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Clima: nuova tornata negoziale. Ma i tempi per un accordo si allungano ancora

31 maggio 2010 0 commenti

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Negoziati sul clima, si ricomincia. Ma con poche aspettative che i nodi possano sciogliersi. A Bonn, in Germania, e’ iniziata la sessione ufficiale della Convenzione quadro per i cambiamenti climatici (Unfccc, United nations framework convention on climate change) in cui 182 governi (oltre 4.500 partecipanti, tra delegati governativi, rappresentanti di imprese e l’industria, le organizzazioni ambientaliste e istituti di ricerca) si sono incontrati per riprendere il discorso lasciato alla Conferenza delle Nazioni Unite di Copenaghen (Cop15). In particolare, nel corso delle due settimane di colloqui che dureranno fino all’11 giugno, il tentativo sara’ di cercare di mettere a punto l’accordo che non si è riusciti a trovare a Copenaghen, lo scorso dicembre.

. Ma le prospettive non sono affatto buone. Quanto concordato a Copenaghen, ammette il segretario esecutivo uscente dell’Unfccc, Yvo de Boer, ”potrebbe avere un esito” con il rinvio di almeno un anno dell’accordo sul protocollo che nel 2012 prenderà il posto di quello di Kyoto, in scadenza. Ergo, alla prossima Conferenza delle parti (Cop16) a Cancun, in Messico si avrebbe una ennesima sessione interlocutoria. Altro tempo perso per l’incapacità dei governi di tradurre in azioni i buoni propositi.

Da domani i delegati dei Paesi inizieranno a discutere di un nuovo testo negoziale per il Gruppo che lavora sul lungo termine (AWG-LCA) per offrire una soluzione globale alla sfida dei cambiamenti climatici. Poi, ci sara’ il lavoro del gruppo che agisce sotto il Protocollo di Kyoto con l’obiettivo di riduzione delle emissioni dei 37 paesi industrializzati per il periodo successivo al 2012. In questo caso, de Boer ha invitato ”i governi a sviluppare da subito una maggiore chiarezza sul futuro del Protocollo di Kyoto per non lasciarlo incustodito” fino alla Cop16. Inoltre, un altro invito del segretario – che dal primo luglio lascera’ le redini della Convenzione Onu – e’ stato rivolto ai paesi industrializzati per adempiere all’impegno finanziario promesso a Copenaghen (30 miliardi di dollari al 2012 come fast-start). Oltre ai due gruppi di lavoro, a Bonn sono riunite altre due commissioni permanenti dell’Unfccc: l’Organo sussidiario del consiglio scientifico e tecnologico (Sbsta) per occuparsi di rafforzare le misure contro la deforestazione nei Paesi in Via di sviluppo e l’Organo sussidiario di attuazione (Sbi) per le modalita’ di revisione del Protocollo di Kyoto relative al fondo per l’adattamento. Un apparato elefantiaco, che si autostiene che produce risultati inadeguati alla bisogna: e cioè molti più tagli alle emissioni e molti fondi per l’adattamento ai cambiamenti climatici

Nell’anno che l’Onu dedicata alla biodiversita’, anche l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn, International union for conservation of nature) esorta i delegati a stabilire un piano post-2012, cioe’ post-Kyoto, e costruire le basi per un accordo al prossimo vertice a Cancun. L’Iucn ricorda, per esempio, che le temperature in superficie degli oceani nel mese di aprile sono state le piu’ calde mai registrate e che se gli impegni per la riduzione delle emissioni non saranno sufficienti a mantenere il riscaldamento globale entro i due gradi centigradi potrebbe esserci ”un danno irreversibile per gli ecosistemi” da cui tutti dipendiamo. Secondo il direttore ambiente e sviluppo, Stewart Maginnis, ”una storia di successo e’ l’accordo Redd-plus”, cioe’ la partnership di riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale. Serve, dice Ninni Ikkala, coordinatore Iucn per il cambiamento climatico, ”un quadro per l’adattamento ai cambiamenti climatici che preveda un finanziamento adeguato e riconosca il ruolo degli ecosistemi” e della gestione delle risorse. La prossima sessione di negoziati ufficiali Unfccc e’ prevista per il 2 agosto a Bonn seguita da una seconda riunione di una settimana prima della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici del 29 novembre a Cancun.

Da parte loro gli ambientalisti di organizzazioni quali Oxfam, Greenpeace e Wwf fanno pressione sui paesi industrializzati perchè mantengano le loro promesse, anche quelle di sostegno finanziario ai paesi poveri. “La parte finanziaria non è stata risolta” dice Wendel Trio di Greenpeace, all’avvio dei negoziati a livello di esperti che partono sei mesi dopo il mezzo fallimento del vertice di Copenaghen, conclusosi con un modesto accordo non vincolante sui tagli alle emissioni e sul finanziamento immediato dei paesi poveri più esposti al cambiamento climatico. I paesi industrializzati a Copenaghen hanno promesso 30 miliardi di dollari nel periodo 2010-2012 per aiutare i paesi poveri ad adattarsi al cambiamento, ma le organizzazioni non governative sono scettiche.

Trio spiega che gli attivisti temono che i fondi non vengano effettivamente sborsati oppure che si tratti di aiuti già stanziati sotto altre forme, rietichettati come fondi per il cambiamento climatico. Per Oxfam sta emergendo invece che i paesi industrializzati vogliono concedere i fondi sotto forma di prestiti invece che donazioni, gravando i paesi in via di sviluppo di nuovi debiti per un problema causato principalmente dai paesi ricchi. “E’ come andare a sbattere con l’auto del tuo vicino e offrirgli un prestito per riparare i danni” dice Antonio Hill di Oxfam. I negoziati di Bonn sono centrati su un nuovo testo, piuttosto vago, che contiene i primi elementi di un accordo globale sulla riduzione delle emissioni di gas serra che potrebbe essere firmato nel 2011. Per il momento la questione finanziaria potrebbe fermare i progressi su altri punti dell’accordo, spiega Trio. “Una volta che sarà chiarita _ conclude _ potremmo fare davvero passi avanti, ma temo che sarà difficile”.