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Cina, scarcerato dopo tre anni un leader ambientalista

12 maggio 2010 0 commenti

44434-cinaUn leader ambientalista cinese è stato scarcerato dopo aver trascorso tre anni in carcere con l’accusa di aver ricattato imprese inquinanti, un’accusa che lui bolla come falsa. Wu Lihong era stato nominato dal parlamento di Pechino uno dei dieci principali ambientalisti del paese nel 2005 per il suo lavoro di documentazione dell’inquinamento del lago Tai, il più grande bacino d’acqua dolce cinese.

 

 

E’ stato arrestato nell’aprile 2007 con accuse che secondo la moglie e gli amici sono state fabbricate dalla polizia locale, imbarazzata dalle rivelazioni dell’attivista. Parlando al telefono dalla sua casa di Yixing, nell’est della Cina, Wu ha confermato la sua innocenza e dice di essere stato oggetto di dure punizioni mentre era in carcere. L’ambientalista sta riposando per recuperare la salute dopo il suo rilascio il 12 aprile scorso e intende proseguire nel suo monitoraggio dell’inquinamento delle acque dal lago Tai. “Non ho nulla da temere. Chi ha violato la legge deve aver paura” ha detto Wu.

 

L’attivista è stato condannato con l’accusa di aver estorto 7.380 dollari da varie imprese, minacciandole di rivelare le loro pratiche inquinanti. Per oltre 15 annui Wu ha raccolto campioni di acqua del lago Tai, compilando relazioni sulla stato sempre più compromesso dello specchio d’acqua. A poche settimane dal suo arresto una gravissima infestazione di alghe ha obbligato le autorità a tagliare le forniture di acqua potabile a milioni di persone e a ordinare la chiusura degli impianti chimici che scaricavano le acque di scarico nel lago.

 

Sono stati sanzionati anche vari funzionari dei servizi di protezione ambientale della zona. Wu ha accusato le autorità locali di averlo minacciato e torturato in carcere con frustate, percosse e bruciature di sigaretta, per costringerlo a smettere il suo lavoro di monitoraggio delle acque del lago. In prigione Wu era sorvegliato a vista per tutto il tempo, aveva 90 secondi per terminare ogni pasto ed era costretto a correre 6 ore al giorno nel cortile, un trattamento abbastanza comune per i prigionieri cinesi.

 

Pechino vuole una maggiore protezione ambientale, ma non si fida degli attivisti indipendenti, il cui numero è cresciuto grazie a internet e all’aumento dei salari. Il risultato, secondo gli ambientalisti, è un forte attrito e un’assenza di coordinamento tra gli obiettivi dei governo e un trattamento spesso punitivo riservato agli attivisti.