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Dopo 15 anni Obama ci riprova: sì alla ‘tassa sull’inquinamento’

21 giugno 2010 0 commenti

US-POLITICS-OBAMASfruttando l’enorme ondata emotiva provocata dalla marea nera, l’amministrazione Obama cercherà di ristabilire il ‘Superfund programme’, un programma avviato la prima volta 30 anni fa per creare un fondo, finanziato con una ‘tassa sull’inquinamento’ imposta a compagnie petrolifere e chimiche, destinato alle operazioni di pulizia di aree contaminate con rifiuti e scorie tossiche. Ma dal 1995 il Congresso non ha rinnovato la legge che autorizza le tasse aggiuntive ed il fondo è rimasto senza questa fonte di finanziamento.

Ora l’Epa, l’agenzia per l’Ambiente statunitense, chiede, in una lettera che oggi sarà inviata al Congresso, che venga rinnovata la legge che permette di finanziare il Superfund, sottolineando come in questo modo non dovranno essere più i contribuenti a sostenere le spese di decontaminazione delle aree per le quali è impossibile individuare un preciso responsabile dello scarico di rifiuti tossici, chiamati i ‘siti orfani’.

“Si tratta di stabilire chi debba pagare per le decontaminazioni, devono essere i contribuenti, che non hanno nessuna responsabilità, o chi ha prodotto le sostanze tossiche responsabili della contaminazioni ?” è la domanda retorica di Mathy Stanilslaus, dell’ufficio dell’Epa che si occupa dello smaltimento di rifiuti tossici.

Da quando il fondo è rimasto a secco, nel 2003, infatti il governo federale ha stanziato soldi pubblici per la ripulitura dei siti orfani, che sono 606 dei 1279 siti in tutta la nazione. Ma questo ha necessariamente rallentato le operazioni di ripulitura: se si pensa che lo scorso anno sono state decontaminate 19 aree, contro le 89 del 1999, quando il Superfund riceveva i soldi delle tasse speciali imposte alle corporation.

La maggioranza democratica, a partire dalla Speaker Nancy Pelosi, è favorevole alla reintroduzione della ‘tassa sull’inquinamento’ e Earl Blumenauer, un deputato democratico che da tre anni sta cercando di far passare la legge in questo senso, ora crede che l’emergenza nel Golfo potrà spingere il Congresso, e anche alcuni repubblicani, a sostenere questa tassa.

Il progetto di legge di Blumenauer prevede una raccolta di 18,9 miliardi di dollatri imponendo una tassa aggiuntiva di 9,7 centesimo di dollaro su ogni barile di petrolio, e di una cifra tra i 22 centesimi e i 4,87 dollari su ogni tonnellata di sostanze chimiche prodotte. Per il deputato la congiuntura è particolarmente favorevole anche perché le stesse industrie, in particolare quelle petrolifere che si sentono messe sul banco degli imputati, potranno avere “un’occasione d’oro per dimostrare la loro disponibilità a sostenere politiche ambientaliste e a risolvere i problemi”.