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Disastro Lambro, Bertolaso: “La massa oleosa fermata a Isola Serafini”

26 febbraio 2010 0 commenti

EMERGENZA LAMBRO
Abbiamo fermato la massa oleosa a isola Serafini”.

Il baluardo dell’isola Serafini e della centrale Enel ha tenuto. Il grosso dell’onda nera arrivato dal Lambro e’ stato bloccato li’, nel Po di Piacenza, e non raggiungera’ il mare e prima ancora il delta, dove l’ecosistema e’ tanto affascinante quanto delicato. ”La massa oleosa di fatto l’abbiamo fermata a Isola Serafini e adesso ci sono gli skimmer che stanno recuperando la massa a monte della barriera della diga dell’Enel – ha detto gia’ nella mattina Guido Bertolaso a Piacenza – Credo che al massimo sia sfuggito da questa barriera tra il cinque e il 10 per cento della massa complessiva”. Rassicurando anche sulla qualita’ dell’acqua: ‘Sono stati fatti prelievi proprio qui, a Piacenza, a diversi livelli di profondita’ del fiume e le analisi sono buone. Comunque nell’ambito dei parametri previsti anche come utilizzo di potabilizzazione”.

A ore di distanza, nel pomeriggio in Prefettura a Milano, e’ stato ancora piu’ netto: ”Non credo che arrivera’ in Adriatico neppure una goccia d’olio e questo credo che sia l’obiettivo principale”. L’olio piu’ leggero e’ passato a chiazze, portando una brutta visione e forti miasmi nel Parmense, nel Reggiano, in serata anche nel Ferrarese, ma il peggio e’ stato sventato, facendo tirare il classico sospiro di sollievo a amministratori, agricoltori, operatori del turismo e magari anche a quei milioni di italiani che hanno a cuore l’ambiente. Il rischio e’ stato grande: ”Se l’inquinamento del Lambro fosse avvenuto tra 30 giorni, quando in agricoltura inizieranno le irrigazioni, si sarebbero contati milioni di danni al sistema del made in Italy”, ha fatto notare il presidente nazionale dell’Unione consorzi di bonifica, Massimo Gargano. E secondo le associazioni degli ambientalisti, il danno c’e’ stato e restera’. Per limitarlo, due navi specializzate della Marina Militare, che si trovavano in Adriatico, si sono dirette verso il porto di Ravenna, pronte per un eventuale concorso nell’attivita’ di antinquinamento. Sono i pattugliatori d’altura Cassiopea e Sirio, equipaggiati per il monitoraggio e la raccolta dati sull’inquinamento marino, e per operazioni antinquinamento con recupero di sversamenti oleosi.

”A valle di Isola Serafini, tra la provincia di Mantova e quella di Rovigo, saranno realizzate altre due barriere con delle navi anti-inquinamento in grado di recuperare quel 5-10% che e’ sfuggito”, ha spiegato Bertolaso. ”Abbiamo gia’ raccolto 250.000 litri di gasolio”, ha annunciato il capo della Protezione civile dell’Emilia-Romagna Demetrio Egidi. Sono operativi nel tratto del Po fra Isola Serafini e il delta i mezzi del ministero dell’Ambiente che, con tre sbarramenti, cercheranno di intercettare le quantita’ residue degli idrocarburi. Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ha disposto un’indagine interna per chiarire il declassamento del rischio della ‘LombardaPetroli’, l’industria da cui e’ partito il disastro. ”I conti non tornano nel declassamento nelle categorie di rischio previste dalla Direttiva Seveso”, ha spiegato.

