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Clima, associazioni ambientaliste chiedono all’Europa: “Riassegnare 115 milioni di euro per rinnovabili ed efficienza energetica”

13 aprile 2010 0 commenti

309428-verso_20copDue organizzazioni ambientaliste europee, Climate Action Network (Can) e l’Ufficio europeo per l’Ambiente (Eeb) hanno chiesto oggi alla Commissione europea di ridestinare a progetti di efficienza energetica e alle ‘vere’ fonti rinnovabili i fondi non spesi del piano Ue di rilancio economico da 5 miliardi di euro, approvato un anno fa dai Ventisette, prevedendo circa 115 milioni di euro resteranno inutilizzati per il 2010.

 

La Commissione presenterà alla fine di aprile le sue proposte sulla riassegnazione dei fondi non ancora impegnati, che, come prevedeva l’accordo fra i Ventisette e il Parlamento europeo, dovrebbero andare proprio alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Can e l’Eeb rappresentano oltre 150 organizzazioni ambientaliste nazionali, fra cui l’italiana Legambiente.

 

Il piano di rilancio economico del’Ue prevede che 3,98 miliardi di euro, dei cinque complessivi, siano destinati a progetti energetici, e in particolare a infrastrutture di interconnessione per gas ed elettricità, lo sviluppo di parchi eolici offshore nel Nord Europa e progetti pilota per mettere a punto la tecnologia Ccs (Carbon capture and storage) per la ‘cattura’ e lo stoccaggio in siti geologici del carbonio emesso soprattutto dalle centrali a carbone.

 

Ai progetti italiani interessati dal piano di rilancio sono stati assegnati 450 milioni di euro: 100 milioni per l’Interconnettore Turchia-Grecia-Italia (Itgi), promosso dall’Edison; 20 milioni per l’elettrodotto Italia-Malta; 100 milioni per un impianto Ccs nella centrale Enel di Porto Tolle.

 

La Commissione europea si era impegnata a monitorare l’utilizzo dei fondi,e e a presentare un rapporto entro marzo 2010. E’ previsto che, se il rapporto identificherà “gravi rischi” sul mancato utilizzo dei fondi entro i tempi previsti (molto stretti, per permettere al piano di stimolare l’uscita dalla crisi rconomica), i finanziamenti Ue siano reindirizzati verso altri progetti.

 

A rischiare di più sembra che siano soprattutto i sette impianti pilota di tecnologia Ccs, a cui il piano Ue aveva previsto di assegnare complessivamente di 1,08 miliardi di euro (a ciascun progetto potrà andare fino all’80% dell’investimento necessario, ma con un tetto individuale di 180 milioni di euro).

 

Quanto ai parchi eolici offshore (situati in mare lontano dalla costa) del Mare del Nord e del Mar Baltico, il Piano Ue prevede finanziamenti per oltre 500 milioni di euro (non ci sono progetti italiani), con gli stanziamenti comunitari che potranno coprire fino al 50% dei costi ammissibili.

 

I finanziamenti Ue dovrebbero riguardare in questo caso soprattutto l’integrazione nelle reti elettriche delle linee di trasmissione dell’energia eolica offshore e gli sviluppi tecnologici relativi alle turbine e alle altre componenti, anche per rafforzare la leadership europea in questo settore industriale.