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La Campagna per la riforma della Banca mondiale: “No al carbone in Africa”

27 maggio 2010 0 commenti

APN COAL SELLERSLa Campagna per la riforma della Banca mondiale– Crbm, insieme a Friends of the Earth Europe, all’Ong tedesca Urgewald, alla francese Les Amis de la Terre e altre realtà della società civile europea, ha tenuto oggi a Bruxelles un’azione dimostrativa contro i finanziamenti della Banca mondiale a progetti per l’estrazione di combustibili fossili.

“I banchieri di Washington, infatti- denuncia in una nota Crbm- hanno organizzato proprio nella capitale belga un incontro per discutere della loro politica energetica, al momento in fase di revisione”.

Fra il 2007 e il 2009 l’istituzione “ha aumentato del 22% il suo sostegno al comparto estrattivo”. In particolare in quel lasso di tempo “il carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, ha ricevuto finanziamenti per circa 6,6 miliardi di dollari”.

Una tendenza “ormai consolidata, come dimostra la recente approvazione di un prestito di 3,75 miliardi di dollari alla multinazionale sudafricana per la realizzazione della centrale a carbone di Medupi”, che verrà realizzata da Eskom vicino Lephalale nella provincia di Limpopo nel nord del Sudafrica, “nonostante l’opposizione di oltre 150 gruppi locali e internazionali”.

L’azione di oggi ha avuto come oggetto proprio “il mega-progetto di Medupi, con da una parte dei finti banchieri che distribuivano soldi sporchi di carbone e dall’altra attivisti che facevano sfilare una serie di immagini che mostravano quali saranno i devastanti impatti della centrale sulla popolazione e sull’ambiente”.

Una volta ultimati i lavori, “Medupi emetterà 25 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, ovvero quanto 115 Paesi in via di sviluppo messi insieme segnala la Campagna per la riforma della Banca mondiale- l’energia prodotta andrà a beneficiare una quarantina di multinazionali ‘energivore’ presenti nella regione, che potranno godere di tariffe bassissime, retaggio dell’era dell’apartheid, e non le popolazioni locali, le quali si ritroveranno a far fronte a un corposo aumento nelle bollette elettriche”.

Il finanziamento alla Eskom “ha dimostrato che la Banca mondiale opera sempre di più secondo la logica del profitto e non per trovare soluzioni sostenibili per l’accesso all’energia dei più poveri, come previsto dal suo mandato istituzionale- dice Elena Gerebizza della Crbm- nel contesto della crisi e’ ancora piu’ ipocrita usare finanziamenti pubblici per finanziare progetti e politiche energetiche a beneficio di poche multinazionali estrattive, scaricandone i costi sulle spalle dei più poveri e contribuendo alla devastazione ambientale e climatica globale”.

Un elemento “da tenere in alta considerazione dai governi che nei prossimi mesi dovranno approvare un aumento di capitale della Banca di circa 68 miliardi di euro- conclude Gerebizza- che come minimo dovrebbe essere condizionato a un ritiro immediato dell’istituzione dal settore estrattivo”