Marea nera: la nuova cupola sta bloccando il flusso. Reggerà?
Per la prima volta dall’esplosione del 20 aprile scorso non si registra fuoriuscita in mare aperto di petrolio dal Pozzo Macondo nel Golfo del Messico. La nuova cupola di copertura del pozzo danneggiato per ora funziona.
Ad annunciarlo è stato lo stesso vice presidente della compagnia petrolifera Bp, Kent Wells, che si è detto «eccitato» dall’evento pur sempre mantenendosi cauto con i giornalisti convocati nella sede di Houston. «È un bene vedere che al momento non c’è petrolio che fuoriesce nel Golfo del Messico – ha detto Wells – ma il test è appena iniziato: non voglio che si creino false speranze». È comunque, ha aggiunto «un segnale molto incoraggiante». Incoraggiamento che si è fatto subito sentire in borsa a New York dove il titolo Bp è balzato in serata del 7%.
Adesso i tecnici della Bp stanno misurando una serie di parametri tra i quali la pressione nel pozzo. Se questa cresce fino ad un livello prestabilito e poi si stabilizza vuol dire che non ci sono fessurazioni e la testa del pozzo potrà rimanere chiusa, e verrà cementata entro un mese. Se invece la pressione resta bassa vuol dire che nella fase finale del pozzo ci sono fessurazioni e il petrolio sta uscendo da altri punti. In tal caso la cupola verrà parzialmente riaperta e il petrolio verrà pompato in superficie. C’è anche un “worst case scenario” _ l’ipotesi peggiore _ secondo il quale l’aumento della pressione potrebbe fessurare in piu punti il pozzo e provocare una fuga di petrolio ancora piu difficile da bloccare.
”Siamo incoraggiati da questi primi risultati del test, ma non e’ ancora finita”: cosi’ si e’ espresso quatto ore dopo il blocco del flusso l’ammiraglio Thad Allen, responsabile per la Casa Bianca delle operazioni riguardanti l’emergenza marea nera, in una dichiarazione diffusa in serata. Allen ha riferito che il ”test di integrita”’ del pozzo procede come previsto, ma saranno necessarie molte ore prima di poter giungere a conclusioni certe. ”Continuiamo a raccogliere dati e ad analizzarli insieme alla squadra di scienziati federali – ha detto – per avere informazioni piu’ dettagliate sulla capacita’ di tenuta del pozzo”.
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Per 13 settimane il disastro ecologico più devastante della storia ha riversato ogni giorno, secondo i calcoli degli esperti, dai 35 ai 60mila barili di petrolio in mare distruggendo flora e fauna e rendendo inagibili le spiagge degli stati americani che si affacciano nel Golfo. Il risultato del test sarà definitivo entro le prossime 48 ore che determineranno se il ‘tappò gigante piazzato sulla falla ha ora veramente funzionato. Il blocco del flusso serve a Bp per misurare la pressione all’interno della cupola, se questa sale e resta alta allora è un buon segno: il pozzo tiene: Se invece non sale vuol dire che c’è un’altra falla . Anche per il cruciale test sul nuovo tappo per Bp era stata una via crucis: una fuga di petrolio da un condotto aveva costretto la compagnia infatti a rinviare più volte la verifica. La perdita stamane era poi stata riparata e la sperimentazione sull’efficacia del nuovo tappo è ripartita in serata.
Intanto il Dipartimento agli Interni Usa ha avvertito Bp che dovrà pagare le royalty su tutto il petrolio e il gas fuoriuscito dalla falla nel Golfo del Messico: i pagamenti devono essere effettuati sia sul petrolio perso che su quello recuperato. Per il presidente Usa comunque, intervenuto con una dichiarazione subito dopo la notizia del blocco del petrolio, «si tratta di un segnale positivo».
OBAMA: POSITIVO, MA E’ ANCORA UN TEST
Alla casa Bianca prevale, e giustamente, la prudenza. Che il flusso di greggio dal pozzo Macondo sia stato fermato _ ha detto il presidente Barack Obama in un breve commento alla Casa Bianca _ e’ un ”fatto positivo”, ma siamo ancora nella fase dei test.