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Marea nera: c’è cauto ottimismo sulla tenuta del “tappo”

18 luglio 2010 0 commenti

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Un prudente ottimismo. E’ quello che pervade gli ingegneri della Bp, che continuano a monitorare la pressione nel pozzo di petrolio nel Golfo del Messico, nella speranza di poter definitivamente fermare il peggior disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti. A quasi tre giorni dalla chiusura del “tappo” che ha fermato la fuoriuscita di greggio, che ha formato un’autentica marea nera, il pozzo resiste bene ma i risultati dei test di controllo richiedono analisi più approfondite: lo ha annunciato il gruppo petrolifero British Petroleum. “Siamo più fiduciosi che tenga”, ha detto alla stampa il vicepresidente di Bp, Kent Wells. La pressione che si esercita all’interno del pozzo da quando è stato – per la prima volta dall’inizio della marea nera in aprile – completamente chiuso, giovedì alle 22.25 italiane, è continuata ad aumentare: un “buon segno” per Wells, che lascia pensare che il petrolio non fuoriesca.

I test, che comprendono numerosi controlli di pressione, hanno fornito “preziose informazioni sulla procedura seguita per chiudere il pozzo” e proseguiranno domenica, ha indicato l’ammiraglio Thad Allen, responsabile dei guardia-coste, incaricati delle operazioni di lotta contro la marea nera dalle autorità. La pressione nell’imbuto continua ad aumentare “in modo molto leggero e vogliamo continuare a monitorare questi progressi”, ha proseguito l’ ammiraglio Allen. “Dal momento che continuiamo a riscontrare che la sospensione temporanea della fuga di petrolio è stata coronata da successo, il governo degli Stati Uniti e Bp hanno deciso di autorizzare la prosecuzione dei test per altre 24 ore”, ha aggiunto.

Bp aveva inizialmente previsto di effettuare prove per 48 ore dopo essere riuscita ad arginare la fuoriuscita chiudendo i “tappi” di un “imbuto” collocato sul pozzo. La possibilità che, imprigionato nel pozzo otturato da un gigantesco imbuto, il petrolio compresso finisca per creare falle e spargersi ancora nell’Oceano rappresentano la principale preoccupazione delle autorità e degli ingegneri di Bp. Se i test continueranno a dare esiti positivi, il pozzo potrà restare chiuso finchè qualunque rischio di fuga sia definitivamente eliminato, iniettando calcestruzzo attraverso un pozzo di emergenza. Un’operazione che potrebbe essere ultimata a inizio agosto e che l’ammiraglio Allen ha ricordato dovrebbe essere “l’ultima tappa per arrestare una volta per tutte la fuga di petrolio di Bp”. A conclusione del processo, Bp stima di potere riuscire a pompare fino a 80mila barili al giorno, ossia più del volume quotidiano stimato della fuga.

L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ritiene che ci siano ora tra i 2,3 e i 4,5 milioni di barili di greggio in mare. A testimonianza delle difficoltà ad arginare i problemi causati dalla marea nera, un’enorme nave-cisterna taiwanese che doveva permettere di recuperare grandi quantità di petrolio sulla superficie dell’acqua è stata rispedita indietro in mancanza di risultati apprezzabili. A seguito del naufragio il 22 aprile della piattaforma di BP Deepwater Horizon, la marea nera ha creato gravi ripercussioni sulla vita di tutti gli abitanti delle zone colpite (Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida), che vivono di pesca e di turismo. La marea nera è già costata a Bp 3,5 miliardi di dollari e le richieste risarcimenti al gruppo petrolifero potrebbero ammontare a una cifra dieci volte superiore