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Prestigiacomo: si alla sperimentazione degli ogm. A certe condizioni

21 marzo 2010 0 commenti

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Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo non sembra avere un atteggiamento preconcetto nei confronti degli Ogm in campo agroalimentare, a patto però che siano accompagnati da garanzie per la salute umana e l’ambiente. «Sono tante le potenzialità di sviluppo della filiera agricola, come quelle della componentistica e della ricerca per le tecnologie di futura applicazione, da seguire con attenzione», sostiene Prestigiacomo in un’intervista sull’ultimo numero di ‘Mondo agricolò, il periodico della Confagricoltura. Una posizione particolarmente interessante su un tema così ‘caldò, a ridosso della presa di posizione del ministro dell’Agricoltura Luca Zaia che, proprio nei giorni scorsi, ha firmato il decreto che respinge la richiesta di un agricoltore friulano a coltivare mais Ogm, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, decreto su cui la stessa Prestigiacomo dovrebbe apporre la sua firma insieme al collega della Salute Ferruccio Fazio.

«Una volta accertato che dalle biotecnologie agro-alimentari non discendono rischi per la salute umana e per gli equilibri ambientali – afferma Prestigiacomo – credo che si debba essere aperti alle sperimentazioni. Ma ogni decisione dovrà essere accompagnata da passaggi condivisi, con le massime garanzie e i massimi controlli». Prestigiacomo non più tardi di venti giorni fa, aveva espresso perplessità sulla decisione della Commissione europea che aveva autorizzato la coltivazione di patata Amflora della Basf. «La Commissione Europea avrebbe fatto bene a non forzare i tempi di un dibattito che va avanti da un decennio, senza il necessario approfondimento e sufficienti garanzie. Ci riserviamo di approfondire gli effetti di questa decisione, che non è una direttiva, e non riguarda comunque prodotti destinati al mercato alimentare». E ancora aveva spiegato che «il tema degli Ogm non può essere affrontato seguendo un approccio ideologico: o completamente a favore, o del tutto contrari ma deve essere analizzato sulla base di una evidenza scientifica certa. La decisione dell’Ue poggia su un parere dell’Efsa, l’ente scientifico europeo, che presenta diversi profili di problematicità, tant’è che nel comitato che ha assunto la decisione non si è formata una maggioranza».