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Marea nera, Tony Hayward lascia le operazioni. Legge sul clima: democratici uniti, ma non sul metodo

18 giugno 2010 0 commenti

U950_154705_0013Il direttore generale della Bp, Tony Hayward, lascerà la gestione quotidiana del dossier sulla marea nera nel Golfo del Messico a un altro responsabile del gruppo petrolifero, Robert Dudley. Lo ha reso noto il presidente della British Petroleum, Carl-Henric Svanberg, nel corso di un’intervista a Sky News.

Ieri Tony Hayward, durante la testimonianza davanti alla sottocommissione supervisione e inchiesta della Camera, si era detto “profondamente dispiaciuto e personalmente devastato” per l’emergenza ambientale nel Golfo del Messico, ma aveva mantenuto un atteggiamento controllato e compassato. Era quella la prima apparizione in Congresso dall’esplosione del 20 aprile scorso

Alle accuse e alle bordate dei deputati aveva risposto sempre con toni calmi, spesso trincerandosi dietro svariati “non so, non ero direttamente coinvolto nella decisione e non ricordo il fatto specifico”.

 Anche quando il presidente della sottocommissione Bart Stupak gli aveva chiesto se si aspettasse “di rimanere ancora molto a lungo amministratore delegato di Bp”, aveva detto di essere “piu’ concentrato sulla soluzione del problema che su questo”.

BP, SI RECUPERANO 25 MILA BARILI AL GIORNO

British Petroleum riesce a recuperare ormai circa 25.000 barili di greggio al giorno, pari a 4 milioni di litri, che fuoriescono dalla falla del pozzo petrolifero nel Golfo del Messico. Finora – ha spiegato Thad Allen, comandante della Guardia costiera americana – riusciva a recuperarne 15.000.

“Nelle ultime 24 ore siamo stati in grado di recuperare 25.000 barili di petrolio”, ha detto alla stampa l’ammiraglio, incaricato di coordinare le operazioni di bonifica della marea nera nel Golfo del Messico.

Si stima che dal pozzo fuoriescano mediamente tra i 35.000 e i 60.000 barili (fino a 9,5 milioni di litri) di greggio al giorno.

LEGGE SUL CLIMA, DEMOCRATICI DIVISI SUL METODO

Sull’onda della marea nera che ha invaso il Golfo del Messico, i senatori democratici americani sono d’accordo sull’obiettivo rilanciato dal presidente Barack Obama di adottare in tempi rapidi una legge sull’energia, ma sono divisi sulla modalità con cui arrivarci. E quanto è emerso in nottata dopo una riunione del gruppo democratico al Senato, a due giorni dal discorso di Obama che ha sollecitato il passaggio alle “energie pulite”. “Nessuno dice no, tutto dicono sì. La questione è come si procede” ha detto il capogruppo di maggioranza al Senato Harry Reid dopo la riunione.

Il partito ritiene urgente una legge in tal senso, soprattutto dopo la marea nera.

“Ogni presidente da Richard Nixon in poi ha parlato agli americani di indipendenza energetica, ma non abbiamo mai ridotto al nostra dipendenza dal petrolio estero dell’1%, neanche dell’1%” ha detto il senatore John Kerry, firmatario, insieme all’indipendente Joe Lieberman, di un vasto progetto di legge su energia e clima che contiene un sistema di quote e scambi per la Co2, bocciato in partenza dall’opposizione repubblicana.

L’obiettivo della maggioranza è di passare all’esame di un testo entro luglio, ma Reid non si sbilancia: “sono determinato a fare del mio meglio per avere un testo a luglio” ha detto Reid, citando l’ostruzionismo dei repubblicani.

Il presidente della commissione Energia e risorse naturali del Senato, Jeff Bingaman, ha avanzato un progetto di legge che riguarda solo l’energia, privo di misure per la limitazione dei gas serra. Reid ha detto che si è discusso nella riunione di stanotte della fissazione di un “prezzo” delle emissioni di Co2, ma non si è impegnato nè a favore nè contro la misura. Il presidente della Camera Nancy Pelosi ieri ha evitato di pronunciarsi su un eventuale sistema per limitare la Co2. “Quel che vogliamo è ottenere dei risultati. Quel che deve fare il progetto di legge è ridurre la nostra dipendenza dal petrolio straniero, è una questione di sicurezza nazionale”. La Camera ha approvato in dicembre un testo che limita le emissioni di gas serra.

MOSCA, EFFETTO MAREA NERA

Il problema della “sicurezza energetica globale e’ assolutamente concreto” e “la tragedia nel golfo del Messico ha dimostrato” che vanno sviluppati nuovi tipi di energia, non solo petrolio e gas. Lo ha detto il leader del Cremlino Dmitri Medvedev al Forum Economico di San Pietroburgo, sottolineando la necessita’ della creazione di nuove tecnologie.

Per Medvedev “la Russia non puo’ svilupparsi solo grazie all’energia” e senza dubbio la questione della diversificazione dell’economia resta centrale. Tuttavia anche “le compagnie energetiche russe” devono comunque crescere e sviluppare “nuove tecnologie” e nuovi tipi di energia.