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Fallisce il negoziato di Doha: orsi polari e tonno rosso non saranno protetti. Complimenti

18 marzo 2010 0 commenti

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La protezione delle specie a rischio non è una vera priorità: contano di più le esigenze di tutela dell’economia e delle tradizioni etniche. E così orsi polari e tonni rossi continueranno ad essere nel mirino. E’ clamoroso l’esito della conferenza della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, in corso a Doha, nel Qatar, che ha respinto nettamente la proposta del Principato di Monaco che puntava a sospendere le esportazioni di tonno rosso dall’Atlantico dell’Est e del Mediterraneo e ha bocciato anche la proposta di mediazione europea. Il Principato di Monaco _ fortemente supportato da Usa, Norvegia e Kenia _ aveva chiesto di inserire il Tonno rosso, ad alto valore commerciale, nell’Allegato I della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate (Cites) per vietarne il commercio internazionale e proteggerla dalla pesca eccessiva. Il Giappone, principale consumatore di tonno “thynnus”, che si oppone a questa misura è riuscito a convincere numerosi Paesi in via di sviluppo a schierarsi contro la richiesta del Principato di Monaco. La proposta è stata respinta con 68 voti, contro 20 favorevoli e 30 astenuti. La proposta europea, che prevede uno slittamento dell’inserimento del tonno rosso nell’Allegato I, è stato bocciato con 72 voti contro 43 e 24 astensioni. Se ne riparlerà, dicono i giapponesi (che l’importano l’80% del tonno rosso pescato) in sede Iccat: come dire al massimo è possibile una riduzione delle quote.

ANCHE GLI ORSI POLARI RESTANO CACCIABILI

E non basta. ieri è stata bocciata anche la proposta statunitense di mettere al bando il commercio di pelli, denti e zampe di orso polare. La Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo (Cites), a cui partecipano 175 paesi, ha detto no alla proposta perchè “potrebbe danneggiare le economie locali e il commercio delle pelli non rappresenta una minaccia significativa per gli animali”. Gli americani sostenevano invece che la vendita delle pellicce aggrava il pericolo di estinzione legato al riscaldamento globale, che scioglie i ghiacci habitat degli orsi. Le previsioni sono di un calo dei due terzi della popolazione di orsi dell’Artico, oggi stimata in 20.000-25.000 esemplari, entro il 2050, a causa dello scioglimento dei ghiacci. Il Canada, insieme alla Norvegia e alla Groenlandia, ha guidato l’opposizione alla proposta Usa, sostenendo che la minaccia rappresentata dal commercio di pelli è minima e la caccia praticata dalle popolazioni artiche è essenziale per la loro economia. Frank Pokiak, un leader inuit canadese, afferma che le comunità nell’Artico cacciano l’orso da generazioni per la carne e le pellicce, utilizzate per gli abiti o i ripari. La caccia avviene con modalità sostenibili e continuerà con o senza un divieto internazionale, aggiunge. “Abbiamo sempre avuto cura della terra, degli animali e delle piante, perchè abbiamo molto da perdere” ha detto Pokiak alla platea dei delelgati. “Se non fosse per gli orsi polari, noi oggi non esisteremmo più”.

Il grande orso bianco, il più grande carnivoro terrestre, “nanuq” per gli inuit, è particolarmente esposto al riscaldamento globale, che scioglie i ghiacci artici. Molti di loro passano l’intera vita sul ghiaccio, accoppiandosi, partorendo e cacciando la loro preda preferita, la foca con gli anelli. Ma secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration Usa le estati Artiche saranno senza ghiacci nel giro di trent’anni. Nel maggio 2008 gli Usa hanno classificato l’orso polare specie a rischio a causa del riscaldamento globale, rendendo illegale la caccia se non per ragioni di sussistenza. Gli animalisti hanno stigmatizzato la scelta della Cites. “I partecipanti hanno voltato le spalle a questa specie simbolo” dice Jeff Flocken dell’ International Fund for Animal Welfare.