Durissimo Roberto Formigoni: la Regione Lombardia denuncera’ all’autorita’ giudiziaria la ‘Lombarda Petroli’. Secondo il presidente si e’ trattato di un atto ”non solo doloso, ma di ecoterrorismo e di odio nei confronti della nostra gente e del territorio. L’Arpa su incarico della Regione sta mettendo a punto la denuncia alla Procura di Monza per gravi inadempienze. Ci sono state mani esperte, molto esperte, che hanno voluto arrecare danno”. Secondo Formigoni la Lombarda Petroli ”ha la responsabilita’ di non aver dato subito l’allarme per quel che stava succedendo, e perche’ non poteva tenere quella quantita’ di gasolio e oli combustibili”.È l’annuncio del capo dipartimento di Protezione civile Guido Bertolaso prima di entrare in Prefettura a Piacenza per fare il punto della situazione con le istituzioni locali sull’onda nera di carburante fuoriuscito dalla ‘Lombarda petroli’ di Villasanta nel Po che da martedì tiene in scacco due regioni, Lombardia ed Emilia-Romagna.

IN LOMBARDIA RECUPERATE 1500 TONNELLATE SULLE 3000 SVERSATE

Nella notte tra lunedì e martedì sono state sversate nel Lambro circa 3.000 tonnellate di idrocarburi, di cui 1.662 di gasolio e il rimanente di olio combustibile, che hanno raggiunto il depuratore di Monza attraverso 4,5 chilometri di fognatura. Lo ha precisato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenendo questo pomeriggio in prefettura a Milano ad un vertice con il responsabile della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso.

Dall’impianto di depurazione di Monza sono state raccolte 2.066 tonnellate di miscela di idrocarburi al 59% che equivalgono a 1.250 tonnellate di prodotto sversato recuperato. Sul Lambro sono stati aspirati 800 metri cubi di acqua contaminata con concentrazioni di idrocarburi al 25-30%, ciò significa 250 metri cubi, ovvero 200 tonnellate circa, di materiale sversato. Cinquecento metri cubi saranno conferiti all’Eni per il recupero e gli altri 300 saranno trasferiti in tre impianti di smaltimento della Lombardia e uno in Piemonte.

“Per quanto riguarda il sito Lombarda Petroli – ha detto ancora Formigoni – si parla di un’area di 5.000 metri quadrati interessata dallo sversamento. Il sito è stato messo in sicurezza mediante l’aspirazione di 450 tonnellate di materiale (miscela ad elevata concentrazione di prodotto sversato) dai piazzali della ditta e stoccati in vasche presenti presso lo stabilimento e l’asportazione del terreno contaminato per circa 1000 metri cubi”

LA PROVINCIA DI PIACENZA SI COSTITUIRA’ PARTE CIVILE

La Provincia di Piacenza si costituirà parte civile contro i responsabili dello sversamento di carburante e gasolio nel Lambro. A darne notizia è il presidente di via Garibaldi, Massimo Trespidi, il quale, all’uscita da una riunione di giunta, ha riferito l’approvazione della proposta di costituirsi parte civile verso quello che è stato definito “disastro ambientale”, cioè lo sversamento di quasi 10 milioni di tonnellate di carburante nel Lambro.

LEGAMBIENTE: INUTILE ANNUNCIARE LE PENE PER I COLPEVOLI

I responsabili del disastro che ha colpito il Lambro e che sta minacciando l’ecosistema del Po, oltre alle attività economiche locali e la sicurezza dei cittadini, meriterebbero pene esemplari. Peccato che, ad oggi, nel Codice Penale non compaiano i delitti contro l’ambiente. Chi si rende responsabile di danni enormi e difficilmente recuperabili a scapito della flora e della fauna nonché dell’ecosistema complessivo, al massimo rischia un’ammenda”.

Questo l’allarme lanciato da Legambiente, che torna a chiedere di introdurre i reati contro l’ambiente nel Codice Penale.

“I responsabili del dolo – ha dichiarato il vicepresidente dell’associazione Sebastiano Venneri – potranno verosimilmente essere condannati con pene sostanziali per aver messo in pericolo la sicurezza dei cittadini e per aver bloccato le attività produttive che insistono sui tratti inquinati, ma se nessuna di queste aggravanti verrà riconosciuta, potrebbero cavarsela con un nonnulla. Con una pena pecuniaria irrisoria, che nulla ha a che vedere con l’entità del danno ambientale provocato>.