Antartide, riparte la ricerca sul clima. E l’Italia rischia di restare a guardare
Esperti di glaciologia di tutto il mondo si preparano a battere il record di ricostruzione del clima sulla Terra: una nuova perforazione della calotta antartica per ricostruire un milione e mezzo di anni di storia. L”Italia, grazie al lavoro patto innanzitutto con il progetto Epica alla base di Dome C” era all’avanguardia ma stavolta rischia di rimanere al palo.
”Rischiamo di restare a guardare perche’ non abbiamo ne’ fondi ne’ programmazione”, dice il responsabile delle attivita’ di Glaciologia del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), Massimo Frezzotti.
”Ad oggi non sappiamo quale sara’ il finanziamento della prossima campagna antartica ne’ se potremo realizzare un programma di ricerca”, rileva Carlo Alberto Ricci, presidente della Commissione scientifica per le ricerche in Antartide e del Comitato polare europeo. Ma per il direttore del dipartimento Terra e ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Giuseppe Cavarretta, potrebbero arrivare novit° : forse la partita non è persa.
SI PROGETTA PERFORAZIONE RECORD: il programma si chiama Ipics (International Partnership in Ice Core Sciences) ed e’ stato presentato oggi a Roma, nel Cnr. Per ora si stanno tracciando le linee generali. L’obiettivo e’ prelevare dalla calotta antartica una carota di ghiaccio che permetta di ricostruire un milione e mezzo di anni di storia del clima e la presenza nell’atmosfera dei gas serra. Non si sa ancora dove avverra’ la perforazione, ma in questa decisione i ricercatori italiani stanno avendo un ruolo di primo piano, ”ma forse non potranno partecipare”.
LEADERSHIP CONQUISTATA: La ricerca italiana ha potuto sviluppare una grande competenza, culminata nei programmi Epica (European Project for Ice Coring in Antarctica), che ha segnato il record delle piu’ antiche carote di ghiaccio mai estratte, e Taldice (Talos Dome Ice Core), l’ultimo grande progetto di questo tipo coordinato dall’Italia. ”Abbiamo potuto affrontare queste grandi sfide – dice Ricci – grazie alla possibilita’ di fare programmi su lungo periodo e di avere una programmazione. Abbiamo potuto volare alto perche’ avevamo finanziamenti adeguati e garantiti nel tempo”.
FUTURO INCERTO: Dal 2005 il Pnra non e’ in grado di avere una programmazione e i fondi assegnati di anno in anno permettono appena la manutenzione delle basi antartiche e di rispettare gli impegni internazionali. Questa incertezza, osserva Ricci, ”ci ha reso poco credibili, stiamo disperdendo un patrimonio di competenze tecniche e scientifiche”. Il problema, rileva, ”apparentemente non e’ stato compreso a livello nazionale e il programma e’ sopravvissuto finora grazie a fondi del ministero della Ricerca, ma ci si aspetta un intervento nazionale”.
STRUTTURA UNICA PER RICERCA POLARE: La prevede il decreto di riforma degli enti pubblici di ricerca del 31 dicembre 2009, che ne affida la realizzazione al Cnr. Un provvedimento nel quale Cavarretta, vede ”un segnale di cambiamento”. Il Cnr, aggiunge, ”e’ molto interessato a dotarsi di una struttura che realizzi gli intendimenti del ministero della Ricerca nell’interesse nazionale”. Tutto e’ pero’ ancora da definire, anche se i tempi sono stretti: entro l’anno dovrebbe essere tutto deciso. Il punto è come la struttura si interfaccerà con il programma nazionale di ricerche in Antartide. E non è un problema da poco.