Coldiretti: i cambiamenti climatici già colpiscono l’agricoltura italiana
La modifica del regime delle precipitazioni secondo lo studio europeo Peseta a questo indirizzo:
«Il 2009 si posiziona al quinto posto tra gli anni più caldi degli ultimi due secoli in Italia e questo dato ha senza dubbio
influito sul consumo di energia elettrica che ha fatto segnare, nello stesso anno, il calo peggiore dal 1945, anche per effetto della crisi». A dirlo è la Coldiretti che ha realizzato uno studio sulla base dei dati dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna (Isac-Cnr). Secondo la rilevazione dell’Isac-Cnr, infatti, continua lo studio della Coldiretti, «emerge anche che le temperature medie del 2009 sono state superiori di 1,15 gradi rispetto alla media di confronto del periodo 1961-1990».
«Si tratta della conferma di una tendenza al surriscaldamento con il 2008 che -rileva ancora la confederazione degli imprenditori agricoli- si era già classificato al settimo posto nella classifica degli anni più caldi dal 1800, dopo il record assoluto degli due secoli che rimane assegnato al 2003». «I cambiamenti climatici -aggiunge la Coldiretti- sono destinati ad avere effetti anche sui cicli economici e sui consumi delle famiglie che sono fortemente condizionati dalla stagionalità». «Si tratta -prosegue ancora la Coldiretti- di una situazione che è particolarmente evidente per l’agroalimentare dal quale dipende molta della competitività del Made in Italy».
«L’aumento delle temperature provoca infatti -spiega- anche la migrazione dei prodotti tipici verso nord ed in Italia si sta già
verificando un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture, come l’olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi, mentre nella Pianura Padana si coltivano grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta».
«Il riscaldamento -prosegue la Coldiretti- provoca anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini e mette a rischio anche il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy».
«Ma i cambiamenti climatici in corso si manifestano anche – sottolinea la Coldiretti- con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, un maggiore rischio per gelate tardive, l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti come le cavallette e la riduzione della riserve idriche».
«Si tratta di processi -conclude la Coldiretti- che rappresentano una nuova sfida per l’impresa agricola che deve interpretare il
cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio».
(a.f.)