Certificati verdi: tagli in Finanziaria, per l’Aper è un colpo mortale alle rinnovabili
“La Finanziaria potrebbe sancire l’abolizione dell’obbligo di ritiro dell’eccesso di offerta di Certificati verdi da parte del Gestore dei servizi energetici- Gse, misura che nel 2009 aveva comportato un onere sulle bollette elettriche di 630 milioni di euro”. A quanto risulta alla Staffetta Quotidiana infatti, l’ultimo testo disponibile del provvedimento incorpora un art. 45 ‘Abolizione dell’obbligo di ritiro dell’eccesso di offerta di certificati verdi’. Introdotto dalla Finanziaria 2008 e attuato da un decreto dello Sviluppo economico di fine 2008, “l’obbligo doveva rappresentare un misura transitoria verso il nuovo regime di incentivazione delle fonti rinnovabili con Cv a coefficienti differenziati per fonte”. La norma impone al Gse di ritirare a un prezzo pari alla media del prezzo di mercato dei Cv nei tre anni precedenti tutti i certificati rimasti invenduti in ciascun anno fino al 2011.
E l’Aper, l’agenzia dei produttori eolici è più che preoccupata: «E’ un colpo mortale per le energie rinnovabili». L’Anev-Associazione Nazionale Energia del Vento che vede riuniti oltre 2.000 soggetti rappresentanti il comparto eolico nazionale in Italia e all’estero lancia l’allarme ed esprime tutto il suo disappunto e la sua preoccupazione per le misure contenute nell’art. 45 (Terzo Titolo, Sviluppo e Infrastrutture) della manovra economica del Governo che se approvate mettono in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e la tutela dell’ambiente.
La misura prevista dall’Art. 45 infatti «abolisce, anche retroattivamente, l’unico meccanismo di garanzia del sistema di sostegno alla crescita delle Fonti Rinnovabili, che serve invece proprio a tutelare il mercato e ad evitare speculazioni derivanti dall’oscillazione artificiosa dei prezzi dei Certificati verdi». «Estremamente grave» è poi il fatto che tale sistema di stabilizzazione del mercato, fu introdotto a tutela degli investitori nazionali solo in caso di un eventuale inadempimento del nostro Paese rispetto al raggiungimento degli obblighi liberamente assunti dall’Italia in sede Comunitaria.
Tecnicamente l’abolizione dell’obbligo del riacquisto da parte del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) dei Certificati Verdi in eccesso in dote agli operatori delle rinnovabili «potrebbe portare in assenza di un adeguamento coerente della quota d’obbligo, ad una sostanziale destabilizzazione del sistema e di conseguenza, da un punto di vista occupazionale, agli effetti disastrosi sopra richiamati e da un punto di vista ambientale ad un profondo passo indietro per il progressivo abbandono di produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro paese».
Il provvedimento proposto, da una prima analisi svolta, «rischia seriamente di compromettere le iniziative in essere, che ricordiamo nel solo settore eolico (studio Uil-Anev) al 2009 vedono occupati circa 25.000 lavoratori (con un incremento di circa 5.000 unità nel solo anno 2009), tra settore e indotto». Inoltre «comprometterebbe tutti gli investimenti in corso di finanziamento nel settore delle rinnovabili, che negli ultimi due anni è stato uno dei pochi anticiclici a consentire crescita occupazionale nel nostro Paese».