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Ue: a Copenaghen ci impegneremo per 7,2 miliardi di euro ai paesi poveri

11 dicembre 2009 0 commenti

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Alla fine il pallottoliere si e’ fermato a quota 2,4 miliardi di euro l’anno che moltiplicati per tre ha portato a 7,2 miliardi di euro
gli aiuti immediati dei 27 stati europei ai paesi piu’ poveri e vulnerabili del mondo per aiutarli ad affrontare le conseguenze del cambio climatico.
L’accordo raggiunto oggi a Bruxelles tra i 27 consente alla Ue di presentarsi a Copenaghen non a mani vuote anche se non è stato trovato l’accordo per elevare dal 20 al 30% i tagli promessi al 2020.
La presidenza svedese di turno ha condotto negoziati serrati, a tu per tu con i leader, per strappare ad ogni singolo paese un
impegno e nell’ultimo vertice sotto la sua presidenza e’ riuscita ad ottenere risposte da tutti i 27, nonostante la crisi e i problemi di bilancio.
Non era un’impresa facile, perche’ gli impegni del ‘fast start’ (avvio rapido) per il periodo 2010-2012 sono volontari e vanno trovati nelle pieghe dei bilanci nazionali. La determinazione svedese e’ pero’ riuscita a centrare l’obiettivo.
Anzi, ha riconosciuto il presidente della Commissione Ue Jose’ Manuel Durao Barroso, ”ad andare oltre la forchetta compresa tra i 5 e i 7 miliardi, stimata mesi fa dall’esecutivo europeo”.
”E’ un contributo importante, con la quale la Ue dimostra la sua volonta’ di aiutare immediatamente i paesi piu’ bisognosi.
Ora aspettiamo che gli altri partner seguano il nostro esempio”, ha detto il premier svedese Fredrick Reinfeldt. I negoziati notturni hanno permesso di ottenere impegni da parte di tutti gli stati membri, incluso la Grecia dai conti disastrati e la piccola Malta. L’Italia si e’ impegnata per 600 milioni di euro sui tre anni. Il contributo piu’ generoso e’ arrivato dalla Gran Bretagna che ha deciso di raddoppiare: da 884 milioni di euro, annunciati alcuni giorni fa dal premier Gordon Brown, a 1600 milioni di euro. La Francia e la Germania si sono impegnate per 1.260 milioni di euro ciascuna. Con circa 800 milioni di euro promessi, la Svezia guida la classifica per contributo a persona. La spagna e l’Olanda si sono impegnate per 300 milioni di euro a testa. Anche dal blocco dei paesi dell’est, la cui ricchezza procapite e’ molto piu’ bassa della media Ue, non si e’ tirato indietro, anche con offerte simboliche: la Polonia ha risposto all’appello con 50 milioni di euro, la Repubblica ceca con 12, e cosi’ via.
Il totale da’ la somma di 7,2 miliardi di euro sui tre anni, che rappresenta un terzo del bisogno globale per il ‘fast start’, stimato dalla Commissione Ue in 21 miliardi di euro dal 2010 al 2012. I due terzi restanti dovranno essere messi sul tavolo dagli Usa e dal blocco degli altri paesi sviluppati, tra cui Canada e Giappone. L’impegno europeo e’ stato commentato positivamente dal capo negoziatore Onu a Copenaghen, Ivo de Boer: ”e’ un incoraggiamento considerevole”, ha detto.
A Bruxelles, i leader hanno anche concordato di confermare l’offerta di portare dal 20 al 30% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di C02 entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. ”Ma noi avanzeremo quando anche gli altri partner si muoveranno’, ha precisato Reinfeldt. ”E’ improbabile che cio’ avvenga a Copenaghen”. Per ora, la Ue e’ impegnata a ridurre unilateralmente le proprie emissioni di C02 del 20% entro il 2020, rispetto al 1990. Se comparata, l’offerta degli Usa (-17% rispetto al 2005) equivale ad appena un quinto di quella europea. ”Se gli altri non avanzano, noi non avanzeremo”, ha messo in chiaro Reinfeldt. Il 17 e il 18 dicembre prossimi tutti i leader Ue saranno a Copenaghen, dove terranno un summit informale ”di concertazione sulla tattica”. L’obiettivo e’ di parlare agli Usa, come agli altri partner ricchi, e al blocco dei paesi emergenti e piu’ poveri, con una sola voce.
MA LA CINA NON E’ SODDISFATTA
“I finanziamenti a breve termine per sostenere i Paesi in via di sviluppo nella lotta contro il
riscaldamento climatico _ ha affermato il vice ministro degli Esteri cinese, He Yafei _ non rappresentano una risposta efficace”.
CRITICI GLI AMBIENTALISTI
Per Greenpeace, che ieri si e’ resa protagonista di un blitz, i governi europei hanno soprattutto fallito l’obiettivo di
portare dal 20 al 30% le riduzioni di gas ad effetto serra entro il 2020, rispetto al 1990. ”Mentre piu’ Paesi stanno annunciando nuove azioni sul clima a Copenaghen, la Ue sta immobile e rifiuta di mettere qualcosa di piu’ ambizioso sul tavolo”, ha commentato Joris den Blanken, responsabile clima di Greenpeace, aggiungendo ”L’attitudine ‘aspetta e vedi’ del presidente della Commissione Barroso e di altri leader e’ responsabile per questa paralisi”.
Per quanto riguarda il finanziamento a breve termine, Greenpeace ricorda che e’ necessario, ma non sufficiente: il problema vero sara’ il finanziamento a lungo termine per i Paesi in via di sviluppo.
Per l’Associazione Amici della terra l’accordo dei leader Ue ”e’ inadeguato”. Al centro delle critiche, la decisione di mantenere
”condizionata” l’offerta di passare dal 20 al 30% di taglio di C02 entro il 2020, che secondo gli Amici della terra lascia poche
speranze per un accordo piu’ ambizioso a Copenaghen. Quanto ai 7,2 miliardi di euro offerti per i prossimi tre anni ai Paesi piu’
poveri, l’associazione rileva che e’ solo l’inizio e che per ora i 27 non sono riusciti a dimostrare quanto sono disposti a pagare per aiutare questi paesi sul piu’ lungo periodo.