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Rifiuti elettronici in discarica: bruciati 27 milioni di euro

28 marzo 2010 0 commenti

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Sarebbe un business milionario e soprattutto un vero affare per l’ambiente, quindi per la salute dei cittadini. Ma il riciclo dei rifiuti elettronici e elettrici, tra ostacoli legislativi e difficoltà logistiche, non decolla. Nel 2009 si calcola in circa 27 milioni il valore economico perduto dai soli materiali riciclabili dei vecchi apparecchi tv, telefonini, cordless, pc e macchine fotografiche, finiti nelle discariche insieme ai più ingombranti elettrodomestici e in ben 660mila le tonnellate di C02 che potevano essere risparmiate all’atmosfera e che invece sono state disperse nell’aria come prodotto di questo tipo particolare di rifiuti. E la situazione è destinata a peggiorare perchè il tasso di crescita dei ‘Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettronichè (i cosiddetti Raee) è impressionante: la percentuale di aumento a livello mondiale è calcolata in +5% all’anno, tre volte più alta di quella dei rifiuti normali.

 Nel 2008 ogni italiano ha prodotto in media circa 14 kg di Raee per un totale di oltre 844.242 tonnellate.  Applicando la stessa percentuale di crescita rilevata a livello globale al nostro paese, l’incremento nel 2009 è stato di 42.223 tonnellate per un totale di 886.465 tonnellate di rifiuti elettronici ed elettrici. Una montagna di microapparecchiature, fili, tubi catodici, vetro di cui è stata riciclata una minima parte, circa il 15%.

 Dai dati del Centro di Coordinamento dai consorzi attivi nella raccolta, emerge infatti che sono oltre 192.000 le tonnellate di Raee provenienti da uso domestico ritirate presso i Centri di Raccolta italiani nel corso del 2009 dai 15 sistemi collettivi operanti sul territorio nazionale. Gli stessi consorzi adibiti alla raccolta calcolano che questa sia una percentuale pari al 15% dei rifiuti prodotti. È andata meglio che nel 2008, quando erano state generate circa 850.000 tonnellate di rifiuti elettronici ed elettrici: ne era stato raccolto il 14% pari a 119 mila tonnellate.

Il problema centrale, dicono gli esperti, è quello della raccolta dei Rifiuti elettronici ed elettrici ancora oggi affidata alla buona volontà dei cittadini che si devono recare nelle isole ecologiche dei comuni o chiamare, ove possibile, le società comunali addette alla gestione dei rifiuti. Difficile che lo si faccia per un apparecchio poco ingombrante, dal vecchio cellulare al pc ormai desueto, calcolando che il servizio ha un costo e bisogna garantire la presenza a casa nella fascia oraria indicata dagli addetti.

 La soluzione ci sarebbe, è già stata indicata e in sintesi consiste nel non costringere i cittadini a cercare il luogo dove gettare il vecchio apparecchio ma nello ‘smaltirlò di pari passo con l’acquisto di uno nuovo. Ma questa metodologia cosiddetta ‘uno contro unò va sancita da una norma ad hoc: ancora oggi infatti a indicare le modalità di raccolta dei Raee è il decreto 151 del 2005 di cui si attende ancora il decreto attuativo, quello che gli addetti ai lavori chiamano appunto ‘uno contro unò. Ovvero acquisto un apparecchio nuovo, lascio al negoziante il vecchio. Ma il distributore dev’essere ‘abilitatò per legge a raccogliere rifiuti che oltre che ingombranti sono anche, potenzialmente, tossici.

 Fino a quando la norma non sarà varata rimane ad indicare le modalità della raccolta dei Raee il decreto 151 del 2005 che recepisce le indicazioni di alcune direttive emanate dall’Unione Europea, ma di fatto rimanda per la soluzione ad un nuovo decreto, attuativo.  Il punto centrale del decreto 151 è l’obbligo per le aziende
produttrici di organizzare e gestire un sistema per il riciclo dei prodotti immessi nel mercato e giunti a fine vita. Ma anche i distributori di questi apparecchi sono deputati a ritirare gratuitamente i Raee dai consumatori in occasione di un nuovo acquisto equivalente: questo ritiro gratuito degli apparecchi da parte del distributore è però subordinato all’entrata in vigore di uno specifico decreto «attualmente in fase di definizione». Tuttavia sono passati 5 anni.

 Anche i Comuni sono chiamati a fare la loro parte dal decreto in vigore: devono mettere a disposizione dei cittadini e dei punti vendita Centri di Raccolta idonei per i Raee, le cosiddette «isole ecologiche». Sono aree quasi sempre limitate dove i cittadini si devono recare appositamente: un’incombenza non sempre facile da svolgere per una persona che lavora e certamente meno pressante se ci si deve liberare di un piccolo apparecchio, che spesso quindi rimane in fondo a un cassetto, quando non finisce nel secchio. Non stupisce dunque che la media italiana di raccolta di questo tipo di rifiuti è di due chilogrammi per abitante, contro una media europea di sei e un obiettivo che prevedeva di raggiungere i quattro chilogrammi.

 Ma il problema dev’essere risolto e bisogna fare presto. Secondo stime in Italia ogni anno si acquistano oltre 2 milioni di frigoriferi e di tv, 500.000 climatizzatori, 20 milioni di telefonini; in totale sono oltre 110 milioni i cellulari posseduti in Italia, (quasi due apparecchi per abitante). E, ancora, bisogna tenere presente le conseguenze, in termini di smaltimento di Raee, del passaggio alla tv digitale terrestre. Da questo punto di vista c’è stato un aumento progressivo delle ‘tv dismessè nelle apposite aree. In totale, secondo i dati del consorzio ReMedia che nel 2009 ha gestito circa il 30% dei Raee, da gennaio a fine dicembre 2009 sono stati prodotti dagli italiani nel complesso 2.900.000 pezzi di ‘Tv rifiutò per quanto riguarda il percorso di riciclo garantito dallo stesso ReMedia con un
incremento nel periodo gennaio-ottobre 2009 particolarmente evidente.