Frane, è ancora emergenza in Sicilia e Calabria
Ancora frane, ancora dissesti. Si allarga l’emergenza idrogeologica nei Comuni dei Nebrodi, in provincia di Messina interessati da un vasto e ben noto dissesto. Dopo Raccuja (440 ordinanze di sgombero), San Fratello (circa 2 mila sfollati tra evacuazioni ed abbandono volontario dlle case) e Sant’Angelo di Brolo (20 ordinanze di sgombero), ora anche a Tusa la Protezione Civile ed il sindaco hanno deicoso di far evacuare 20 famiglie a rischio per uno smottamento franoso. “Il fenomeno _ ha ammesso il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, riferendosi al dissesto in atto a S.Fratello _ è di dimensioni inimmaginabili, tanto è esteso il fronte della frana. Le crepe si stanno allargando e sarebbe pericoloso rimanere nella zona ritenuta a rischio. Bisognerà assicurare le case a chi ne ha bisogno e la nostra priorità sarà trovare le risorse necessarie per la ricostruzione”. “Le nuove frane che stanno interessando i comuni del messinese _ accusa Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato _ non sono purtroppo un disastro annunciato, ma un tragico e drammatico deja vu. La realta’ e’ che dopo molte parole e annunci, il governo non ha fatto e non sta facendo niente per mettere mano alla piu’ urgente opera pubblica che servirebbe nel nostro Paese: la messa in sicurezza del territorio”.
Allagamenti anche nel nisseno e soprattutto a Gela, dove si registrano danni ad alcune abitazioni e alle automobili, ma anche qui nessun ferito. Alcuni torrenti in piena hanno travolto delle pecore e sono ingenti i danni alle imprese agricole. La statale 188 centro occidentale è stata interessata da una frane e il traffico è rallentato in entrambe le direzioni al chilometro. Frane anche sulla statale 117 bis al bivio per Leonforte, nell’ennese, e sull’arteria che collega Enna alla A19 Palermo-Catania. Sulla A20 Messina-Palermo c’è traffico congestionato a causa della pioggia intensa all’altezza dello svincolo di S. Agata di Militello. Sull’Etna nevica: sulla statale 120 dell’etna e delle Madonie forte nevicata tra Petralia Sottana e il bivio Geraci/Innesto Ss286 Di Castelbuono e anche all’altezza di Randazzo con l’innesto alla statale 120.
E’ EMERGENZA ANCHE IN CALABRIA
Frane, smottamenti, esondazioni, evacuazioni e circolazione stradale in tilt: e’ emergenza in Calabria dopo giorni di pioggia incessante. Cosentino, vibonese e catanzarese le zone piu’ colpite dall’ondata di maltempo, che ha lasciato sul terreno danni ingenti. Hanno dovuto lasciare le loro case, per la minaccia di smottamenti alcune famiglie a Mendicino (Cosenza) e a
Gimigliano (Catanzaro), mentre proprio alle porte del capoluogo di regione, a Germaneto, i tecnici del Comune e della Protezione civile stanno valutando la necessita’ di procedere allo sgombero di altre 30 famiglie da alcune abitazioni minacciate da un nuovo fronte franoso che ha gia’ reso impraticabile una strada. Ad Acri e Castiglione Cosentino, in provincia di Cosenza, i vigili del fuoco hanno raggiunto alcune abitazioni isolate a causa di smottamenti che hanno ostruito le strade, mentre a Bisignano e’ in pericolo il Santuario dedicato a Sant’Umile la cui chiesa e’ stata dichiarata inagibile. Il bollettino delle frane e’ aggiornato ormai di ora in ora. Nella sola provincia di Cosenza se ne contano ormai 180 con l’interessamento di 27 arterie tra provinciali ed ex statali completamente ”off-limits”. A pagare lo scotto maggiore e’ la fascia che va da Aiello Calabro a Roggiano Gravina. Difficolta’ anche per il Basso Ionio con interruzioni a Campana, Pietrapaola, Paludi. Nell’hinterland cosentino il discorso non cambia a Castiglione Cosentino, Zumpano, Rovito e San Pietro in Guarano. Nel catanzarese, dove la ricognizione e’ in corso, il transito e’ bloccato sulle provinciali a Tiriolo, Gimigliano per i problemi di stabilita’ del ponte sul fiume Corace, Soveria Simeri e Guardavalle nella zona ionica del soveratese. Tempi lunghi si prospettano, invece, per il ripristino della strada Jano’-Magisano che dal capoluogo conduce nella zona della Presila, chiusa ormai da quasi venti giorni per un vasto movimento franoso che minaccia due quartieri di Catanzaro. Rubinetti a secco da ieri per diverse decine di migliaia di persone a Catanzaro e nell’hinterland costiero per la rottura della condotta idrica che alimenta per almeno due terzi l’acquedotto cittadino, dovuta alla piena del fiume Alli. Gli ospedali e le cliniche del capoluogo sono riforniti di acqua dalle autobotti della Protezione civile regionale. Anche a Cosenza una frana ha investito una condotta provocando disagi per la riduzione della portata nel centro cittadino.
