Home » Redazione Ecquo » Apertura, Mare »

La Bp trivellerà nel Mediterraneo: a 500 chilometri dalle coste siciliane

24 luglio 2010 0 commenti

E’ tutto vero. La British Petroleum – responsabile del disastro ecologico che ha devastato le acque del Golfo del Messico – comincera’ presto nuove perforazioni, stavolta nel cuore del Mediterraneo, e piu’ precisamente nel Golfo libico della Sirte, a poco piu’ di 500 chilometri dalle coste siciliane. La notizia, anticipata dal Financial Times, e’ stata confermata in giornata da un portavoce della compagnia britannica.

Le concessioni della Bp in Libia

Le concessioni della Bp in Libia

”Entro le prossime settimane”, ha fatto sapere David Nicholas, la Bp dara’ il via alla prima delle cinque trivellazioni previste da un accordo da 900 milioni di dollari stipulato nel 2007 con la Libia di Muammar Gheddafi e sbloccato di recente. Passando cosi’ all’incasso, e’ la lettura di qualche analista, dopo il pressing esercitato l’anno scorso sulle autorita’ britanniche per la liberazione di Abdelbaset al-Megrahi, il libico condannato per la strage di Lockerbie del 1988 in cui morirono 259 persone, in gran parte americani. Proprio sulla vicenda della liberazione di al-Meghrai, non a caso, sta indagando la commissione Esteri del Senato americano, che ha convocato per il prossimo 29 luglio l’amministratore delegato della Bp Tony Hayward per far luce sulla questione. Al largo delle coste libiche, comunque, le perforazioni avranno luogo ad una profondita’ di circa 5.700 piedi (1.700 metri), 200 metri piu’ giu’ rispetto a quelle della Deepwater Horizon, la piattaforma situata al largo della Louisiana la cui esplosione lo scorso 20 aprile ha scatenato la gigantesca marea nera che inquina il Golfo del Messico e l’ondata di polemiche che ha investito la compagnia britannica.

E’ necessaria una immediata moratoria alle trivellazioni, onde evitare che anche il Mediterraneo possa rischiare un disastro ambientale come quello del Golfo del Messico” attacca il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che aggiunge: ”Il governo italiano chieda immediatamente a quello libico di fermare le trivellazioni che la Bp (la stessa compagnia responsabile del disastro in Lousiana) intende avviare a largo della Libia: se accadesse un incidente come quello degli Stati Uniti nel bacino mediterraneo le conseguenze sarebbero enormemente pi— gravi”. La macchia petrolifera del Golfo del Messico, secondo i dati dell’Agenzia federale statunitense per gli oceani e l’atmosfera, la Noaa, grande come il Centro Italia e ”una tale perdita di petrolio sancirebbe la morte definitiva del Mediterrane. Il Golfo del Messico, infatti, ha un ricambio d’acqua che è prodotto dalla potente Corrente del Golfo, mentre nel Mediterraneo il ricambio delle acque verso l’Oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra impiega 150 anni”.

Una piattaforma petrolifera nel Mar Libico

Una piattaforma petrolifera nel Mar Libico


Anche i politici siciliani si allarmano. E’ il caso del presidente della Commissione Ambiente del Senato italiano Antonio D’Ali’ che si dice ”preoccupatissimo” per i piani della compagnia britannica. ”Il problema – afferma il senatore siciliano – non e’ la Bp o la Libia. Il fatto e’ che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando gia’ di uno dei mari piu’ inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili”.

Ogni anno il ‘Mare Nostrum’ e’ attraversato da circa un milione di tonnellate di petrolio e, secondo alcune stime, centinaia di migliaia di tonnellate gia’ vengono involontariamente disperse in mare da petroliere, raffinerie e oleodotti vari, con effetti devastanti su balene, delfini e su tutta la fauna marina. Ma la Bp mette le mani avanti, e ha gia’ fatto sapere che “nella remota eventualita’ di un nuovo disastro, ha gia’ in cantiere ‘dettagliati piani d’emergenza”.
E ci mancherebbe pure il contrario.