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Copenaghen: il 31 gennaio “deadline soft”. Rischio nessun accordo nel 2010

20 gennaio 2010 0 commenti
Ivo de Boer

Ivo de Boer

Deadline? Quale deadline? Yvo de Boer, segretario esecutivo della Convenzione sul clima delle Nazioni Unite (Unfccc) ha gettato altra acqua sul fuoco (peraltro già abbondantemente innaffiato) della conferenza sul clima di Copenaghen annunciando in un incontro con la stampa a Bonn che “la data del 31 gennaio 2010″, fissata a Copenaghen come termine ultimo per formalizzare gli obiettivi dei paesi industrializzati riguardo la riduzione (volontaria) delle proprie emissioni di gas serra, “è flessibile: credo che potremmo definirla una soft deadline”. E così uno dei pochissimi elementi rilevanti di un accordo di una debolezza estrema (e comunque, raggiunto non in sede di Convenzione sui cambiamenti climatici) evapora al tiepido sole di Bonn.
”Il 31 – ha detto de Boer – i paesi sono chiamati a dire se sono tra i firmatari dell’accordo di Copenaghen. Per i paesi industrializzati quali sono i loro obiettivi di riduzione, e per i paesi in via di sviluppo quali saranno le loro politiche di riduzione”. Ma, attenzione, ”potranno rispondere alla data richiesta o piu’ tardi. E’ una data limite soft'” aggiungendo di “non credere comunque ‘che tutti la rispetteranno”.
Insomma, abbiamo scherzato.

Per De Boer la Cop15 ha comunque offerto tre cose fondamentali: “Ha portato il tema del cambiamento climatico al piu’ alto livello di governo”. In secondo luogo, ha aggiunto, l’accordo di Copenhagen “riflette un consenso politico sul lungo termine, la risposta globale ai cambiamenti climatici”, e poi i negoziati “hanno proposto una serie quasi completa di decisioni per attuare una rapida azione per il clima”.

Il segretario esecutivo della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici ha evidenziato che “siamo in un periodo di riflessione che permette ai Paesi di avere il tempo utile e necessario per riprendere le loro discussioni con gli altri”. Per cui “se i paesi guarderanno al ‘follow-up’ dei risultati di Copenhagen con calma, con lo sguardo fermo sul vantaggio dell’azione collettiva, hanno tutte le possibilita’ di completare il lavoro”. Tuttavia, sempre a detta di de Boer, che ha concluso un primo giro di consultazioni internazionali post Copenhagen, “c’e’ il rischio che i negoziati mondiali sul cambiamento climatico non si trasformino in un patto giuridicamente vincolante nemmeno quest’anno in Messico“. E questa è la conferma _ nonostante quanto sostengono gli eco-ottimisti _ che il processo sta finendo in un cul de sac.

(alessandro farruggia)