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La Cina punta sul ‘ghiaccio combustibile’, un rischio per il clima

16 marzo 2010 0 commenti
Ghiaccio

Ghiaccio

La Cina, alla ricerca di sempre nuove risorse per soddisfare la crescente “fame” di energia, ha individuato una nuova fonte potenzialmente ricchissima: gli idrati di metano. Un idrato di metano consiste in una sorta di gabbia di molecole d’acqua ghiacciata che contiene al suo interno metano: per questo va anche sotto il nome di “ghiaccio combustibile”.

 

 

 

Gli idrati di metano sono ricchissime le profondità oceaniche, oltre che i permafrost del grande Nord. Secondo il Dipartimento dell’energia americano, il loro volume totale è di oltre 11 miliardi di miliardi di metri cubi, una quantità equivalente, in termini energetici, a quella di tutti gli altri combustibili fossi sommati insieme.

 

E per molti scienziati il metano contenuto nei ghiacci può rappresentare una minaccia per il clima: il riscaldamento globale rischia di liberarne nell’atmosfera grandi quantità. Dato che si tratta di un potente gas serra l’effetto sarebbe quello di accelerare l’aumento delle temperature.

 

Ma per Pechino la minaccia può diventare un’opportunità. In Cina rilevanti risorse sono state scoperte nel settembre 2009 nel sottosuolo della provincia del Qinghai (Ovest della Cina), le cui autorità hanno ora annunciato di volerne permettere lo sfruttamento, dopo aver individuato le tecnologie adeguate.

 

Gli idrati di metano hanno un’elevata densità energetica: a causa della forte pressione, un metro cubo di ghiaccio combustibile contiene l’equivalente di 164 metri cubi di metano allo stato gassoso. Il nuovo giacimento scoperto in Cina potrebbe soddisfare i consumi energetici del Paese per circa 90 anni.

 

Le possibilità di sfruttamento sono due: estrarre il ghiaccio combustibile e poi usarlo come materia prima oppure scioglierlo sotto terra e poi estrarre solo il metano. I ricercatori stanno ancora studiando quale sia l’approccio più conveniente dal punto di vista commerciale e ambientale. Il rischio, più ancora delle emissioni del gas bruciato nelle centrali, è che durante l’estrazione dal sottosuolo non si riesca a controllare la fuoriuscita di metano in atmosfera.

 

Per questo i ricercatori hanno come priorità lo sviluppo di tecnologie sicure per l’estrazione. Secondo il Ministero cinese per le Risorse minerarie, è possibile ipotizzare che lo sfruttamento concreto delle nuove riserve possa iniziare tra il 2020 e il 2025.