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Biodiversità, in Italia a rischio 138 specie

11 gennaio 2010 0 commenti

Stambecco
L’Italia e’ un dei paesi piu’ ricchi di biodiversita’, un vero e proprio ‘hot spot’ mondiale, ma anche uno di quelli piu’ esposti alla perdita: dalle arance di Catania alle ciliegie di Pavia, dagli orsi alle lontre fino al lupo all’aquila e allo stambecco, sono 138 le specie minacciate di cui l’8% appartenente al regno delle piante e il 92% a quello degli animali. A contribuire alla diminuzione di biodiversita’ del nostro Paese anche la perdita del suolo al ritmo di 110 chilometri quadrati all’anno, pari a 30 ettari al giorno, 200 metri quadrati al minuto. Sono questi i numeri sulla sofferenza della natura forniti da Legambiente e dal Wwf.
Con circa 57.000 specie animali (1/3 di quelle europee) e 5.600 specie floristiche (il 50% di quelle europee), dei quali il 13,5% specie endemiche, l’Italia e’ il paese Europeo piu’ ricco di biodiversita’ ma molta della ricchezza si sta perdendo: alla fine dell’ottocento la varieta’ di frutta arrivava a 8000 diversi tipi oggi a poco meno di 2000, sono a rischio arance, limoni, mele, pere, ciliegie, mandorle, varieta’ di angurie e melone che gia’ quasi non ci sono piu’, la tartaruga comune (la caretta caretta), la foca monaca, il muflone, lo storione, la cernia. L’ultima Red list della Iucn (International union for conservation of nature) parla di un aumento della minaccia d’estinzione: contiene 44.838 specie di cui 16.928 a rischio.
La Fao stima che il 75% delle varieta’ delle colture agrarie siano andate perdute e che i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendano da appena 12 specie vegetali e 5 animali. Come effetti diretti delle circa 30.000 specie commestibili in natura, appena 30 sono le colture alimentari che soddisfano il 95% del fabbisogno energetico mondiale e, tra queste, frumento, riso e mais forniscono piu’ del 60% delle calorie che consumiamo.

Orso, lontra, stambecco alpino, lupo, capriolo italico, aquila del monelli, capovaccaio, pernice bianca, gallina prataiola, anatre mediterranee, pelobate fosco, pesci delle acque interne, tartarughe marine. Sono queste le specie ‘simbolo’ contenute nella lista del Wwf che si trovano in pericolo nel nostro Paese.
Ecco la mappa:
Orso: piccole e ridotte popolazioni che vedono ogni giorno di piu’ contrarsi il loro habitat, i loro boschi, frammentato da strade, minacciato da nuovi insediamenti e messi a serio rischio da una cattiva gestione della caccia e ”vittime di quel veleno che mani incoscienti continuano a spargere nei nostri ambienti”. Sono 20-25 individui sulle Alpi, 60 sugli Appennini.
Lontra: chi l’avrebbe mai detto che un’auto potesse rappresentare un serio rischio per la lontra, raro abitante dei nostri corsi d’acqua. Eppure e’ cosi’ ”le infrastrutture viarie che hanno negli ultimi anni frammentato i loro ambienti sono diventate delle barriere, degli ostacoli tra un corso d’acqua e un altro”. Sono stimati 220-260 individui e distribuiti lungo i fiumi del centro-sud.
Stambecco alpino: e’ una delle specie simbolo dell’arco alpino, testimonial di una rinascita nello scorso secolo a partire da un’unica popolazione residua che rimaneva nel 1920 all’interno del territorio del parco nazionale del Gran Paradiso. Questa specie e’ tra quelle in crisi a causa dei cambiamenti climatici. Sono circa 30.000 capi su tutto l’arco alpino, di cui almeno un terzo in Italia.
Lupo: ancora oggi il bracconaggio rappresenta la prima minaccia, da non sottovalutare poi la perdita di identita’ genetica causata dall’ibridazione con i cani randagi, e la frammentazione e degrado dell’habitat.
Le ultime stime di densita’ parlano di 500-800 individui.
Capriolo italico: anche per questa specie il bracconaggio continua a rappresentare una seria minaccia. Sono meno di 10.000 individui. – L’Aquila del Bonelli: poche coppie sempre piu’
assediatedall’avanzata delle infrastrutture umane, con scarse risorse alimentari e con sempre piu’ insistente il fenomeno del
bracconaggio. Sono 10-12 coppie.
Capovaccaio: Nel 2005 sono state stimate 10 coppie.
Pernice bianca: forse una delle piu’ importanti vittime dei cambiamenti climatici. Sono 5000-9000 coppie. – Gallina prataiola: Sono circa 350 coppie.
Anatre mediterranee: quattro specie di anatre rare frequentano gli ambienti umidi del Mediterraneo, moretta tabaccata (10-30 coppie), anatra marmorizzata (circa 10 coppie), gobbo rugginoso (alcuni individui reintrodotti) e fistione turco (30-35 coppie).
Pesci delle acque interne: nei fiumi e nei laghi italiani vivono ben 48 specie di pesci, le principali minacce sono legate all’artificializzazione.
Tartarughe marine: ormai in Italia depongono le loro uova in pochissimi luoghi costieri e il numero dei nidi e’ esiguo. Questo a causa dell’estesa antropizzazione delle coste.
(a.f.)