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Marea nera, il petrolio arriva in Texas. L’inchiesta: nel Golfo del Messico 27 mila pozzi abbandonati

7 luglio 2010 0 commenti

OIL-SPILL/Oltre 27.000 pozzi di petrolio e di gas abbandonati giacciono sui fondali del Golfo del Messico, e come risulta da una inchiesta condotta da Associated Press non sono mai stati ispezionati per accertare se vi siano perdite in mare. Si tratta di un vero e proprio “campo minato ambientale” ignorato per decenni, sostiene l’Ap.

I pozzi più vecchi sono stati abbandonati negli anni Quaranta, e ciò aumenta i timori di possibili perdite. Dall’inchiesta è emerso che ci sono 3.500 pozzi, classificati come “temporaneamente abbandonati”, che le compagnie proprietarie avrebbero dovuto rimettere in funzione entro un anno dalla loro chiusura, stando ai regolamenti vigenti. Questa regola è stata però sistematicamente aggirata, e oltre mille pozzi sono rimasti abbandonati per oltre un decennio.

 

IL PETROLIO ARRIVA IN TEXAS

Tutti gli Stati della costa americana  del Golfo del Messico sono stati ormai toccati dalla marea nera. Anche sulle spiagge di Galveston, in Texas, a 600 km a ovest di New Orleans, sono infatti comparse negli ultimi giorni delle piccole palline di petrolio.

Dalle analisi è stato accertato che si tratta di greggio fuoriuscito dalla piattaforma della Bp affondata in mare lo scorso 20 aprile (da cui continua a fuoriuscire il petrolio), ma le autorità pensano che potrebbe essere stato portato nell’area da una nave incaricata di raccogliere il greggio. “Stiamo esaminando cinque navi che potrebbero spiegarci come il petrolio sia arrivato” in Texas, ha detto l’ammiraglio Thad Allen, responsabile delle operazioni di ripulitura.

Da quando la piattaforma Deepwater Horizon è affondata, il 20 aprile scorso, a 80 km al largo della Luisiana, tracce di greggio sono state ritrovate lungo un tratto di costa di 800 km, in cinque Stati affacciati sul Goldo del Messico: Luisiana, Mississippi, Alabama, Florida e da ultimo il Texas.

 

BP CEDE ALLE RICHIESTE DI WASHINGTON

La Bp ha acconsentito a informare il governo degli Stati Uniti su ogni eventuale, futura transazione che potrebbe cambiare gli assetti societari aziendali. Secondo il Times, il gigante petrolifero britannico ha ceduto alle richieste di Washington affinché ogni novità riguardante movimenti finanziari venga notificata al Dipartimento Giustizia con almeno 30 giorni di anticipo. Non solo: la Bp ha acconsentito a dare all’amministrazione Obama l’ultima parola in caso di vendita di asset e si è impegnata a fornire costantemente a Washington qualsiasi altra informazione preziosa, come i dettagli di accordi su crediti o prestiti. La Bp finora ha speso 3,12 miliardi di dollari per contenere la marea nera e ha promesso di sborsarne altri 20 da immettere nel fondo per compensare gli americani interessati a risarcimenti danni; e mentre crescono le preoccupazioni per la sua tenuta finanziaria, il governo britannico starebbe approntando un piano anti-crisi in caso l’azienda non reggesse al disastro.