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Un cartello di associazioni e comunità locali contro il gasdotto adriatico Bologna-Puglia

26 giugno 2010 0 commenti

post_notubo“Si vorrebbe far passare, con un impatto inimmaginabile, un gasdotto di dimensioni colossali sui crinali dell’Appennino Centro Settentrionale, il gasdotto ‘Rete Adriatica Brindisi-Minerbio’ ipotizzato con un unico tracciato dal Sud (Massafra, provincia Taranto) fino all’Italia settentrionale (Minerbio,provincia di Bologna), in forza anche di dichiarazioni di pubblica utilita’, alcune delle quali scadute e relative ad ogni singolo tratto”. Su questo si basa il ricorso alla Commissione europea “perche’ valuti la rispondenza alle normative comunitarie in materia di valutazione ambientale strategica- Vas e di valutazione di impatto ambientale- Via” del gasdotto ‘Rete Adriatica’, ricorso presentato da un cartello di associazioni ed enti locali contro il “tentativo della Snam rete Gas di portare avanti un progetto di grandissimo impatto ambientale in territori di grande fragilita’, geologica, sismica, ambientale paesaggistica e di conseguenza sociale ed economica”.
 Una opposizione decisa perche’ “parliamo di un diametro 1.200 mm, posto a circa 5 metri di profondita’, con una servitu’ di 40 metri per circa 700 chilometri in buona parte sulle cime di montagne e attraverso numerosissimi corsi d’acqua”. Si tratta, quindi, di “un’opera, le cui parti sono funzionalmente connesse e programmate per realizzare un’unica struttura per il trasporto del gas metano da Massafra a Minerbio”.  A presentare il ricorso, tra gli altri, spiega una nota, la Provincia di Pesaro-Urbino e di Perugia, il Comune di Gubbio, la Comunita’ Montana del Catria e del Nerone, il Wwf, Mountain Wilderness, Italia Nostra.

L’autorizzazione alla realizzazione e all’esercizio del cgasdotto ‘Rete Adriatica Brindisi Minerbio’ deve “essere assoggettata a preventivo e vincolante” procedimento Vas oppure ad “un unico procedimento” di Via. E questo, lamenta il cartello di associazioni ed enti locali, “non e’ avvenuto, nonostante sia previsto dalla normativa italiana di recepimento”. Sono stati effettuati solo “procedimenti parziali di Via su alcuni tratti”, in “palese violazione della normativa comunitaria”.
 Il gasdotto ‘Rete Adriatica’ e’ stato progettato dalla Snam Rete Gas per “realizzare il raddoppio delle infrastrutture di trasporto gas
lungo il versante adriatico del territorio nazionale”, in analogia “con quanto realizzato lungo il versante tirrenico della penisola, dove
corrono parallelamente due infrastrutture di trasporto gas”. Giunto invece all’altezza di Biccari (Foggia), “il tracciato del gasdotto e’
stato dirottato inspiegabilmente verso l’interno, lungo la dorsale appenninica, adducendo presunte e non dimostrate ‘insuperabili
criticita” sotto l’aspetto tecnico”, denuncia il cartello di sigle ambientaliste ed enti locali.   Ma proprio scegliendo la dorsale appenninica il tracciato “si scontra invece con criticita’ quali la presenza di aree boschive e numerose aree protette, rischio sismico e idrogeologico”. E “insostenibile” sarebbe poi l’impatto su aree importanti sul piano socio-economico “per i danni sia diretti che di immagine ad un sistema turistico” e “sul settore agro alimentare di eccellenza”, per la presenza di “produzioni tipiche” e per il fatto che “le aree individuate dal tracciato sono importanti aree tartufigene (tartufo bianco pregiato) dell’Umbria e delle Marche”.

A giudizio del ‘cartello’ che si oppone al gasdotto ‘Rete Adriatica’ “e’ sorprendente” che tra le criticita’ prese in esame “non figuri affatto il rischio sismico, sicuramente molto piu’ elevato lungo l’Appennino che sulla costa adriatica”. Nel tratto relativo all’Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, “su 28 localita’ attraversate dal metanodotto, 14 sono classificate in zona sismica 1 e 14 in zona sismica 2″. Anche la centrale di compressione, localizzata a Sulmona, “ricade in zona sismica di primo grado”.  Gli enti locali territoriali, le associazioni ecologiste, i comitati civici ricorrenti auspicano “l’apertura degli accertamenti da parte della Commissione europea e l’adozione degli opportuni provvedimenti da parte dei ministeri e delle Regioni coinvolte per fermare le procedure autorizzative di un’opera dal pesante impatto ambientale e socio-economico, con gravi rischi di sicurezza pubblica”.   Sono stati coinvolti i ministeri dell’Ambiente, dei Beni e attivita’ culturali, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei trasporti e i presidenti delle 9 Regioni interessate dal tracciato (Puglia, Campania, Basilicata, Molise, Abruzzo, Umbria, Marche,
Toscana, Emilia-Romagna).