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Marea nera, a Washington si manifesta per la legge sul clima. Pellicano bruno, dubbio eutanasia. Gaffe del presidente Bp

17 giugno 2010 0 commenti

Gulf Oil SpillUn centinaio di imprenditori, pescatori o semplici cittadini che vivono sulle sponde del golfo del Messico, colpito dalla catastrofe ambientale del pozzo Bp, sono a Washington per fare appello al Congresso affinché approvi la nuova legge per l’energia e il clima. “Gli americani non vogliono metterci una pezza. Vogliono una politica ampia, è il momento di essere seri. E’ tempo che il Senato agisca” ha detto in una conferenza stampa Kevin Overton, titolare di una stabilimento balneare nella contea di Escambia in Florida, dove pesca e turismo soffrono di più.

Provenienti dalla Louisiana, dal Mississippi, dalla Florida e dall’Alabama, 94 persone che abitano nell’area colpita dalla marea nera provocata dall’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon il 20 aprile scorso, sono venute a convincere i loro rappresentanti a votare per il progetto di legge su energia e clima presentato dal democratico John Kerry.

Sostenuto dal presidente Barack Obama, il testo incontra l’opposizione dei repubblicani.

“Dobbiamo trovare altre fonti di energia e smettere di essere ostaggi delle compagnie petrolifere e del petrolio straniero” dice Byron Encalade, che produce frutti di mare in Louisiana.

La preoccupazione per l’ambiente, l’economia della regione soprattutto la salute degli abitanti è palpabile nel gruppo, che ha portato dal Golfo una ventina di vasi pieni acqua di mare sporca di petrolio. “Sono stati sparsi dei prodotti chimici. Ogni volta che chiediamo di sapere se ci siano a oggi effetti nocivi, ci sentiamo rispondere che non si sa. E domani? Ci sentiamo rispondere ancora che non si sa” dice Encalade. “Abbiamo già uno dei tassi di cancro più alti del paese” dice Beverly Wright, direttrice del Centro per la giustizia ambientale dell’università Dillard di New Orleans.

Gli effetti della marea nera sugli abitanti e sui soccorritori è stata oggetto ieri di un’audizione alla Commissione energia e commercio della Camera. “Riceviamo rapporti da parte degli Stati… Che anticipano conseguenze al lungo termine come l’aumento delle depressioni, della violenza familiare, dell’alcolismo e dei suicidi” ha detto ai deputati Lisa Kaplowitz, del ministero della Salute, ricordando che è già accaduto nel caso del disastro della Exxon Valdez in Alaska.

In Louisiana già un centinaio di persone che partecipava alle operazioni di soccorso si è ammalato per le esalazioni del petrolio. Aubrey Keith Miller, consigliere medico dell’Istituto nazionale di sanità, ha ricordato che nell’immediato le componenti volatili del petrolio sfuggito dal pozzo “possono essere altamente tossiche e avere effetti a lungo termine come cancri, malformazioni fetali, problemi neurologici”. “Una volta esposto all’acqua e all’aria per un certo periodo di tempo il composto perde la maggior parte delle componenti volatili.

Tuttavia ci sono altri componenti pericolosi, i metalli pesanti come nichel e piombo” ha detto Miller.

PELLICANI, DUBBIO EUTANASIA

A volte fra due mali bisogna scegliere il minore. Stanno pensando forse a questo gli esperti che hanno preso in cura i pellicani bruni, uccelli simbolo della Louisiana. Sono loro, per ora, le principali vittime della marea nera, e lo stress della cattura di un animale esausto, affamato e disidratato e il successivo bagno nelle soluzioni a base di sapone potrebbe essere forse pena peggiore rispetto alla morte. E di questo si sta parlando: eutanasia. A porsi il problema anche Elizabeth Griffin, scienziata del centro di biologia marina del gruppo no-profit Oceana: “Se ne parla molto. Ci si chiede se liberare gli uccelli dal catrame sia un atto solo fine a se stesso per metterci l’anima in pace”. A maggior ragione il dubbio sorge dal momento che gli animali tratti in salvo spesso muoiono poco dopo essere stati rilasciati, terminate le cure. Ma non solo, perchè dopo esser stati liberati lungo la costa atlantica della Florida, i pellicani, che hanno un forte senso dei luoghi, potrebbero tornare al loro luogo normale di nidificazione, ripiombando nella marea nera. “Ucciderlo potrebbe essere l’atto più umano”, questo il parere del settimanale ‘Newsweek’. Il dibattito è aperto.

Intanto è allarme rosso anche per le tartarughe marine: 24 delle 387 recuperate erano morte. E, a sentire gli esperti, il numero è destinato a salire.

GAFFE DEL PRESIDENTE BP

A meno di 24 ore dalle scuse presentate all’America per la marea nera, il presidente della Bp Carl-Henric Svanberg è stato costretto a scusarsi ancora, questa volta per parlato di “povera gente”. “Ho scelto le parole in modo goffo” ha fatto sapere, con una dichiarazione, lo svedese Svanberg che si è reso contro troppo tardi che parlare di “mall people”, che suona paternalistico sia in senso proprio che figurato, non è il massimo per un presidente che ha la missione impossibile di far odiare meno la sua compagnia responsabile di un disastro ambientale.

“Il presidente Obama è arrabbiato perché ha a cuore la povera gente, e anche noi abbiamo a cuore la povera gente” ha detto ieri Svanberg nella dichiarazione dopo l’incontro con Barack Obama durante il quale la compagnia petrolifera ha accettato di creare un fondo da 20 miliardi di dollari per i risarcimenti.

Parole che hanno avuto un effetto boomerang, e la polemica è arrivata velocemente al Congresso: “Noi non siamo povera gente, vogliamo solo che ci venga resitituita la nostra vita” ha detto oggi Bart Stupak, il democratico che presiede la commissione Energia di fronte alla quale sta testimoniando Tony Hayword, Ceo Bp che è stato attaccato in modo durissimo dai deputati