Come dire: nessuna autocritica.
Mentre va avanti il balletto delle responsabilita’, l’unico dato certo e’ che il disastro dell’1 ottobre e’ avvenuto esattamente negli stessi luoghi in cui si verifico’ l’alluvione del 25 ottobre 2007. Da qui l’attenzione della Procura su quel precedente, considerato la prova generale del disastro.
Intanto, negli obitori dell’ospedale Papardo e del Policlinico di Messina, i medici legali indicati dai magistrati hanno quasi completato l’esame esterno dei 25 cadaveri finora trovati e la procura ha spiegato che le salme sono ”liberate” e che possono essere tumulate.
Da notare che l’Unione Europea da sola ha versato 270 milioni di euro alla Sicilia per la prevenzione dei rischi idrogeologici. La cifra va spalmata in un arco di 13 anni: per il periodo 2000-2006 sono stati destinati 142,636.475 euro alla ‘protezione e consolidamento dei versanti, centri abitati e infrastrutture’, a cui vanno sommati 40,95 milioni per la ‘tutela integrata delle aree costiere’, mentre per il 2007-2013 sono 120,165 i milioni di euro indirizzati alla ‘prevenzione dei rischi’ naturali e tecnologici.
A questi ultimi vanno aggiunti i 14,387 milioni per la categoria ‘altri provvedimenti intesi a preservare l’ambiente e a prevenire i rischi’. Somme ingenti, che spetta alla Regione Sicilia decidere come spendere e su cui la Commissione potrà vedere chiaro solo tra un anno, quando avverrà la valutazione del periodo 2000-2006.