Ogm, è scontro tra il ministro Zaia e la Confagricoltura
Verona, 4 febbraio 2010 – In Italia si sta tentando di autorizzare la coltivazione di semi geneticamente modificati (Ogm) che sono stati proibiti in Francia e Germania dove addirittura, dopo alcuni anni di coltivazione, nell’aprile 2009 il mais Mon 810 è stato vietato a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non. È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che la proposta della polenta ogm “è la conferma che il vero approccio ideologico è rappresentato da coloro che forzano la coltivazione anche quando nessuno la vuole o è considerata persino pericolosa”.
“C’è da chiedersi chi ci guadagna” ha sottolineato Marini che parla di grande truffa ai danni degli agricoltori e dei consumatori, alla quale la maggiore organizzazione agricola italiana si opporrà con una serie di iniziative tra le quali il referendum previsto dalla legislazione, in riferimento alla decisione del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto al ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais Mon 810 geneticamente modificato. L’opposizione alla coltivazione di questo tipo di mais transgenico da parte della Germania dopo alcuni anni di coltivazione segue lo stop già venuto da Francia, Austria, Ungheria, Lussemburgo e Grecia. D’altra parte – ha continuato la Coldiretti – il fatto che la superficie coltivata a mais transgenico in Europa rappresenti meno dell’uno per cento di quella totale, nonostante siano passati dodici anni dal suo arrivo nei campi dell’Ue, conferma che questo tipo di coltura non ha gli effetti miracolosi che gli vengono attribuiti dai favorevoli al transgenico.
Peraltro i dubbi del mondo scientifico – ha riferito la Coldiretti – si sono moltiplicati proprio sul mais MON 810 che è finito la scorsa settimana nel mirino di uno studio della rivista scientifica francese International Journal of Biological Sciences, la quale ha messo in dubbio l’attendibilità dei dati utilizzati per l’approvazione all’utilizzo di queste e di altre due varietà di granturco Ogm attualmente in commercio, evidenziandone i possibili effetti negativi sulla salute.
Sulla questione degli Ogm è intervenuto anche il ministro per le Politiche Agricole, Luca Zaia: “Consegnare i semi alle multinazionali – sostiene Zaia – significa perdere l’identità e la biodiversità. La risposta alla crisi del comparto primario non può essere la polenta Ogm; c’è qualcuno che sta iniziando una guerra tra poveri. Finiamola col dire che per fermare Cina e India ci vogliono prodotti transgenici. Non è vero che con gli Ogm si guadagna di più. Per uscire dalla crisi sono necessari un aumento dei consumi e l’origine obbligatoria in etichetta. Il 74% degli italiani – conclude Zaia – non vuole gli organismi geneticamente modificati”. Alle dichiarazioni del ministro ha risposto prontamente il presidente di Confagricoltura Vecchioni: “Per uscire dalle secche l’agricoltura deve avere meno costi e le biotecnologie da questo punto di vista offrono garanzie. Noi inviteremo sempre il ministro a mangiare questa polenta, perché se al mondo c’è chi coltiva così 111 milioni di ettari Ogm non credo sia perché vuole annientare la specie umana, ma perché ritiene di essere al servizio della scienza. Da anni ormai in Italia mangiamo Ogm: ne importiamo ogni anno – ricorda – 2 milioni 430mila tonnellate, mais proveniente per lo più da Argentina e Cile che entra nella catena alimentare. Peccato che oggi l’Italia abbia una posizione oltranzista, antistorica e ostruzionistica’’