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Effetto Cile, così la Terra ha perso l’equilibrio

4 marzo 2010 0 commenti

La TerraIl cataclisma di magnitudo 8,8 registrato in Cile il 27 febbraio, oltre ad aver causato una strage nella popolazione con 799 vittime già accertate, ha scosso la Terra nel profondo: per effetto del movimento tellurico, l’asse di rotazione terrestre, secondo le simulazioni di uno scienziato della Nasa, Richard Gross, si sarebbe inclinato di dodici centimetri in più.

 

 

Così da questa settimana il nostro pianeta “gira più veloce”, tanto che le giornate si sono “accorciate” di 1,26 milionesimi di secondo. Tutto vero, ma al lato pratico cosa comporta per gli abitanti del pianeta?

Evidentemente poco, dal momento che “l’asse terrestre si sposta naturalmente, senza contare i terremoti, già di un metro all’anno” spiega Monia Negusini, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica di Bologna (Inaf): “Quindi, dodici centimetri non sono poi tanti da far pensare a chissà quali conseguenze”.

Dal giorno del terremoto sono fioccati dati di ogni tipo sugli effetti del terremoto ma “è bene precisare che si tratta di simulazioni e non di misurazioni”, dice la ricercatrice.
In effetti non c’è nemmeno stato il tempo materiale per analizzare gli effetti del sisma, ma i geologi, dati alla mano – magnitudo, profondità, area geografica – sono riusciti a fare una stima sommaria del ‘danno’.

“Lo spostamento dell’asse terrestre – prosegue la ricercatrice – fa notizia quando vi è associata una tragedia come quella del Cile o dello tsunami del 2004, ma i terremoti, in realtà, incidono molto meno di altre dinamiche agenti in ogni momento”.

La disciplina che prende in esame l’impatto di queste dinamiche è la geodesia spaziale, e studia il cambiamento della forma, delle dimensioni e del movimento della Terra. “In ogni momento – spiega la Negusini – siamo soggetti a forze che mutano l’asse terrestre: il lento movimento delle placche, la rotazione del magma fuso nel cuore del pianeta, oltre che le forze gravitazionali che vengono dai corpi celesti”.

In effetti il pianeta Terra è soggetto alle influenze di grossi corpi celesti, “i più vicini come la Luna e i più grandi come Giove e il Sole, in un gioco di tira e molla gravitazionale che ora rallenta ora stira il nostro pianeta”. In questo gioco a prevalere è il rallentamento del moto di rotazione terrestre, tanto che “0appena la Terra si formò, il ciclo di un’intera giornata era di appena sei ore, un dato confermabile successivamente dai primi fossili di vegetali che conservano i segni dei ritmi giorno-notte”.

L’Inaf di Bologna, che sta studiando l’impatto del sisma cileno, si avvale dell’Osservatorio radio astronomico di Medicina. Qui è montata una grande parabola gemellata con un altro radiotelescopio che si trova in Sicilia, a Noto.

Entrambi questi ‘monitor’ del cosmo sono collegati in rete, attraverso internet, con il Centro di Geodesia spaziale di Matera, a sua volta in contatto con gli altri centri mondiali. Il Jet propulsion laboratory di Pasadena, in California, è il centro della Nasa nel quale Richard Gross ha condotto le elaborazioni: “Il terremoto cileno ha avuto intensità minore rispetto a quello di Sumatra del 2004 – ha affermato il ricercatore americano – ma potrebbe aver causato uno spostamento dell’asse della terra maggiore. Tuttavia parliamo di variazioni impercettibili”.

Risultati confermati anche dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che per bocca del presidente Enzo Boschi fa sapere che “se lo tsunami di Sumatra aveva accorciato le giornate di 6,8 milionesimi di secondo quello cileno non supera i due milionesimi”. Sempre l’Ingv ipotizza che “il sisma cileno abbia spostato una massa sommersa di 500 chilometri, larga 200 e spessa dieci”.

Aconti fatti, conclude l’Inaf, “sarà anche vero che da oggi il crepuscolo arriverà 1,2 milionesimi di secondo prima, ma poiché abbiamo detto che ogni anno l’asse terrestre del pianeta si sposta ‘fisiologicamente’ già di un metro, allora dobbiamo aggiungere che ogni anno, naturalmente, il giorno si accorcia sempre di venti milionesimi di secondo”.

di MARCO PIVATO