Il WWF: GROTTESCO INVESTIRE SUL PONTE SULLO STRETTO MENTRE IL TERRITORIO SI SGRETOLA
«Il gioco non vale la candela: è un gioco grottesco _ accusa il Wwf _ assistere alla propaganda governativa sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina mentre continua a sgretolarsi il territorio, da ultimo a San Fratello alle pendici dei Nebrodi, sempre nel messinese». «In questa situazione è indecente congelare 1,3 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto, come ha fatto il Governo, quando poi il Governo stesso non trova le ingenti somme necessarie per rimarginare le gravi ferite di Giampilieri e di Scaletta» commenta il Wwf Italia aggiungendo che «non si può pensare di investire nel futuro 6,3 miliardi in un’opera la cui fattibilità tecnica è stata messa in discussione anche dalla Corte dei Conti nella recente indagine ‘Esiti dei finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messinà del 23 dicembre scorso, mentre non si dispone di somme per mettere in sicurezza tutto il territorio che frana giorno dopo giorno».
«Ma soprattutto non si può pensare di intervenire -insistono gli ambientalisti- con il tallone di ferro che sarebbe necessario per la costruzione del ponte e delle opere connesse in fasce costiere sul versante calabrese come in quello siciliano in un così precario equilibrio idrogeologico». Il Wwf Italia osserva quindi che il ponte «non sarebbe solo un costo gravosissimo per le casse pubbliche, visto che anche a regime lo Stato dovrebbe contribuire con oltre 138 milioni di euro ogni anno per la sua gestione, ma sarebbe un amplificatore perverso dei già gravi problemi del territorio nelle Province di Messina e Reggio Calabria».
Il «peso» del ponte e delle opere connesse «non è sostenibile» afferma ancora il Wwf ricordando che «si vorrebbe costruire, in una delle aree a più alto rischio sismico del Mediterraneo un ponte sospeso a doppio impalcato stradale e ferroviario lungo 3.300 metri, con torri che lo sorreggono alte 382,60 m, con scavi di fondazioni della profondità di oltre 50 metri». «Il territorio -aggiunge l’associazione ambientalista- verrebbe stravolto anche da cantieri, che dureranno come minimo 6 anni, per la realizzazione di oltre 40 km di nuove strade (20,3 km) e linee ferroviarie (19,8 km)». «Per realizzare tutto questo, e sono dati prudenziali, -afferma ancora il Wwf- si prevede un fabbisogno complessivo di inerti pari a 3.540.000 metri cubi di materiali (di cui 1.750.000 vengono da cave); e una produzione di materiali provenienti dagli scavi per un totale di 6.800.000 metri cubi (di cui 1.790.000 vengono riutilizzati ). Con un coinvolgimento nell’insediamento delle aree di cantiere, nelle attività di cava, di deposito e di trasporto di un ampio territorio delle due aree metropolitane per almeno 12 anni.