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Bloom Energy: un passo in avanti verso la generazione diffusa

24 febbraio 2010 0 commenti
Il governatore Schwarzenegger alla presentazione del Bloom Energy Server

Il governatore Schwarzenegger alla presentazione del Bloom Energy Server

L’hanno presentata nel quartier generale di E Bay, nella Silicon valley. C’erano il governatore della Califonia Arnold Schwarzenegger e l’ex Segretario di Stato Colin Powell,  che ora è parte del board della Bloom Energy corporation. E la attesa “Bloom box”  non ha deluso.

Basata sul principio delle solid oxide fuel cell _  celle a combustibile  ad ossidi solidi _ la Bloom box utilizza una pasta ceramica ad ossido di zirconio che funge da catalizzatore, ai cui lati sono spalmati due composti metallici (la cui natura non è stata rivelata ma che non conterrebbero il costoso platino) che fungono da anodo e catodo.  Nel sistema, riscaldato ad oltre 700 gradi (una volta avviato, la temperatura è garantita dal calore da lui stesso prodotto durante la realzione elettrochimica) vengono immessi ossigeno e un carburante gassoso (metano, ma anche biogas). Gli ioni dell’ossigeno reagiscono e si forma elettricità. 

Pulito (non c’è combustione), efficente (50%: molto più di una centrale elettrica tradizionale), ecologicamente a basso impatto (usando gas metano c’è una riduizione del 40% delle emissioni di Co2 che sale quasi al 100% nel caso di uso di biogas) il “bloom box” sembra poter avere uno spazio crescente nel mercato dell’energia. Ancora caro _ 800 mila dollari nella versione extralarge denominata “Bloom energy server” , che occupa lo spazio dui un’auto, pesa 10 tonnellate ed è capace di produre 100 kilovatts necessaria ai fabbisogni di 100 abitazioni americane, circa 200-300 utenze europee _ secondo il produttore si ripaga in 3-5 anni grazie ai risparmi.

Trovate QUI la presentazione realizzat da Bloom Energy Corportion.

 A partire dal luglio 2008 l’hanno installata sperimentalmente aziende del calibro di The Coca Cola, Fed Ex., E Bay, Google, Cox Enterprises, Staples, Wal Mart e Baank of America dove complkessivamente ha prodotto 11 milioni di kilovattora.

 La Bloom box è stata inventata dall’ingegnere aerospaziale K.R Sridhar, 49 anni, che oggi è l’amministratore delegato della Bloom Energy, la società che ha fondato nel 2002. Il suo curriculum scientifico è solido. Nato in India è stato docente di ingegneria meccanica e aerospaziale e direttore della Space tecnologies laboratoriy dell’università dell’Arizona e ha lavorato per la Nasa. Per l’ente aerospaziale americano aveva prodotto un modulo a fuel cell _ pensato per la missione umana su Marte _ che fornendo energia e metano avrebbe prodotto ossigeno. Cancellata la missione su Marte, Sridhar ha pesato di invertire il processo: inserire ossigeno e carburante per produrre elettricità. Sridhar ha cercato capitali e ha convinto uno dei maggiori venture capitalists, quel John Doerr che con i suoi soldi contribuì a fondare aziende che sarebbero poi diventate dei colossi Netscape, Amazon e Google: John Doerr ci ha investito qualcosa come 400 milioni di dollari e ha portato nel consiglio di amministrazione personaggi come l’ex segretario di stato americano Colin Powell. Ci sono voluti tre anni per produrre la prima versione, poi testata per due anni. Ha funzionato.

“Contiamo di avere lo stesso effetto sul mercato dlel’energia di quello prodotto dai telefoni cellulari sulle comunicazioni” ha dichiarato ieri K.R.Sridhar. “In un arco di tempo tra i 5 e i 10 anni _ ha aggiunto Sridhar _ contiamo di portare il prezzo di una Bloom box in versione “mini” (per due abitazioni americane) sotto i 3 mila dollari.

 E questo, saper superare la barriera del prezzo, è il punto. Le celle a combustibile sono una realtà da oltre cento anni, ma solo come prodotti di nicchia. Riuscirà l’azienda di Sunnyvale renderle in grado di funzionare per 20-30 anni e riducendo il loro costo a poche migliaia di dollari?

Se saprà farcela _ ed è un grosso “se” _ la Bloom box genererà energia positiva nel settore delle celle a combustibile e innescherà un processo che avvierà l’era della generazione distribuita.  Sarebbe epocale.

Alessandro Farruggia