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Federparchi: “Lambro e Po rischiano danni senza precedenti”

25 febbraio 2010 0 commenti

Il fiume Po'Il danno ambientale, “già elevatissimo”, causato al Lambro e al Po dallo sversamento di idrocarburi nel fiume lombardo, “rischia di essere assolutamente drammatico se non si riusciranno a mettere in atto tutte le misure necessarie ad arrestare la discesa a valle dell’enorme quantità di inquinante”.

 

 

 

L’allarme è lanciato dalla Federparchi, attraverso il suo presidente Giampiero Sammuri, che chiede al ministero dell’Ambiente di “non lesinare sforzi e di assumere tutte le iniziative possibili dirette al sostegno del lavoro della Protezione Civile, delle Regioni, delle Prefetture, delle Province e dei Comuni, che devono essere messi in grado di impiegare tutte le risorse e tutti i mezzi opportuni, senza ritardi e senza preclusioni”.

Allerta e attenzione devono essere elevatissimi, perché il rischio, per l’ambiente innanzitutto, ma anche per le persone e l’economia, spiega Sammuri, è tanto alto “da non poter essere nemmeno immaginato”. Così la pensano anche i responsabili dei Parchi del Delta del Po, che seguono l’andamento degli interventi partecipando ai lavori dei Comitati costituiti dalle autorità locali e “che sono pronti a fare la loro parte per affrontare un’emergenza che, se dovesse presentarsi anche nei rami deltizi, sarebbe di un’entità senza precedenti”.

“E’ questo il momento degli interventi più decisi e non delle valutazioni”, aggiunge Sammuri, ricordando che il Bacino del Po rappresenta “uno degli ambiti più compromessi e fragili, in cui i parchi svolgono un’azione indispensabile ma troppo spesso isolata o contrastata. L’assenza di una gestione ambientale unitaria del fiume pesa come un macigno e dovrà necessariamente essere presto affrontata”.

 

 

PARCO DELTA PO: “SVERSAMENTO IN FOCE E’ UN DISASTRO”

 

Orchetti marini, anatre, folaghe, aironi cenerini e bianchi, falchi di palude, beccacce di mare, piovanelli pancianera e garzette. Sono solo alcune delle specie di uccelli che si possono ancora trovare a svernare o a fare il nido tra i canneti e le praterie sommerse della Sacca di Goro, un luogo dove acqua salata e acqua dolce si mescolano costantemente creando un habitat particolarissimo per la fauna del delta del Po. Un luogo così delicato che è stato uno dei primi pensieri del Consorzio Parco del delta del Po alla notizia della macchia di carburante che avanza lungo il fiume dopo lo sversamento nel Lambro. Anche perché l’acqua dolce che alimenta la laguna salmastra proviene proprio dal Po.

“Abbiamo segnalato alle autorità e alla Protezione civile alcune aree da preservare. In particolare la Sacca di Goro”, fa sapere il presidente del consorzio, Massimo Medri. “Se ci fosse un riversamento, sarebbe un disastro ambientale. Non solo per la foce, ma anche per la costa, in termini di fauna e di paesaggio”.

In questo momento, dice, “siamo molto preoccupati, ma abbiamo messo a disposizione tutte le nostre risorse e tutto il nostro bagaglio di conoscenze, nei tavoli con Provincia e Regione”.

 

 

WWF: ANCHE IL DELTA DEL PO È IN PERICOLO “A RISCHIO MOLTE SPECIE DI PESCI, UCCELLI E RETTILI”

 

 “A rischio un intero sistema ecologico ed economico. La densa macchia nera di petrolio che ha invaso il fiume Lambro dopo il sabotaggio alla raffineria ‘Lombarda Petroli’, avanza pericolosamente lungo il Po ed è in queste ore nel piacentino all’altezza di Isola Serafini”. Lo si legge in un comunicato del Wwf. Tutto l’ecosistema fluviale, spiega il comunicato, “è in pericolo ed ora si pensa anche al Delta del Po, una delle zone umide più importanti d’Italia e d’Europa per la migrazione e lo svernamento degli uccelli acquatici. Il Delta del Po in questo momento è estremamente vulnerabile anche a causa del livello delle acque del fiume che permette una connessione diretta con molti rami laterali e con le aree di maggiore interesse naturalistico”.

