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Greenpeace:”Estrazioni offshore? In Italia continuano a rilasciare permessi”

3 giugno 2010 0 commenti

piattaf“Dopo il disastro al momento inarrestabile della Deepwater Horizon, negli Stati Uniti si parla delle esplorazioni petrolifere offshore”. Ma “in Italia questi permessi continuano a essere rilasciati senza alcun ripensamento apparente”.

Lo denuncia Greenpeace, spiegando che “al momento, oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera off-shore con pozzi già attivi, sono in vigore 24 permessi di esplorazione in mare, soprattutto nel medio e basso Adriatico (Abruzzo, Marche, Puglia) e nel Canale di Sicilia”.

In Italia c’è quest’interesse per le trivellazioni off-shore perché “le royalties da pagare allo Stato sono del 4% e non del 30-50% come per altri Paesi”, spiega Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace. Inoltre, aggiunge, “non si paga alcuna imposta per i primi 300.000 barili di petrolio all’anno: oltre 800 barili (o 50 mila litri) di petrolio gratis al giorno”. Le attività esplorative, continua Giannì, “sono effettuate o richieste da imprese ben note, come Eni, Edison e Shell, ma anche da imprese minuscole, anche con soli 10 mila euro di capitale sociale: in caso di incidente non potrebbero noleggiare nessun mezzo idoneo a raccogliere il petrolio”.

L’area delle esplorazioni, continua Greenpeace, “supera gli 11 mila chilometri quadrati, una superficie assai maggiore di quella che attualmente ospita pozzi operativi (poco meno di 9.000 chilometri quadrati)”. Inoltre, continua l’associazione, “ci sono poi moltissime altre aree in cui si richiede l’autorizzazione per esplorazioni petrolifere: le mappe del ministero dello Sviluppo economico dimostrano un’esplosione di richieste di trivellazioni esplorative soprattutto al largo di Abruzzo, Marche, Puglia, Calabria”. La superficie complessiva “non e’ nota”, ma si può stimare che sia “almeno il doppio” di quella in cui le ricerche sono già state autorizzate.