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Ban Ki Moon: le discussioni stanno portando frutti

18 dicembre 2009 0 commenti

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Intervenendo in plenaria il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha detto che “i negoziati stanno portando frutti”.
Gli incontri si susseguono nelle segrete stanze, al massimo livello. I negoziati “sono stati ostacolati da mille tensioni, ma a dispetto di tutto le cose si stanno muovendo un pochino” ha detto Nicolas Sarkozy. Il presidente francese ha però osservato che rimane un problema il rifiuto della Cina ad accettare sistemi di monitoraggio esterno sul proprio territorio ai tagli alle emissioni di CO2.
OBAMA
Appena sbarcato dall’Air Force One, Barack Obama si è chiuso in riunione con altri leader mondiali per proseguire i negoziati, andati avanti tutta la notte, sulla bozza del vertice di Copenaghen. Un vero e proprio mini vertice a cui partecipano un gruppo ristretto di paesi, tra i quali Australia, Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Giappone, Cina, Etiopia, Bangladesh, Brasile, Russia, India, Messico, Spagna, Sudafrica, Corea del Sud, Norvegia e Colombia, secondo quanto scrive il sito del New York Times. «Stanno discutendo paragrafo per paragrafo» la bozza negoziata la scorsa notte, spiega una fonte alla Dpa. La riunione ha provocato un cambio di programma dei lavori della chiusura del Vertice, visto che era inizialmente previsto che Obama parlasse in plenaria subito dopo il suo arrivo.
LA BOZZA
I negoziati sulle misure da prendere per frenare il surriscaldamento climatico devono continuare «senza sosta» anche dopo la conclusione del vertice Onu e portare ad adottare uno o più trattati non oltre la fine del 2010. Questo l’auspicio contenuto nella bozza d’accordo sottoposta agli oltre 120 ‘grandi del mondò riuniti nella capitale danese. La bozza non contiene alcuna indicazione sul taglio alle emissioni entro il 2020 o il 2050; indica il limite di 2 gradi centigradi all’aumento di temperatura globale del pianeta (e per questo -si legge – occorerà realizzare tagli più profondi alle emissioni inquinanti); annuncia un finanziamento a regime per i Paesi più vulnerabili alle conseguenze del cambiamento climatico che, entro il 2020, sarà di 100 miliardi di dollari all’anno (con una gradazione che parta da 30 miliardi di dollari annui per il triennio 2010-2012). I Paesi in via di sviluppo acconsentono inoltre a una qualche forma di monitoraggio sui tagli alle emissioni.