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Ecco la bozza della dichiarazione politica. Debolissima…

18 dicembre 2009 0 commenti

Ci hanno lavorato 28 capi di stato e di governo fino alle 3 del mattino e le delegazioni l’hanno rielaborata per altre due ore. Sul tavolo dei leader è arrivata alle otto del mattino. Ed è tuttora in corso di negoziazione la bozza finale di dichiarazione politica di Copenaghen, il documento di tre pagine che dovrebbe salvare la faccia ai leader giunti fin qui. La sua debolezza che discende dalla mancanza di impegni precisi e dalla scarsità di numeri ma anche dalle parole usate per esprimere i concetti. Ad esempio nel testo è scritto che l’aumento “deve non superare i due gradi” invece che “essere inferiore a due gradi” e questo dà per scontato il raggiungimento dei 2 gradi. L’obiettivo per il 2020 poi non è indicato che da una X, mentre l’obiettivo per il 2050 non esiste, così come mancano gli obiettivi differenziati per paesi sviluppati e in via di sviluppo.
E’ poco, pochissimo. MA SI TRATTA ANCORA e il documento che verrà approvato, se verrà approvato, sarà certamente diverso. Il problema è: sufficientemente diverso?
Alessandro Farruggia

Comunque, queste sono le parti essenziali del documento
“I capi di stato e di governo e gli altri capi di delegazione hanno trovato un accordo su questa Copenaghen X, che diventa immediatamente operativa. Le parti sottolineano che il cambiamento climatico è la più grande sfida del nostro tempo, riconoscono il punto di vista della scienza che il riscaldamento non dovrebbe superare i due gradi e si impegnano ad una risposta vigorosa attraverso immediate e rafforzate azioni internazionali di mitigazione basate su una cooperazione internazionale rafforzata”. “Le parti riconoscono che sono necessari profondi tagli alle emissioni. Le parti devono cooperare per raggiungere il picco delle emissioni prima possibile, riconoscendo che la scala temporale sarà più lunga nei paesi in via di sviluppo e considerando che lo sviluppo economico e sociale e l’eradicamento della povertà è la prima priorità dei apesi in via di sviluppo”. “L’adattamento agli effetti avversi dei cambiamenti climatici è una sfida alla quale sono esposti tutti i paesi e azione e cooperazione internazionale è urgentemente necessaria per tutte le parti, ma specialmente per i paesi più vulnerabili e quelli in via di sviluppo”. “Le parti “annesso uno” della Convenzione sul clima (i paesi sviluppati, inclusi gli Stati Uniti. Nda) si impegano a tagli quantificati delle emissioni dell’X % per il 2020. I paesi in via di sviluppo avvieranno azioni nazionali di mitigazione, tenendo presenti le circostanze nazionali e il contesto dello sviluppo sostenibile. Le azioni dovranno essere riportate ogni due anni nelle comunicazioni nazionali alla Convenzione. le azioni supportate da paesi terzi in termini di tecnologia, finanziamento o capacità verranno riportate in un registro e saranno soggette ad una verifica internazionale. I paesi in via di sviluppo dovranno contribuire con azioni di mitigazione nel settore forestale”. “Fondi addizionali verranno messi a disposizione dei paesi in via di sviluppo per tutte le attività rilevanti della convenzione. Le parti prendono nota degli impegni volontari di 30 milioni di dollari presi dai paesi sviluppati per il periodo 2010-2012 e supportano l’obiettivo di mobilitare fondi per 100 miliardi di dollari all’anno per il 2020 in modo far fronte ai bisogni dei paesi in via di sviluppo. Verrà creato un “Copenaghen climate found” per gestire gli aspetti finanziari e un “Technology mechanism” per incentivare il trasferimento di tecnologie”. “Le parti prevedono una revisione di questa decisione e una sua implementazione nel 2016 e si pongono l’obiettivo di adottare uno o più strumenti legalmente vincolanti all’interno della convenzione e comunque non più tardi della Cop16 (dicembre 2010. Nda)”.

Il testo lo trovate
QUI SOTTO
“http://www.guardian.co.uk/environment/2009/dec/18/copenhagen-climate-change”