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Rifiuti, il rapporto annuale dell’Ispra: “Frena la produzione, ma il 45% finisce ancora in discarica”

28 aprile 2010 0 commenti

Rifiuti - discaricaAncora troppa immondizia viene mandata in discarica in Italia. Secondo il Rapporto sui rifiuti urbani 2009 dell’Ispra, infatti, la discarica si conferma la forma più diffusa di smaltimento dei rifiuti urbani, nonostante sia l’opzione meno adeguata dal punto di vista ambientale. Nel 2008 vi sono state inviate 16 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 45% circa di quelli complessivamente gestiti.

I ricercatori dell’Ispra rilevano, comunque, una riduzione rispetto al 2007 (-930 mila tonnellate, pari al -5,5%) del materiale conferito in discarica. La diminuzione è imputabile soprattutto al Sud con -9% e al Nord con -7%. Il Centro, al contrario, ha aumentato di 75 mila tonnellate la quota inviata in discarica (+1,5%). La regione Lombardia, mantiene il primato virtuoso di regione che smaltisce in discarica la percentuale inferiore di rifiuti urbani prodotti, pari all’8% del totale, facendo registrare ancora un miglioramento (-14%) rispetto al 2007.

Ottimi risultati anche in Friuli Venezia Giulia, con una quota smaltita pari al 16% della produzione, in Veneto (22% di smaltimento) ed in Trentino Alto Adige (36%) dove le percentuali di raccolta differenziata raggiungono elevati livelli. Miglioramenti si osservano in Sardegna dove lo smaltimento in discarica passa dal 58% del 2007 al 52% del 2008: risultato dovuto in gran parte ai progressi fatti registrare in termini di raccolta differenziata.

In termini assoluti, il Lazio si conferma la regione che smaltisce in discarica la quantità maggiore di rifiuti, oltre 2 milioni e 800 mila tonnellate, corrispondenti all’86% dei rifiuti prodotti. Il solo comune di Roma ne manda quasi 1,5 milioni. Elevate percentuali di smaltimento in discarica si rilevano, anche, in Molise (90%), Sicilia (89%) e Puglia (80%).

FRENA LA PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI

Frena la produzione di rifiuti urbani in Italia. Nel 2008 l’immondizia nelle nostre città si è fermata a 32,5 milioni di tonnellate. Era dal 1996 che non si registrava un segnale di arresto rispetto all’anno precedente, nel 2008 si registra una contrazione di -0,2% rispetto al 2007. Calano soprattutto nel Mezzogiorno di -2,2% tra il 2007 e il 2008, al Centro (-0,7% circa), mentre al Nord si registra un dato in controtendenza di una crescita di produzione pari all’1,5%. 

 I ricercatori dell’Ispra rilevano inoltre una contrazione nella produzione dei rifiuti pro capite. Nel 2008 infatti ogni cittadino italiano ha prodotto 541 chili di immondizia urbana, erano 546 chili per abitante nel 2007 e 550 chili per abitante nel 2006. «Il calo di produzione dei  ifiuti urbani in Italia è un segnale positivo e di disallineamento dagli anni precedenti in cui, nonostante il Pil crescesse poco, la produzione dei rifiuti aumentava lo stesso», commenta la responsabile del servizio rifiuti Ispra,Rosanna Laraia, che oggi ha fotografato l’intero monitoraggio del ciclo di rifiuti nel nostro Paese. «L’arresto della crescita dei rifiuti -speiga Laraia- è il segnale positivo di best practices delle amministrazioni locali». 

Per la responsabile del servizio rifiuti Ispra, inoltre, esempi dei best practices sono Friuli e Veneto« con una produzione pro capite bassa di rifiuti a fronte di un Pil più alto. In molti addirittura realizzano in casa il compostaggio».  Nell’analisi dell’Ispra inoltre la diminuzione della produzione di rifiuti urbani in Italia può essere quindi legata a diversi fattori: si è rilevata negli anni, sottolineano i ricercatori, una correlazione più o meno evidente tra la produzione di rifiuti urbani e gli indicatori socio-economici come il Pil e la spesa delle famiglie.

 Quest’ultima nel 2008 si è effettivamente ridotta dell’1% a causa della crisi economica ma, ribadisce Laraia «il calo è anche un segnale di buona amministrazione locale, così come rileviamo anche una riduzione degli imballaggi dovuta ad una crescente distribuzione di prodotti a lattina come i detersivi e gli alimenti, in particolare il latte, oppure una crescita di shopper in tessuto e biodegradabili nei grandi centri commerciali, tutti segnali di interessamento del pubblico e del privato su una buona migliore gestione dei rifiuti nel nostro Paese».

