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L’Ocse: eliminare i sussidi pubblici alle fonti fossili, così si aiuta l’ambiente

9 giugno 2010 0 commenti

petrokUn’attenta e progressiva eliminazione dei sussidi pubblici alle fonti fossili di energia, come petrolio e carbone, rappresenterebbe una modo poco costoso di facilitare il raggiungimento degli obiettivi annunciati nella conferenza sul clima di Copenaghen. Ne è convinta l’Ocse, che in un’analisi basata sui dati dell’Agenzia internazionale per l’energia, conclude che tagliare i sussidi alle fonti fossili ridurrebbe le emissioni di gas del 10% nel 2050 rispetto una politica senza variazioni rispetto ad oggi. Si tratterebbe di una scelta sensata anche nel quadro del piano di austerità che molti governi stanno attuando dopo la crisi finanziaria, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo.

Ecco perché il G20 nel vertice di Pittsburgh a settembre scorso ha concordato di “razionalizzare ed eliminare gradualmente i sussidi alle fonti fossili che incoraggiano gli sprechi” e ha chiesto all’Ocse, all’Aie, all’Opec e alla Banca Mondiale, di preparare un rapporto congiunto per il prossimo vertice G20 di Toronto a giugno.

“Molti governi finanziano la produzione e il consumo di combustibili fossili, incoraggiando le emissioni di gas serra, e allo stesso tempo spendono per promuovere le energie pulite” dice Angel Gurria, segretario generale del’Ocse. “E’ uno spreco di risorse di bilancio scarse”.

L’Aie stima che i sussidi ai consumi di fonti fossili nei paesi emergenti e in via di sviluppo ammontino a 557 miliardi di dollari per il 2008. Secondo alcune stime i sussidi ai produttori di combustibili fossili sono dell’ordine di 100 miliardi l’anno. Tuttavia le stime per i paesi sviluppati sono più difficili da ottenere, perché spesso gli aiuti vengono forniti per via indiretta, anche se non meno importante. L’Ocse sta lavorando per colmare queste lacune sui dati e anche per sviluppare un metodo contabile concordato per stimare vari elementi di sostegno.

Sgravi fiscali per chi produce gas e petrolio, garanzie pubbliche sui crediti ed esenzioni fiscali per l’uso dei carburanti in alcuni settori produttivi e per alcuni gruppi di consumatori sono alcuni dei modi con cui i governi incentivano le fonti fossili.

Esenzioni fiscali per l’utilizzo dei diesel in settori quali miniere, agricoltura e pesca sono molto diffusi. Nei soli paesi Ocse il valore di questi privilegi fiscali ammonta a circa otto miliardi di dollari l’anno per gli agricoltori e altri 1,1 miliardi per i pescatori.

Molti incentivi all’uso di fonti fossili secondo l’Ocse sono inefficienti nell’ottenere i loro scopi di sostenere le classi più disagiate in paesi senza un sistema di protezione sociale adeguato. Infatti si rivolgono alle famiglie più abbienti in paesi dove, per esempio, chi è povero non può permettersi un’auto. Una migliore destinazione delle risorse, che crei una reali beneficio per chi ne ha più bisogno può aiutare sia i più poveri sia l’ambiente a costi più bassi per il bilancio.