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La marea nera è entrata nella “loop current”: a rischio le coste della Florida e del nord di Cuba

20 maggio 2010 0 commenti

La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha confermato che una ”piccola porzione” della marea nera del Golfo del Messico e’ entrata nella cosiddetta Loop Current. Si tratta di una protuberanza che si è allungata dal copro principale e punta verso sud-est

La corrente potrebbe portare il petrolio a toccare le coste dell’arcipelago di Key West, di Cuba e della Florida nell’arco di pochi giorni. Ma secondo la NOAA non e’ escluso che, sempre per effetto della corrente, il petrolio possa entrare in una sorta di vortice costante rimanendo al centro del Golfo del Messico.

L'immagine del satellite Envisat: la macchia di petrolio è in nero, la freccia indica la direzione della corrente. Una protuberanza della macchia ha toccato la corrente. (fonte ESA)

L'immagine del satellite Envisat: la macchia di petrolio è in nero, la freccia indica la direzione della corrente. Una protuberanza della macchia ha toccato la corrente. (fonte ESA)


A confermare l’ingresso nella Loop Current stata l’Agenzia Spaziale Europea. L’Ase ha comunicato da Parigi che uno dei suoi satelliti e’ stato in grado di rilevare con esattezza il 18 maggio l’andamento della marea fotografando dall’alto la situazione nel golfo del Messico. Dalle immagini, scattate dal satellite Envisat, appare evidente che a sud est del punto in cui e’ affondata la piattaforma Deepwater Horizon, una frangia della marea nera e’ stata ‘risucchiata’ dalla corrente circolare. Quelle acque, seguendo l’andamento naturale della Loop Current, ci metteranno circa una settimana per arrivare alle isole Key West quindi proseguiranno oltre la punta meridionale della Florida, per risalire lungo le coste esterne americane. Cio’ significa che la macchia nera non solo potrebbe raggiungere l’arcipelago delle Key West, ma toccare anche le coste nordoccidentali di Cuba, lambire le coste meridionali della Florida e risalire fino a Miami. L’allarme e’ oggettivo e se non si riesce a predisporre un dispositivo di contenimento adeguato per il disastro annunciato e’ davvero solo una questione di tempo. Per questo funzionari americani e funzionari cubani hanno avviato una serie di colloqui ”a livello operativo” per valutare il da farsi e affrontare – insieme – la situazione. Non e’ la prima volta che un’emergenza provoca un avvicinamento obbligato tra i due Paesi, che non hanno rapporti formali da oltre mezzo secolo. L’ultima volta che Usa e Cuba collaborarono direttamente fu in occasione del terremoto di Haiti del 12 gennaio scorso: Cuba apri’ il suo spazio aereo ai voli di soccorso americani. Nel caso della marea nera, la collaborazione e’ ”a livello di lavoro” hanno tenuto a precisare fonti anonime del Dipartimento di Stato citate dai media americani. Ma intanto ecco che il petrolio della BP diventa se non altro occasione diplomatica. Nel frattempo, e’ stato escluso che il catrame trovato nei giorni scorsi a Key West sia di provenienza BP. ”I risultati dei test condotti sulle macchie di catrame – ha precisato la Guardia Costiera Usa – non coincidono con il tipo di petrolio proveniente dalla fuoriuscita della piattaforma”.