Home » Redazione Ecquo » Inquinamento »

Marea nera, Washington Post: “Bp non ha mantenuto le promesse”

6 luglio 2010 0 commenti

Marea nera nel Golfo del MessicoA 77 giorni dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon che ha dato inizio al disastro ambientale nel Golfo del Messico, la Bp ha recuperato dalla superficie marina appena il 60% del petrolio che, prima dell’incidente, aveva garantito di poter raccogliere in un solo giorno.

A riportare l’impietoso dato è il Washington Post, che cita un accordo stipulato lo scorso marzo tra la Bp e le autorità federali, nel quale la compagnia britannica assicurava di poter raccogliere per sola scrematura 491.721 barili di greggio al giorno in caso di perdite dal pozzo sottomarino.

Dallo scorso 20 aprile a oggi, riferisce il Washington Post, il pozzo ha riversato in mare circa 2 milioni di barili di petrolio, mentre le operazioni di scrematura hanno permesso di ripulire la superficie del Golfo da appena 77.143 barili, meno di 900 barili al giorno. Un dato, sottolinea il quotidiano, che la dice lunga sull’inaffidabilità dei calcoli della Bp, che aveva indicato proprio le operazioni di scrematura come la principale attività di prevenzione di un eventuale disastro ambientale.

COSTI ALLE STELLE, BP CERCA PARTNER?

Sono ormai saliti alle stelle, oltrepassando i 3 miliardi di dollari, i costi accumulati dalla Bp per fare fronte alla pulizia e alla bonifica dei danni della marea nera provocati dalla sua piattaforma estrattiva nel golfo del Messico. E per risarcire individui, imprese e governi. Solo nell’ultima settimana la “fattura” per la multinazionale britannica è cresciuta da 2,65 miliardi a 3,12 miliardi. Una cifra che, peraltro, non include il fondo da 20 miliardi creato da Bp la scorsa settimana per fare fronte ai danni nel Golfo.

Esborsi che nel fine settimana statunitense della Festa dell’indipendenza, hanno alimentato voci, ampiamente riportate dalla stampa Usa, sulla ricerca di un partner strategico per Bp tra i fondi sovrani di medio Oriente e Asia. Un investitore potrebbe essere infatti la soluzione migliore per coprire una parte di tali enormi costi ed evitare, allo stesso tempo, il rischio di una scalata ostile. Ma su tale innesto, non tutti gli azionisti più importanti del gruppo sembrano essere d’accordo.

Secondo il Sunday Times gli advisor della Bp starebbero cercando di suscitare interesse tra le compagnie concorrenti e i fondi sovrani per assumere una quota compresa tra il 5 e il 10% del gruppo per un esborso che potrebbe raggiungere i 9 miliardi di dollari.

Intanto la ‘supernave’ pulitrice di taiwan “A Whale” ha effettuato dei test di bonifica sul tratto di mare immediatamente a Nord del sito dove lo scorso 20 aprile l’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della Bp ha ucciso 11 lavoratori e causato la peggior perdita di petrolio nella storia del Golfo del Messico.