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Un satellite per monitorare l’inquinamento dei mari italiani causato dallo sversamento di idrocarburi

5 maggio 2010 0 commenti

SPACE SATELLITEUn occhio dallo spazio per monitorare l’inquinamento marino causato dallo scarico illegale di idrocarburi, grave minaccia all’ecosistema marino, specie per gli ambienti costieri. E’ il ‘Progetto pilota inquinamento marino da idrocarburi’ (Primi), una delle sette iniziative dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) per la gestione del rischio ambientale, che ha come obiettivo il monitoraggio nei mari italiani delle aree contaminate da idrocarburi (oil spill).

 

 

 

 

‘Primi’ è un sistema che “valorizza le immagini radar ottenute dai tre satelliti italiani della costellazione Cosmo Skymed, realizzata dall’Asi – spiega Enrico Saggese, presidente dell’Asi – che consentono di osservare la superficie del mare ogni poche ore, con la possibilità di identificare le macchie di idrocarburi e generare un rapporto per utenti esterni di previsione sia dello spostamento sia dell’evoluzione nel tempo degli oil spill”.

 

Il servizio di monitoraggio pre-operativo, in corso dal febbraio 2008 presso il Centro di Geodesia spaziale ‘G. Colombo’ dell’Asi a Matera, “ha già provato la sua efficacia, fornendo report su oil spill nel Mediterraneo a due utenti di riferimento (ministero dell’Ambiente e Guardia di Finanza- Comando regionale Puglia)”, segnala una nota. ‘Primi’ è ora in fase di calibrazione e validazione attraverso i dati acquisiti durante una campagna oceanografica a bordo della nave ‘Urania’ del Cnr.

 

Il progetto pilota ‘Primi’ “è interessante anche perché è in linea di principio esportabile in qualsiasi tratto di mare del globo ove esistano i dati di supporto per il trattamento delle immagini ed i modelli di circolazione necessari al suo funzionamento – segnala Luciano Maiani, presidente del Cnr – ‘Primi’ è un sistema composto da 4 moduli: osservazione, previsione, archivio e interfaccia utente. Rispetto ad altri sistemi osservativi, la novità risiede nel fatto che il ‘modulo osservazione’ utilizza più piattaforme Sar (Synthetic aperture radar) e ottiche che garantiscono la massima copertura possibile dei mari italiani”.

Le informazioni su eventuali oil spill rilevati “vengono poi trasmesse al ‘modulo previsione’ che, mediante modelli matematici di circolazione marina, produce una previsione a 72 ore sulle future posizioni degli oil spill osservati, nonché sulle loro caratteristiche”. Conclude Maiani.

 

Il progetto è coordinato dalla società E-Geos (consociata Telespazio/Asi) mentre le attività di ricerca sono affidate all’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Tor Vergata, Roma.

 

Partecipano inoltre alla realizzazione del sistema l’Advanced Computer System (Acs) di Roma, il Consorzio Innova di Matera, la FlyBy di Livorno, mentre la componente scientifica è costituita da Università del Piemonte Orientale, Ingv- Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enea- Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.