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Emergenza acqua nel mondo, l’Onu lancia l’allarme: “Muoiono 8 milioni di persone all’anno per siccità e inquinamento”

23 marzo 2010 0 commenti

acquaNel 2030 quasi la metà della popolazione mondiale, oltre 3 miliardi di persone, rischia di rimanere senz’acqua. Ma già oggi la siccità, l’acqua ‘sporca’ e le malattie legate alla mancanza di servizi igienico-sanitari di base fanno 8 milioni di morti l’anno.

Nella Giornata mondiale dell’Acqua voluta dall’Onu e celebrata in tutto il mondo, è il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon a ricordare che “muoiono più persone a causa dell’acqua non sicura che non a causa di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra”.

 

E ammonisce i cittadini del mondo: “Giorno dopo giorno noi versiamo milioni di tonnellate di acque reflue non trattate e di rifiuti industriali e agricoli nel sistema idrico mondiale. E i poveri continuano a patire soprattutto a causa di inquinamento, carenza idrica e mancanza di igiene adeguata”.

 

Il tema della Giornata di quest’anno, ‘Acqua pulita per un mondo sano’, evidenzia come le risorse d’acqua siano a rischio quantità e qualità. Nel rapporto ‘Acqua malata’ lanciato oggi dal programma sull’Ambiente delle Nazioni Unite (Unep), l’agenzia Onu ricorda che “circa due milioni di tonnellate di rifiuti, che si traducono in oltre 2 miliardi di tonnellate di acqua inquinata, sono scaricati quotidianamente nei fiumi e nel mare lasciando enormi ‘zone morte’ che soffocano pesci e barriere coralline mettendo a repentaglio l’ecosistema marino di oggi e di domani”.

 

Rifiuti che arrivano in gran parte dalle acque reflue e dall’inquinamento industriale, ma anche dai pesticidi diffusi nell’agricoltura e dai rifiuti d’origine animale. La mancanza di acqua pulita, si legge nel rapporto, uccide ogni anno 1,8 milioni di bambini sotto i cinque anni d’età di tifo, colera, dissenteria e gastroenterite. E la diarrea, dovuta principalmente all’acqua sporca, fa almeno 2,2 milioni di vittime l’anno. Inoltre, il documento Onu sottolinea che “oltre la metà dei letti d’ospedale è occupata da pazienti che soffrono di malattie legate al consumo d’acqua contaminata”. Da qui l’appello-raccomandazione all’utilizzo di sistemi di riciclaggio delle acque e alla costruzione di fognature, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

 

L’inquinamento, gli sprechi e i disastrosi effetti del surriscaldamento del pianeta renderanno ancora più difficile il reperimento ‘dell’oro blù’ aggravando ulteriormente il gap tra il Nord e il Sud del mondo. Gap che vede l’Africa come la più ‘esposta’ con 250 milioni di persone coinvolte e seri rischi per l’area sub-sahariana. Seguono il Medio Oriente, in cui è presente meno dell’1 per cento delle risorse idriche a livello mondiale, e i Paesi arabi, il cui 5 per cento costituisce la regione più arida al mondo.

 

In Africa circa 40 miliardi di ore di lavoro all’anno si sprecano per andare ad attingere acqua da fonti contaminate: un peso sociale che ricade soprattutto sulle donne e sulle bambine, con effetti disastrosi: incuria dei figli, mancanza di igiene domestica, assenteismo scolastico. Secondo gli esperti le prospettive per il futuro sono letteralmente ‘tragiche': la popolazione mondiale crescerà di 2,5 miliardi entro il 2050 e aumenterà in modo drammatico l’esercito di assetati che popola i Paesi in via di sviluppo già sofferenti per la scarsità idrica.

 

L’acqua è connessa direttamente a tutti gli ‘obiettivi’ di sviluppo delle Nazioni Unite: il miglioramento delle condizioni di salute di donne e bambini e dell’aspettativa di vita, emancipazione femminile, sicurezza alimentare, sviluppo sostenibile, adattamento e attenuazione del cambiamento climatico. Il riconoscimento di questi legami ha portato a dichiarare il periodo 2005-2015 come Decennio internazionale per l’azione ‘Acqua per la Vita’.

Agi