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Capire i vasi non comunicanti di Copenaghen

16 dicembre 2009 0 commenti

Agende 21
Non è semplice capire le dinamiche che muovono una COP. Migliaia di persone che corrono e si rincorrono in uno spazio enorme che potrebbe essere quello di una fiera. Centinaia di meeting e contro meeting, più o meno ufficiali. Attori di tutti i generi che partecipano ad un gioco delle parti in cui ciascuno ha un ruolo ben specifico. La distinzione fondamentale è quella tra Parties e observers, governi e società civile, in pratica tra chi decide e chi preme affinché venga presa una determinata direzione. Tuttavia qui a Copenhagen la sensazione è che questo equilibrio, che da sempre ha rappresentato la regola dei processi decisionali dell’ONU, non venga rispettato ed il principio seguito, che dovrebbe essere quello dei due vasi comunicanti, sia invece quello delle riunioni segrete e delle fughe di notizie su documenti riservati. Sì perché a questa COP15, almeno fino ad ora, la maggior parte dei meeting in cui viene discusso il futuro del pianeta post Protocollo di Kyoto, sono a porte chiuse e alla società civile, i cosiddetti observers, non viene lasciata la possibilità di fare la propria azione di lobby alla luce del sole ma di seguire solo una serie interessantissima di eventi paralleli, fondamentali a tenere alta l’attenzione sul tema, che qui del resto è già altissima, ma non per le trattative. Sono dinamiche non sempre comprensibili, il messaggio però diventa chiaro quando le plenary sessions, durante le quali è concesso alla società civile intervenire, vengono regolarmente cancellate. Il gioco delle parti qui a Copenhagen, che per forza di cose induce a dividere fra buoni e cattivi, fa pensare quindi che la parte del lupo non la stiano facendo solo Cina e Stati Uniti. La sensazione nei corridoi è che si sia già deciso molto, ma non vorremo mica indurre i 15 mila del popolo di Copenhagen a spostarsi nuovamente fra un anno in Messico per avere una risposta?
Emanuele Burgin
presidente COORDINAMENTO AGENDE 21