 Riguardo la contrazione della produzione di rifiuti pro capite gli esperti dell’Ispra sottolineano che il fenomeno in questo caso è anche legato «ad un aumento della popolazione residente, che ha di conseguenza fatto diminuire il valore pro capite di produzione dei
rifiuti. Tra il 2006 e il 2008 i residenti di tutte le regioni italiane sono cresciuti di oltre 910 mila unità di cui oltre la metà, 550 mila,
attribuibili al solo Nord».

A livello regionale i valori di produzione pro capite più elevati sono stati registrati dai ricercatori dell’Ispra in Toscana con oltre 686 chili per abitante per anno, seguita dall’Emilia Romagna con 680 chili per abitante per anno e l’Umbria con 613 chili per abitante. Va sottolineato però che, spiegano gli esperti dell’Ispra che in Toscana ed Umbria si osserva un progressivo calo già a partire dal 2006 anno in cui la produzione pro capite si attestava, rispettivamente, a 704 chili per abitante per anno e 647 chili per abitante per anno. I valori di produzione pro capite più bassi d’Italia nel 2008 si registrano in quattro regioni del Sud: Basilicata (386 chili/abitante per anno), Molise (420 chili/abitante per anno), Calabria (459 chili/abitante per anno) e Campania (468 chili/abitante per anno).

 Con luci e ombre il quadro per la raccolta differenziata. Il rapporto, infatti, monitora anche la raccolta differenziata che vede il Nord superare l’obiettivo del 45% mentre il Centro e il Sud sono ancora troppo lontani (22,9% e 14,7%). In testa come migliore regione per raccolta differenziata c’è il Trentino Alto Adige con il 56,8% mentre alla Sardegna va la palma della migliore performance tra il 2007 e il 2008. – Anche le discariche sono state, inoltre, oggetto di monitoraggio da parte dell’Ispra che ne ha rilevate ancora troppe nel nostro Paese. L’Italia infatti, sottolinea il Rapporto è al 45%, oltre la media europea del 42%. La regione Lombardia ne è quasi priva con solo l’8% di discariche.

 Nel 2008gli italiani hanno speso in media oltre 130 euro a persona per i rifiuti. Sempre nel 2008, infine, nel nostro Paese è stato superato il target europeo di riciclaggio e recupero degli imballaggi ma, avvertono i ricercatori dell’Ispra si è registrato un rallentamento nonostante i miglioramenti delle filiere carta e vetro.

 

FERRANTE (PD): “MA NEL RAPPORTO ISPRA MANCANO I DATI SUI RIFIUTI SPECIALI”

 

Se il rapporto odierno sulla produzione dei rifiuti urbani in Italia elaborato dall’Ispra fornisce un dato confortante sulla diminuzione dei rifiuti urbani nel nostro Paese è invece preoccupante l’assenza dei dati relativi ai rifiuti speciali, che non vengono resi noti dal 2006”. A rilevarlo è il senatore del Pd Francesco Ferrante, preannunciando in merito un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente.

 

Chiedo al ministro Prestigiacomo – afferma Ferrante – quali sono i motivi che stanno causando questo grave ritardo sulla pubblicazione dei dati sui rifiuti speciali, che sono importantissimi in considerazione dei pericoli per la salute pubblica e per la tutela dell’ambiente e per il ruolo che la criminalità organizzata svolge in questo ‘settore’ in tutto il Paese”.

 

Se è positiva la riduzione dei rifiuti urbani registrata nel 2008 ed è prevedibile che, purtroppo a causa della crisi economica, questa riduzione sarà ancora più marcata nel 2009 – prosegue Ferrante – ci preoccupa che ancora troppi rifiuti finiscano in discarica. Il modo peggiore per smaltirli. Ma ancora più preoccupante è l’inspiegabile assenza dei dati sui rifiuti speciali”.

 

Il ciclo di quei rifiuti nel nostro Paese – continua l’esponente ecodem Ferrante – è caratterizzato da gravissimi problemi con conseguenti rischi ambientali, come riporta annualmente il Rapporto Ecomafia di Legambiente, e sanitari, come dimostrato dagli studi epidemiologici condotti da diversi istituti quali l’Organizzazione mondiale della Sanità, l’Istituto superiore della Sanità, Cnr e alcuni Osservatori epidemiologici regionali”.

 

Ferrante quindi ricorda che “nel 2006 sono scomparsi nel nulla 31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, per un business illegale annuo stimato in circa 7 miliardi di euro, una piccola legge finanziaria a spese dell’ambiente, della salute dei cittadini e dell’attività delle aziende che rispettano la legge. Gli smaltimenti illegali di rifiuti speciali sono il core business dell’ecomafia”.

 

Se l’assenza di queste rilevazioni sui rifiuti speciali è dovuta unicamente ad una, colpevole, carenza di fondi – conclude Ferrante – chiedo al ministro Prestigiacomo di stanziare immediatamente per l’Ispra le risorse necessarie per l’aggiornamento annuale”.