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Nuova battaglia navale tra ambientalisti e balenieri

12 febbraio 2010 0 commenti

Battaglia di cinque ore, nell’oceano Antartico, tra gli attivisti di Sea Shepherd conservation society e le baleniere giapponesi. Secondo i giapponesi tre membri dell’equipaggio hanno riportato lesioni dopo essere stati colpiti da acido butirrico (derivato dal burro rancido). Paul Watson, fondatore della Sea Shepherd e capitano della Steve Irwin, ha confermato i fatti, ma ha negato che ci siano stati feriti. “La nostra azione continuerà _ ha commentato il comandante Watson _ perchè grazie al nostro disturbo della flotta baleniera oggi è una settimana esatta che non riescono a pescare neppure un cetaceo”.

passaggio ravvicinato di Steve Irvin e Nisshin Maru

passaggio ravvicinato di Steve Irvin e Nisshin Maru

Glenn Inwood, portavoce del Japan Institute of Cetacean Research, ha condannato l’attacco, definendolo irresponsabile e pericoloso. Le due navi degli attivisti, la Steve Irwin e la Bob Barker, si sono avvicinate alle quattro baleniere giapponesi tentando di bloccarne le eliche delle navi con cavi d’acciaio. Secondo i giapponesi gli equipaggi della Shonan Maru 2 e della Nisshin Maru sono stati colpiti con laser, bombe fumogene e proiettili di vernice. Gli attivisti, colpiti a loro volta dai cannoni d’acqua delle baleniere, sostengono che le armi utilizzate contro i giapponesi sono innocue, incluso l’acido butirrico. E’ il terzo scontro tra attivisti e giapponesi. Il 6 gennaio una baleniera spezzo’ in due la futuristica e ultraveloce Ady Gil, causandone l’affondamento.
Cinque giorni fa, la Bob Barker fu urtata da una delle navi di scorta alla flotta baleniera, la nave ambientalista fu danneggiata ma non ci furono feriti. Il Giappone continua la caccia ai cetacei, aggirando la moratoria della Commissione internazionale per le balene perche’ -sostiene- si tratta di caccia per ragioni scientifiche. Due settimane fa l’Australia e la Nuova Zelanda hanno inaugurato la prima missione di ricerca scientifica non letale sulle balene. Se riusciranno a provare che i campioni di tessuto prelevati senza ferire gli animali sono sufficienti allo studio degli animali, il Giappone potrebbe essere costretto ad interrompere la pesca degli oltre mille esemplari l’anno uccisi in nome della ricerca scientifica. La carne viene poi venduta ai ristoranti giapponesi.