Home » Redazione Ecquo » Apertura, biodiversità, Politiche »

Galan: giù le mani dall’orso Dino. E gli ambientalisti plaudono

15 maggio 2010 0 commenti
L'ordo Dino quando vene catturato a Primiero e gli venne messo il radiocollare

L'ordo Dino quando vene catturato a Primiero e gli venne messo il radiocollare

Si chiama Dino/M5. E’ un orso sloveno migrato spontaneante tra il Trentino e il Veneto: fu catturato a Primiero, in Val Canale, gli venne messo un radiocollare e fu liberato. da allora viene tracciato, osservato, protetto. Ma ultimamente Dino ha accentuato la sua passionaccia per gli asini. Una ventina di giorni fa ne aveva sbranati due. All’alba di giovedì ne ha aggredito e ucciso un altro. In un contesto ecologico antropizzato, ne quale le sue prede naturali sono scarse, l’orso Dino ha scoperto che gli animali di allevamento sono ben più facilmente predabili, e ne trae le conseguenze. Da un mese colpisce attorno a Perpiana di Lusiana (Vicenza), a 820 metri d’altezza, il comune piu’ a sud dell’Altopiano di Asiago, situato ai confini con Lugo Vicentino e la Pedemontana berica. E qualcuno _ sottolineando che l’orso ha già ucciso nove asini, 3 pecore, sei conigli e una decina di polli in un mese _ aveva colto al volo l’occasione e aveva minacciato di prendere il fucile e farlo fuori.. Ma per fortuna Dino/M5 è diventato una stella. Ha un suo gruppo di fans su Facebook forte di olre 12 mila amici e ucciderlo senza dare nell’occhio sarebbe ormai impossibile. per fortuna a dare lo stop è intervenuto il neoministro delle Politiche Agricole, Galan.

“Sono giorni _ ha detto il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan _ che leggo notizie riguardanti uno o piu’ orsi che si muovono liberamente tra Veneto ed altri regioni del nordest. Cio’ che mi preoccupa di alcune di queste cronache giornalistiche, e’ l’uso di parole che trasmettono l’idea di una pericolosita’ da eliminare. Questo non va bene. Ricordo che solo pochi decenni fa ingiustificate paure cui fecero seguito cacce spietate portarono quasi all’estinzione nel nostro Paese del lupo”. “Nessuno si sogni di usare le armi contro gli orsi, sarebbe un atto barbaro e inutile- avverte Galan- l’esperienza della gestione dell’orso in altre regioni come l’Abruzzo, dove quest’animale convive con l’uomo, da sempre, ha insegnato che il conflitto uomo orso e’ piu’ facile laddove quest’ultimo ha maggiore facilita’ di accesso alle risorse alimentari”. Quindi “non si tratta di spostare o eliminare gli orsi- dice il ministro- perche’ il problema si riproporrebbe, tale e quale, in un altro luogo o con altri esemplari i quali sarebbero comunque attratti dalla possibilita’ di procurarsi il cibo facilmente”.
La soluzione, sottolinea Galan, “e’ rendere l’accesso al cibo piu’ difficile a questo animale. Bisogna recuperare la cultura della convivenza con questo meraviglioso plantigrado simbolo per eccellenza della vita selvatica prendendo antiche e moderne misure note a tutte le popolazioni che con questo animale da sempre convivono. Penso per esempio agli stazzi anti-orso o piu’ banalmente agli stessi recinti elettrificati che si usano per contenere il bestiame al pascolo”.

Uno degli orsi che furono uccisi dai bracconieri nel Parco nazionale d'Abruzzo

Uno degli orsi che furono uccisi dai bracconieri nel Parco nazionale d'Abruzzo


“Le catture, e tantomeno gli abbattimenti, non risolverebbero un problema che l’intelligenza umana ha gia’ risolto tante volte in tanti luoghi”, dice il ministro che annuncia: “Ho dato disposizione al Corpo Forestale dello Stato di intensificare i controlli nelle zone in cui si sono verificati i recenti avvistamenti”. La ‘task force orso’ della Forestale, unita’ specializzata nella tutela e la gestione del plantigrado, “e’ pronta ad intervenire, qualora si rendesse necessario, per dare ausilio alle unita’ territoriali. “dato che l’ l’orso- continua Galan- e’ patrimonio di tutti la sua gestione non deve essere ad esclusivo carico delle popolazioni che hanno l’onore di averlo come ‘vicino’, bisogna fare in modo che le procedure per il giusto risarcimento provocato agli agricoltori o gli allevatori siano rapide ed adeguate”. In ogni caso, conclude il titolare delle Politiche agricole, “credo valga la pena ricordare a tutti che in Italia l’orso e’ una specie ‘particolarmente protetta’ ed e’ considerato specie prioritaria ai sensi della normativa europea, per cui chiunque si rendesse responsabile dell’abbattimento di un esemplare verrebbe punito con l’arresto da due a otto mesi e con un’ammenda da 800 a 2.000 euro”. Tanto per esser chiari.

ESULTANO IL WWF E LEGAMBIENTE

Per il Wwf la presa di posizione del ministro Galan in difesa di un valore unico quale l’orso ”e’ un vero regalo proprio in occasione dell’Anno della Biodiversita’ da parte di una delle istituzioni coinvolte direttamente nella conservazione e nella tutela della nostra fauna”. ”L’orso bruno _ sottolinea l’associazione _ e’ una specie particolarmente protetta al livello nazionale e europeo che il nostro Paese e’ riuscito finora a traghettare nel ventunesimo secolo, ma che rischia di condannare all’estinzione per l’incapacita’ di trovare forme di convivenza e saper condividere con le altre specie il proprio territorio”. ”Laddove sono state messe in campo tutte le strategie per facilitare questa convivenza (vedi l’esperienza in Adamello Brenta, nel Parco d’Abruzzo) l’orso e’ diventata una risorsa e non una minaccia. Le Alpi offrono un ambiente ancora in grado di far convivere la popolazione di orsi con le attivita’ economiche”. Gli animalisti ricordano che ”proprio un anno fa in Veneto ad esempio, in aiuto degli allevatori sono stati installati i primi recinti elettrificati salva-orso grazie al lavoro del WWF con il supporto del Ministero dell’Ambiente e in collaborazione con la Regione Veneto”.

«Accogliamo con favore le parole di Galan, ribadendo ancora una volta l’importanza della salvaguardia di specie protette nel nostro territorio, anche per accrescere il grado di biodiversità nel nostro Paese – osserva Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente – esistono misure concrete che possono garantire la tutela della specie e il conflitto con la popolazione, come quelle adottate nel Parco Adamello Brenta». In quest’area protetta, infatti, «si è riusciti a gestire in modo ottimale l’introduzione dell’orso in territorio alpino, adottando specifiche strategie per favorire la convivenza con i cittadini e la salvaguardia del plantigrado. Un ottimo esempio che speriamo – conclude Nicoletti – anche il Nordest inizi presto a seguire».