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Negoziati sul clima, il taglio delle emissioni deve diventare “politicamente irreversibile”

3 agosto 2010 0 commenti

 

il vecchio

Un segnale forte arriva dai negoziati sul clima di Bonne a lanciarlo è il nuovo segretario esecutivo della Unfccc (Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici), Christiana Figueres: “Azioni più rigorose per ridurre le emissioni non possono essere più rinviate e i paesi industrializzati devono assumere il ruolo guida”.

La road map è stata tracciata durante l’ultima conferenza sul clima a Copenaghen, ora bisogna rispettarla. Solo così si potrà contenere il riscaldamento della Terra entro i due gradi centigradi. E i paesi industrializzati sembrano andare proprio in questa direzione, impegnandosi a ridurre le emissioni entro il 2020.

“Quest’anno – ha detto la Figueres – i governi hanno la responsabilità di compiere il prossimo passo essenziale nella battaglia contro i cambiamenti climatici”. Come dipenderà da loro, ma il taglio delle emissioni rimane un obiettivo “politicamente possibile” e deve diventare “politicamente irreversibile” a Cancun, quando si terrà la prossima conferenza sul clima.

Gli Usa sono della partita e, nonostante i numerosi ostacoli interni, questa volta sono decisi a fare sul serio. Il governo statunitense ha assicurato di voler rispettare l’impegno assunto per la riduzione delle emsssioni del 17% (rispetto ai livelli del 2005) nell’arco dei prossimi 10 anni, nonostante il tentativo di far passare una legge ad hoc al Congresso sia al momento fallito.

Jonathan Pershing, rappresentante statunitense presso la Conferenza internazionale sul Clima in corso a Bonn, ha assicurato i negoziatori che l’Amministrazione Obama non ha intenzione di fare marcia indietro, e che se anche una legge rimane il metodo preferito per mettere sotto contro le emissioni Washington utilizzerà “tutti gli strumenti disponibili” per raggiungere l’obiettivo.

Da Bonn arriva anche la richiesta per rinnovare l’impegno nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Lo scorso anno sono stati promessi 30 miliardi di dollari nel 2012, ma l’obiettivo è  trovare 100 miliardi di dollari l’anno, entro il 2020. “I paesi in via di sviluppo – ha sottolineato la Figueres – vedono la consegna di questi fondi come un segnale’’. Un segnale che non va tradito.