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Rifiuti: corte Ue condanna l’Italia per il caso Campania

4 marzo 2010 0 commenti

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La corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che «l’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania» e pertanto «è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza della direttiva ‘rifiutì. Tale situazione – prosegue la Corte nella sentenza diffusa poco fa – ha messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all’ambiente».

In seguito ad una situazione di crisi nello smaltimento dei rifiuti manifestatasi nella regione Campania nel 2007 – si ricorda nella sentenza della Corte di giustizia – la Commissione proponeva un ricorso per inadempimento contro l’Italia, criticando la mancata creazione in quella regione di una rete integrata ed adeguata di impianti atta a garantire l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica. Infatti, la Commissione riteneva che tale situazione rappresentasse un pericolo per la salute umana e per l’ambiente. L’Italia ha affermato di aver aumentato il livello della raccolta differenziata dei rifiuti e di aver aperto due discariche e costruito altri inceneritori. Essa ha anche addotto inadempimenti contrattuali e comportamenti criminali indipendenti dalla sua volontà, che costituirebbero casi di forza maggiore. Se uno Stato membro, come nel caso di specie l’Italia, ha scelto di organizzare la copertura del suo territorio su base regionale, ogni regione deve allora assicurare il recupero e lo smaltimento dei suoi rifiuti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti sulla base del criterio di prossimità. Nella regione Campania, i quantitativi ingenti di rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l’assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, dimostrano un deficit strutturale di impianti, cui non è stato possibile rimediare. L’Italia ha peraltro ammesso che, alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, gli impianti esistenti e in funzione nella regione erano ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali.

Nè l’opposizione della popolazione, nè gli inadempimenti contrattuali e neppure l’esistenza di attività criminali – sottolinea la Corte nella sentenza – costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti. L’Italia – prosegue il testo della sentenza – ha affermato che la gestione dei rifiuti nella regione Campania non ha avuto conseguenze pregiudizievoli per l’ambiente e per la salute umana. La Corte rammenta che, se è vero che la direttiva fissa obiettivi di protezione dell’ambiente e di tutela della salute umana, essa non specifica il contenuto concreto delle misure che devono essere adottate e lascia agli Stati membri un certo potere discrezionale. Per quanto riguarda quest’ultimo obiettivo, la Corte precisa tuttavia che esso ha una funzione preventiva nel senso che gli Stati membri non devono esporre la salute umana a pericolo nel corso di operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti.

L’Italia non ha contestato la circostanza che, alla scadenza del termine fissato nel parere motivato, 55 mila tonnellate di rifiuti riempivano le strade, che vi erano fra le 110 mila e le 120 mila tonnellate di rifiuti in attesa di trattamento presso i siti comunali di stoccaggio e che le popolazioni esasperate avevano provocato incendi nei cumuli di spazzatura. In tali circostanze i rifiuti hanno provocato inconvenienti da odori ed hanno danneggiato il paesaggio, rappresentando così un pericolo per l’ambiente. D’altra parte, l’Italia stessa ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta ad un rischio certo. Di conseguenza, la Corte conclude che l’Italia, non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione e non avendo adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e di danneggiare l’ambiente nella regione Campania, è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza della direttiva «rifiuti».