L’UNIONE EUROPEA SI DICE “DELUSA”

La Commissione europea ha espresso la sua «delusione» per il mancato inserimento del tonno rosso nella lista delle specie a rischio del Cites, dopo che negli scorsi giorni si era trovato un accordo a livello Ue sul divieto di commercializzazione di tale specie ittica in modo da permettere la ricostituzione degli stock pur garantendo una serie di aiuti e deroghe ai pescatori artigianali. «Siamo delusi per il risultato dell’incontro del Cites per quanto riguarda la proposta Ue di inserire il tonno rosso» nella lista delle specie da proteggere, hanno dichiarato in un comunicato congiunto diffuso a Bruxelles i commissari all’ambiente Janez Potoznik e alla pesca Maria Damanaki. «La proposta Ue era un forte impegno verso un futuro sostenibile per il tonno rosso e per i pescatori» e «restiamo convinti che misure urgenti sono necessarie», hanno sottolineato i due commissari europei. L’Ue, però, «mantiene il suo impegno per la salvaguardia degli stock di tonno rosso e conta sull’Iccat (la Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico) perchè si assuma le sue responsabilità per assicurare che gli stock siano gestiti in modo sostenibile», continua la nota. «Se non verrà intrapresa alcuna azione, c’è il serio rischio che il tonno rosso scompaia», avvertono Potoznick e Damanaki.

FEDERPESCA: UNA SCELTA DI BUONSENSO

”Siamo molto soddisfatti che abbia vinto il buon senso”. Commenta cosi’ Massimo Coccia presidente Federcoopesca-Confcooperative la decisione di non inserire il tonno rosso tra le specie a rischio di estinzione presa oggi dal Cites a Doha in Quatar. ”La decisione – ha detto Coccia – e’ la dimostrazione, come abbiamo sempre sostenuto, che in questi mesi e’ stata fatta un campagna demagogica e di disinformazione che poco aveva a che fare con la salvaguardia degli stock”. Per il presidente ”restano aperti i problemi per il comparto legati alle esigue quote di cattura, ma sicuramente e’ stata evitata una grave e immotivata limitazioni alla liberta’ di commercio e di impresa; ora – conclude – e’ il momento di metterci a lavorare seriamente per una gestione corretta e condivisa della risorsa”.

LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE CHIEDONO IL BOICOTTAGGIO DEL TONNO ROSSO

“Non sono serviti a nulla né i riscontri scientifici né il crescente supporto politico alla proposta di messa al bando registrato nei mesi passati, e non è servito neppure il sostegno dei Paesi che detengono le maggiori quote di pescato su entrambe le coste dell’Atlantico (Europa e Stati Uniti) – accusano WWF, Greenpeace, Lav, Legambiente e Marevivo – ed è scandaloso che i governi non abbiano avuto nemmeno la possibilità di avviare un dibattito degno di tale nome sulla proposta di proibire il commercio internazionale di tonno rosso”. “Le misure di gestione della specie predisposte dall’ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell’Atlantico e del Mediterraneo) hanno ripetutamente fallito. Ora, dopo l’insulsa bocciatura della proposta di inclusione del Tonno Rosso nella Appendice I della CITES, ci si auspica che gli Stati facciano il possibile affinché l’ICCAT faccia il proprio dovere”. Le associazioni fanno appello a ristoranti, commercianti, cuochi e consumatori in tutto il mondo perché smettano di vendere, servire, comprare e mangiare questa specie in pericolo. Una parte sempre più ampia del mercato globale del pesce (Carefour Europa, CoopItalia, …) sta già scegliendo di evitare il tonno rosso per dare agli stock ittici sovrasfruttati la possibilità di riprendersi. “Mangiare è un gesto ecologico e politico. Adesso è più importante che mai che le persone facciano quello in cui i politici hanno fallito, ovvero smettere di consumare tonno rosso per salvare la specie”.
Come dire che al sorte del tonno rosso è (anche) nelle mani di noi ambientalisti e consumatori. Pensateci.

(a.farruggia)