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L’occhio di ‘Alex’ lontano dalla marea nera, i danni non sono gravi. Intanto alcune zone diventano ‘morte’

1 luglio 2010 0 commenti

MEXICO HURRICANE ALEXL’occhio dell’uragano Alex, il primo della stagione ciclonica dell’Atlantico, ha raggiunto la notte scorsa (alle 4 ora italiana) la costa nord-orientale del Messico, vicino alla frontiera con gli Stati Uniti. Alex, che viaggia a una velocità media di 165 chilometri orari e ha raffiche fino a 205 kmh, è accompagnato da piogge torrenziali e venti impetuosi. Nonostante sia decisamente più a sud-ovest della zona più colpita dalla massiccia fuoriuscita di petrolio -le coste di Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida- l’uragano ha già interrotto alcune delle operazioni per arginare la marea nera e la mareggiata provocata dai forti venti dà una serie di problemi alla BP.

Quando ha toccato terra, Alex ha cominciato a indebolirsi; ma è ancora considerato un uragano di categoria due sulla scala di intensità Saffir-Simpson, che ne ha un massimo di cinque. Intanto dai villaggi di pescatori in Messico a sud del confine con gli Stati Uniti sono state evacuate circa 17.000 persone, mentre il presidente Usa, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di emergenza in Texas. Le autorità messicane hanno già riportato una vittima, ma in realtà la situazione è favorita dal fatto che la tempesta si è abbattuta sulle coste in una zona relativamente poco popolata. Evacuati anche tutti i 2.000 abitanti del villaggio di pescatori di la Carbonera. Alex dovrebbe indebolirsi man mano che procede verso il Golfo del Messico e dovrebbe dissiparsi in un paio di giorni.

ARRIVANO LE PRIME ZONE ‘MORTE’

Il pozzo sottomarino della British Petroleum ha creato nel Golfo del Messico alcune zone “morte”, dove la carenza di ossigeno rende la vita impossibile: è quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian.

Due studi indipendenti hanno rilevato zone in cui la concentrazione di metano – prodotto dal gas naturale che fuoriesce dal pozzo – è centomila volte superiore ai livelli normali; molti animali si stanno allontanando dalle zone a rischio e avvicinandosi alle coste, dove la qualità dell’acqua è migliore.

Fino ad oggi gli scienziati si erano concentrati sui rischi rappresentati dalla presenza di greggio e sulle sostanze chimiche impiegate per la bonifica, ma il metano rappresenta un pericolo altrettanto grave perché è in grado di “risucchiare” l’ossigeno presente nell’acqua fino a livelli incompatibili con la presenza di vita marina.

Anche prima della fuga di greggio il Golfo presentava una “zona morta” in corrispondenza della foce del Mississippi e causata dalla presenza nel fiume di fertilizzanti e altre sostanze chimiche di origine organica.

UN DISASTRO INESTIMABILE

“Al mondo non ci sono abbastanza soldi” per pagare tutte le richieste di risarcimento danni per la marea nera: l’amara considerazione arriva dall’uomo incaricato dal presidente Usa, Barack Obama, di gestire il fondo da 20 miliardi di dollari creato dalla Bp, Kenneth Feinberg. Proprio nelle ore in cui l’uragano Alex ha toccato terra -peraltro lontano dall’epicentro del disastro, ma comunque creando problemi ai lavori di ripulitura della zona dal greggio- il noto avvocato americano ha ricordato che Bp pagherà fino all’ultimo centesimo ma ha avvertito che molti danni saranno difficili da qualificare. “Faccio l’esempio- ha detto- di un ristorante di Boston che dice: ‘non posso più mettere i gamberi nel menù e i miei conti ne soffrono”, ha detto Feinberg parlando alla House of Representatives Committee on Small Business (la Camera dei rappresentanti delle Piccole Imprese). «Nessuna legge riconosce questo danno”. Non solo: Feinberg ha detto che bisogna ancora capire come i reclami indiretti, per esempio quello degli alberghi che perdono le prenotazioni perchè le spiagge sono coperte di greggio; o dei propietari di case che vedono il valore dell’immobile crollare perchè abitano a pochi metri da una spiaggia oleosa. “Non c’è dubbio che il valore della proprietà è diminuito. E questo non vuol dire che ogni proprietà abbia diritto al risarcimento”. E poi l’amara considerazione: “Non c’è abbastanza denaro al mondo per pagare tutti coloro che vorrebbero soldi”.

L’uragano Alex, il primo della stagione atlantica 2010, è approdato lontano dall’epicentro del disastro ma la mareggiata e le onde alte fino a 4 metri hanno comunque costretto a fermare le operazioni di scrematura. Attualmente sono due le navi cisterna che catturano l’olio pompato dalla falla (a un ritmo di 25mila barili al giorno nonostante le onde), ma il mare mosso ha ritardato il dispiegamento di una terza nave e una serie di operazioni collaterali (come il lancio di dispersanti chimici dall’alto).