In questa stagione, continua la nota, “nelle zone umide deltizie vi sono migliaia di uccelli alla vigilia della cova e della stagione di riproduzione: anatre (germani reali, morette, moriglioni, mestoloni, alzavole), aironi (aironi cenerini, aironi bianchi maggiori, garzette, aironi guardabuoi), limicoli (avocette, pantane, piro piro), inoltre quest’area è fondamentale per la presenza di molte specie di pesci che si riproducono, transitano o trovano qui rifugio come l’anguilla, la cheppia, la savetta, il muggine calamita, o, nelle zone umide tra i canneti, come il luccio e la tinca. Non vanno poi dimenticati anfibi e rettili come ad esempio la testuggine palustre”.

 “Il Wwf si augura che vengano adottate tutte le misure necessarie ed utili a scongiurare che l’ondata di petrolio arrivi al Delta del Po – dichiara Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia – Se ciò non avvenisse gli effetti su golene, canneti di foce, lagune e tratti costieri, potrebbero essere devastanti. A pagarne un prezzo altissimo non sarebbe solo uno degli ecosistemi più ricchi del nostro Paese, ma anche le attività che sostengono economicamente questo territorio come la pesca e il turismo”.

Il Wwf chiede, inoltre, che “nel caso la macchia arrivi a Mantova e la superi si coinvolgano urgentemente anche i Parchi regionali del Delta del Po veneto ed emiliano, per precludere l’accesso alle golene e ai rami deltizi caratterizzati da una più elevata biodiversità, quali la ‘Golena Madonnina’, il Po di Maistra, il Po di Gnocca, il Po di Tolle e il Po di Goro, la ‘Busa di Tramontana’ e la ‘Busa di Scirocco’. Lo stesso dicasi per i collegamenti a fiume delle sacche e delle lagune costiere del delta”. In questo modo, spiega l’associazione, “si potrebbero ridurre i danni e cercare di concentrare le azioni di recupero e successiva bonifica solo in alcuni punti, garantendo aree incontaminate che potrebbero essere utilizzate come rifugio per gli uccelli attualmente presenti nelle aree direttamente interessate dall’onda nera”.

 Il Wwf informa infine che sono pronti e disponibili da subito i Centri di recupero per la fauna selvatica (con relativi volontari e istituzioni che vi collaborano), “in particolare quelli situati nelle province di Rovigo e Ferrara, che hanno tutti i mezzi necessari per soccorrere uccelli acquatici investiti dagli idrocarburi”. “Affrontata con decisione e sperabilmente risolta al più presto questa emergenza – prosegue Leoni – gli amministratori pubblici e tutti gli organi di controllo e prevenzione dovranno compiere un’impietosa analisi di quanto successo: della mancata prevenzione, di un sistema di controlli che, nonostante la delicatezza dell’area interessata, non ha funzionato a dovere; di un sistema di allerta e pronto intervento trovatosi non equipaggiato a dovere per affrontare una simile urgenza.

Nel 2010, il Wwf coltiva ancora la speranza che questo sia veramente l’ultimo caso di una simile emergenza ambientale. E speriamo di tornare immediatamente con i piedi per terra nella gestione e nel monitoraggio dei nostri territori, evitando di usare l’emergenza per riproporre soluzioni fantasiose per la gestione dei nostri corsi d’acqua. Bisogna, in definitiva, tornare ai ‘fondamentali’, immaginandoci, per un attimo, che in queste stesse condizioni (o anche peggiori) ed in simili o ancor più delicati ambienti – conclude il presidente di Wwf Italia – si stia ancora sognando di riproporre l’insediamento dei nuovi impianti nucleari…”.