Sul Po è ancora emergenza: divieto utilizzo acqua potabile a Porto Tolle e Adria
Divieto di utilizzo di acqua potabile e per scopi alimentari nel comune di Porto Tolle e nelle frazioni di Ariano Polesine e Taglio di Po: lo stabilisce un’ordinanza emessa ieri sera dal sindaco di Porto Tolle, Silvano Finotti, in base alle analisi dell’acqua prelevata alle foci del Po, nella quale e’ stata rilevata la presenza di un composto cancerogeno.
Le analisi, eseguite dall’Arpav per monitorare la situazione dopo lo sversamento di idrocarburi passato dal fiume Lambro al Po e alla sua foce, hanno evidenziato, secondo quanto si e’ appreso, una presenza fuori parametro di ‘1.2 dicloroetano’ o cloruro di etilene. La sostanza sarebbe riconducibile ad un solvente apolare impiegato come agente sgrassante e diluente per vernici: un composto cancerogeno, molto infiammabile, nocivo ed irritante per le vie respiratorie. La presenza di ‘1.2 dicloroetano’ e’ presumibilmente da ricondurre a quello sversamento, parte del quale sta in queste ore raggiungendo l’Adriatico.
DECISO IL DIVIETO ANCHE AD ADRIA
Anche nella cittadina di Adria, com’era gia’ accaduto ieri era a Porto Tolle, e’ da oggi vietato l’utilizzo dell’acqua del rubinetto per scopi potabili e alimentari. La decisione e’ contenuta in un’ordinanza emessa dal sindaco, Renzo Barbujiani, dopo il responso delle analisi del servizio igiene alimenti dell’Asl 19 di Adria che ha rilevato nel Po a Corbola la presenza fuori parametro di ‘1.2 dicloroetano’. La stessa sostanza era stata riscontrata ieri alle foci del Po, quindi piu’ a valle, a Porto Tolle ed anche li’ il sindaco aveva emanato un’ordinanza di divieto dell’uso dell’acqua della rete pubblica.
LA PROTEZIONE CIVILE: SCIACALLI IN AZIONE
Sarebbe riconducibile all’opera di ”sciacalli” la presenza di sostanze tossiche rilevate ieri sera nel Po che ha costretto i sindaci di alcuni Comuni polesani, tra cui Porto Tolle, a vietare l’utilizzo di acqua potabile e per scopi alimentari. E’ l’opinione del direttore della sezione Rischi della Protezione Civile nazionale e coordinatore dell’Unita’ di crisi Nicola Dell’Acqua secondo il quale ”la citta’ di Rovigo non e’ minimamente interessata al fenomeno perche’ non pesca dalle falde del Po”. Secondo il tecnico in acqua sono state riscontrate tracce di ‘1.2 dicloroetano’ o cloruro di etilene sostanze disinfettanti probabilmente, per Dell’Acqua ”liberate da qualche furbetto che ha deciso di approfittare della situazione”. ”Le sostanze tossiche rilevate – spiega ancora Dell’Acqua – non c’entrano per nulla con cio’ che si e’ verificato in Lombardia. Stiamo operando con aerei che fotografano la situazione con macchine a raggi infrarossi – conclude – e siamo certi di individuare tutti i furbi che stanno scaricando veleni. Si tratta di autentici sciacalli che buttano di tutto nel Po”. I provvedimenti di non potabilita’ dell’acqua emanati dai sindaci polesani riguardano un comprensorio di circa diecimila persone.