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Obama: cercare intesa, anche se imperfetta. Ma non fa nuove offerte

18 dicembre 2009 0 commenti

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Nessun nuovo impegno dall’America. Barack Obama ha appena parlato in plenaria e non ha messo sul tavolo una offerta rafforzata: i target restano quelli noti, l’impegno finanziario anche. Ha detto che il leader mondiali devono cercare un accordo “anche se imperfetto” e ha chiamato tutti all’azione. Mai nominata, nel discorso era la Cina la destinataria principale dell’appello all’azione. Complessivamente il suo è stato un discorso deludente, perchè non ha introdotto alcuna novità. E di fatti, di offerte nuove, c’era bisogno per dare una scossa ad un conferenza prigioniera delle sue contraddizioni. Come ha detto Obama stesso: “è finito il tempo delle parole”. Appunto.

Ecco il discorso di Obama: “Il cambiamento climatico pone un crescente minaccia per i nostri popoli. Sappiamo che il pericolo è reale, è scienza, non fantascienza. E pone una minaccia alla nostra sicurezza, all’economia, al pianeta. La domanda da porsi non è se esiste, la domanda è la nostra capacità di fronteggiare questa sfida. La nostra capacità di prendere azioni collettiva è in dubbio. Come la più grande economia e il secondo maggiore emettitore Usa ha le sue responsabilità e intende affrontarle. Abbiamo preso forti azioni domestiche, con azioni di mitigazione ambiziose: cambiare il modo con il quale usiamo l’energia è essenziale per il nostro futuro. Siamo convinti nel nostro stesso interesse che sia essenziale per la nostra sicurezza, perchè riduce la nostra dipendenza dal petrolio straniero. Noi continueremo i nostri sforzi, non importa cosa succederà a Copenaghen. ma siamo convinti che saremo tutti più forti e più sicuri se agiremo assieme. Dopo mesi di colloqui, dopo due settimane di negoziazioni e dopo infiniti incontri io credo che sia chiaro come un accordo dovrebbe essere. Tre sono i punti esssenziali: tutte le grandi economie devono impegnarsi in una riduzione delle emissioni, perchè senza tagli l’intesa non sarebbe credibile. Così ha fatto l’America, che si è impegnata a una riduzione del 17% rispetto al 2005 nel 2020 e dell’80% nel 2050. Così hanno fatto molti paesi. Così dovrebbero fare tutti. Secondo, serve un meccanismo che misuri gli impegni. Non deve essere intrusivo o mettere in dubbio la sovranità, ma deve essere credibile. Senza, ogni impegno non sarebbe verificabile. Terzo elemento, dobbiamo avere finanziamenti per l’adattamento dei paesi piu esposti e piu poveri: noi siamo disponibili a finanziare con dieci milioni di dollari il “fast start” fino al 2012 e siamo disponibili a contribuire, come ha detto il mio segretario di stato, ad un fondo globale da 100 miliardi di dollari”.
“Mitigazione, trasparenza, finanziamenti, è una formula chiara. Questi negoziati vanno avanti da due decadi, e quel che vediamo è un aumento anzi una accelerazione del cambiamento climatico. Il tempo delle parole è finito. Possiamo scegliere di andare avanti e fare la storia o possiamo scegliere il rinvio, decade dopo decade, mentre il cambiamento climatico cresce fino a che non diventerà irreversibile. I leader devono trovare un accordo anche se questo non fosse perfetto. Noi abbiamo fatto la nostra scelta, ora faremo quel che abbiamo detto. Possiamo farlo oggi. Ma deve esserci movimento su tutti i lati”.

E’ un messaggio chiarissimo alla Cina, all’India e agli altri grandi paesi in via di sviluppo. Sarà raccolto?

Alessandro Farruggia