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L’Ispra conferma che a balenottera torna nel Tirreno centrale: + 200% in 20 anni

14 giugno 2010 0 commenti

Una balenottera fotografata nel sanuario dei cetacei del Tirreno (foto: Greenpeace)

Una balenottera fotografata nel sanuario dei cetacei del Tirreno (foto: Greenpeace)

“Nell’arco di un ventennio- dagli anni 90 al 2009- la presenza della Balenottera nel Tirreno centrale e’ aumentata di piu’ del 200%, variando la sua distribuzione spaziale e suggerendo l’esistenza di un’area ad elevata densita’ di circa 30 miglia nautiche ad est della Sardegna”. Questo quanto emerso da uno studio condotto a partire dal 2007 da una rete di enti, sotto il coordinamento dell’Ispra (Istituto superiore ricerca e protezione ambientale), che ha realizzato un progetto di monitoraggio dei cetacei che copre i mari che vanno dal Tirreno centrale al Mar Ligure occidentale. Il progetto viene realizzato con la collaborazione della Corsica-Sardinia Ferries che ospita i ricercatori a bordo delle proprie navi.

A tre anni dall’inizio del progetto e’ emerso un quadro “interessante” della distribuzione delle specie di cetacei all’interno di un’area protetta specificatamente istituita per la protezione dei cetacei, il Santuario Pelagos, e subito a sud del suo confine orientale. Tutte le otto specie di cetacei segnalate nel Mediterraneo sono presenti nell’area di studio anche se con delle differenze a volte notevoli in termini di presenza e abbondanza delle specie fra i diversi mari. La Stenella (Stenella coeruleoalba), la Balenottera (Balaenoptera physalus), il Tursiope (Tursiops truncatus) e il Capodoglio (Physeter macrocephalus) sono stati avvistati in tutt’e quattro i transetti monitorati, dal Tirreno centrale al Mar Ligure occidentale mentre lo Zifio (Ziphius cavirostris), il Grampo (Grampus griseus), il Delfino comune (Delphinus delphis) e il Globicefalo (Globicephala melas) risultano avere una distribuzione piu’ frammentata I risultati di questo monitoraggio destano estremo interesse per la “scoperta” di un’area ad elevata diversita’ e abbondanza di specie nel Tirreno centrale, area in cui non sono ancora presenti forme specifiche di protezione e che mette in luce la necessita’ di urgenti azioni specifiche di tutela e conservazione per le specie ed il loro habitat.

Il metodo usato nel progetto di monitoraggio dei cetacei che copre i mari che vanno dal Tirreno centrale al Mar Ligure occidentale “e’ relativamente semplice ma efficace- segnalano dall’Ispra- dai 2 ai 4 ricercatori esperti si imbarcano settimanalmente su alcune rotte fisse seguite dai traghetti di linea, che fanno spola fra il continente e le isole della Sardegna e della Corsica, registrando tutti i dati ambientali e la presenza delle diverse specie di cetacei incontrate”.
La parte francese del Santuario “conferma la sua importanza in termini di alta frequenza e diversita’ di specie presenti, in
coincidenza con l’area di alta produttivita’ del Golfo del Leone”. In generale, “la specie piu’ frequente in tutta l’area di studio e’ la Stenella”, il piccolo delfinide gregario di zona pelagica, mentre, “come ci si aspettava, il delfino costiero tursiope e’ particolarmente concentrato nel lungo tratto di piattaforma continentale presente nel Tirreno settentrionale, all’altezza dell’Arcipelago Toscano e delle coste corse prospicienti Bastia”. La specie, prevalentemente costiera e’ generalmente presente su fondali che non superano i 500 m di profondita’, anche se viene talvolta avvistata a profondita’ di molto superiori,
nell’area di elevata densita’ del Tirreno centrale. Capodoglio, grampo, zifio e globicefalo, sebbene generalmente piu’ rari, sono
avvistati principalmente nel cuore del Mar Ligure, con una importante presenza dello zifio anche nel Tirreno centrale.

Per quel che riguarda la balenottera “sappiamo da altri studi che questo grande filtratore ha subito negli ultimi anni una generale diminuzione di presenza nel Mar Ligure mentre, contemporaneamente, i nostri studi confermano un aumento di presenza piu’ a sud, nel Tirreno centrale (+200%)- spiega Antonella Arcangeli, dell’Ispra- cio’ fa supporre che la specie abbia modificato in parte i suoi ritmi migratori, cambiando la sua distribuzione su larga scala e concentrandosi oggi in estate prevalentemente nel Golfo del Leone e nel Tirreno centrale, subito a sud del Santuario”. Le ragioni di questo cambiamento “sono ora oggetto di ulteriori studi- aggiunge Arcangeli- soprattutto per correlare presenza e distribuzione degli animali con i paramentri ambientali e antropici che possano aver avuto una influenza sulla biologia e le abitudini della specie in Mediterraneo centrale”.