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“Perchè il nucleare in Italia?”, da Scanzano Jonico tante domande al governo

2 luglio 2010 0 commenti

centrale_nucleareScanzano Jonico, il Comune che nel 2003, amministrato dal centrodestra, promosse ‘la carica dei centomila’ contro il dl che prefigurava un deposito di materiale radioattivo in Basilicata, vede una nuova minaccia per la regione nella decisione del governo di riportare il nucleare in Italia. La mobilitazione popolare di sette anni fa vide la partecipazione di un Nobel per la Pace, l’irlandese Betty Williams, che in quest’area ha voluto costruire ‘La Città della pace per i bambini orfani delle guerre’, e fondare Ntnn, l’agenzia internazionale online d’informazione. Salvatore Iacobellis, alla guida dello stesso Comune, oggi governato dal centrosinistra, rileva il testimone dal suo predecessore e mette sotto la lente d’ingrandimento la politica energetica nel nostro Paese.

“Non sono vittima -come molti miei colleghi di altre Regioni- della cosiddetta sindrome di ‘Nimby’ (not in my backyard): sì al nucleare, ma non nel mio cortile”, ha premesso Iacobellis, “Certo è che il nucleare tocca un nervo scoperto di Scanzano. Ma vorrei che si creasse un clima di confronto e per questo mi permetto di porre al governo alcune domande, nella speranza che abbiano risposte”.

Innanzitutto, chiede il primo cittadino di Scanzano “come si determina il prezzo dell’energia elettrica in Italia? Perché manteniamo in esercizio centrali nucleari obsolete che, di fatto, fanno lievitare il prezzo dell’energia elettrica?”. A proposito di costi, Iacobellis ricorda che “in Svizzera il prezzo è aumentato e in Germania costa 2,5 volte più che in Francia: come mai?”.

E ancora: “Il prezzo dell’energia elettrica prodotta con il nucleare è basso soltanto dove è sostenuto dallo Stato”. Considerato che anche l’uranio inizierà a scarseggiare nei prossimi 35- 40 anni, osserva poi, “perché non dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette a disposizione senza limiti e a costo zero, cioè il sole?”.

E, ancora, “perché l’Italia non punta sul nucleare innovativo che consiste nella possibilità di usare il torio, creando un reattore che non provoca reazioni a catena, non produce plutonio”. Senza contare che una centrale nucleare “costa 4-5 miliardi di euro e per la sua costruzione occorrono dieci anni oltre al problema delle scorie”. Una centrale solare termodinamica, con una soluzione di sali fusi a 600 gradi, che rilascia calore anche di notte costa 200 milioni di euro, si realizza in 18 mesi e produce 64 megawatt, osserva Iacobellis.

“Con 20 impianti di questo tipo si produce un terzo di energia di una centrale nucleare di 1 gigawatt: i costi sono ancora elevati, ma si ripagano in sei anni e l’impianto ne dura trenta. Perché non si va verso questa direzione?”.